sabato 28 settembre 2019

STADIO, MILANO PROVA IL SORPASSO



La presentazione, il 26 settembre, al Politecnico di Milano, dei due progetti rimasti - già questa è un po’ un’anomalia - per realizzare il nuovo Stadio di Milan e Inter che dovrebbe prendere il posto del Meazza/San Siro, ricorda da vicinissimo quella del 26 marzo 2014, di James Pallotta e Dan Meis: c’erano le vecchie glorie giallorosse (Falcao e Pruzzo su tutti) e c’erano le vecchie glorie delle milanesi (Franco Baresi per il Milan e Riccardo Ferri per l’Inter). C’erano i video, i rendering, lo champagne e le stelle filanti. E tutto era bello e roseo il futuro, ieri a Milano, nel 2014 a Roma.

Messe da parte le trombette di carta e i cotillon, andiamo ad esaminare più nel dettaglio la situazione.


MILANO, PROGETTO AVVENIRISTICO
Architettonicamente parlando, quello di Milano sarà comunque un progetto avveniristico. Al momento, in lizza ci sono due ipotesi: la prima, “gli anelli” dello studio Manica/Sportium.
Il progetto Manica/Sportium
La seconda, la “cattedrale” di Populus. Entrambi appaiono intriganti architettonicamente: “anelli” simboleggia le due milanesi come due anelli che si intersecano fra loro. La  “cattedrale” richiama visivamente le guglie del Duomo. 
Il progetto Populus

Tecnicamente, entrambi i progetti prevedono l’utilizzo delle più avanzate tecnologie costruttive in termini di ecocompatibilità (efficienza energetica, risparmio idrico, certificazione ambientale LEED, inquinamento acustico). 

DATI DI BASE:

Superficie: 165.000 metri quadri
Aree di servizio, punti vendita, locali tecnici, parcheggi: 127.000 metri quadri
Lo stadio poggerà su una piastra sopraelevata di 2 metri rispetto al livello 0
Gli spalti saranno su due anelli che raggiungeranno l’altezza massima fuori terra di circa 30 metri
Posti previsti: fra 55mila e 65mila
Posti premium: 12.500
Due i settori ospiti
Accessibilità per disabili 
Il campo sarà 7 metri sotto il livello 0 (piano campagna)
Le misure del campo saranno le stesse del Meazza (105x68)
Terreno ibrido: artificiale e naturale insieme
Previsto un business park con funzioni di uffici, terziario, alberghiero e congressuale; e un’area commerciale. Nelle successive fasi del progetto sarà precisata l’articolazione delle funzioni.
Prevista la creazione di aree verdi (parco diffuso) e pedonali per un totale di 89.024 metri quadri.
Costo dello Stadio: 650 min €
Costo totale dell’intervento: 1,2 mld €
Valore opere pubbliche di urbanizzazione primaria: 81 min € (6,75% dell’intero intervento)
Tempi di realizzazione: 3 anni


RAFFRONTO CON LA RISTRUTTURAZIONE DEL MEAZZA/SAN SIRO
I proponenti hanno presentato un’analisi di raffronto fra la creazione di un nuovo impianto e la ristrutturazione del Meazza.

IL MEAZZA OGGI

Posti: 78.000

Posti premium: 3.800
Altezza fuori terra: 68 metri
Accessibilità ai disabili: limitata (non accessibile il secondo anello)
Impatto ambientale: 2000 tonnellate di CO2 (non specificato in quanto tempo)

IL MEAZZA RISTRUTTURATO
Posti: 58.000 (49.000 durante i lavori)
Posti premium: 6.500
Altezza fuori terra: 68 metri
Accessibilità ai disabili: sostanzialmente invariata
Impatto ambientale: ridotto ma non azzerato
Durata dei lavori: 5-6 anni
Costo stimato dei lavori di ristrutturazione: 510 min €
Mancati introiti stimati: 115 min €


L’ITER
Stando alle carte consegnate alla stampa, Milan e Inter - esattamente come la Roma - hanno deciso di avvalersi della cosiddetta “legge Stadi”, vale a dire quei due commi della legge finanziaria dell’anno 2014 (legge 147/2013, commi 304 e 305) e le successive modificazioni introdotte dalla manovra correttiva del 2017 (legge 96/2017, articolo 62).
Nello specifico, le modifiche intervenute nel 2017 sono servite per correggere gli errori della 147 che proprio il progetto di Tor di Valle ha portato alla luce. 

L’ITER - NUOVE NORME RISPETTO AL 2014
Sinteticamente, nel 2014 la norma prevedeva che lo Studio di Fattibilità da presentare al Comune fosse leggero, poco approfondito: niente calcoli economici reali ma una sostenibilità economico-finanziaria di massima e, in fase approvativa, c’era il buco sulle modalità di approvazione della eventuale variante urbanistica.
Le modifiche del 2017 hanno riguardato innanzi tutto lo Studio di Fattibilità: ora deve essere completo di un vero piano economico finanziario che si basi su dati reali (computo metrico estimativo ovvero i costi specifici di ogni singola opera prevista) e non su ipotesi di lavoro. Inoltre, disciplina la variante urbanistica stabilendo che essa è costituita dal verbale finale della Conferenza di Servizi decisoria. Nel caso di Milano, poi, la nuova disciplina prevede anche  procedure specifiche nel caso di impianti costruiti su aree pubbliche (come a San Siro) con demolizione e ricostruzione degli impianti preesistenti (esattamente il caso di Milan e Inter).   
Questa premessa, serve per chiarire come mai fra la Roma 2014 e Milan e Inter 2019 vi siano alcune differenze nell’iter e nei tempi.

L’ITER PREVISTO DA MILAN E INTER
Milan e Inter - pur non avendo ancora scelto la”veste grafica”del progetto Stadio vero e proprio - hanno depositato a Palazzo Marino lo scorso 10 luglio la loro versione dello Studio di Fattibilità del progetto. 



Stando alla nota stampa diffusa, le due società prevedono “entro 90 giorni" (dalla data di consegna, quindi entro l’8 ottobre prossimo) che il Comune debba esprimersi “nel merito” della “dichiarazione provvisoria di pubblico interesse”. Poi, “entro 120 giorni una Conferenza dei Servizi decisoria si pronuncia sul Progetto Definitivo. In caso di esito positivo, l’Amministrazione ne dichiara la pubblica utilità che costituisce anche variante allo strumento urbanistico”. Infine, “se riconosciuto il valore della proposta per la collettività, i Club predispongono un progetto definitivo completo in tutti i suoi aspetti architettonici e comprensivo delle eventuali integrazioni e modifiche richieste dall’Amministrazione”.


GLI ERRORI DELL’ITER ANNUNCIATO
Alla romana: non c’hanno capito nulla. 
L’intera timeline presentata dalle milanesi è totalmente sbagliata. A parte l’errore che salta all’occhio immediatamente: quel “progetto definitivo” già approvato al punto 3 ma poi redatto al punto 4, ecco l’elenco degli errori.

1) Non esiste alcuna dichiarazione “provvisoria” di pubblico interesse. Il Comune, entro 90 giorni, deve dichiarare l’ammissibilità del progetto, deve, cioè, verificare che esso contenga tutti pezzi di carta che la legge prescrive (l’elenco si può trovare al comma 23 del Decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, il cosiddetto “Codice dei contratti pubblici”. Una situazione analoga la Roma l’ha vissuta due volte: nel giugno 2015 quando venne presentata una prima bozza del progetto definitivo che Comune e Regione respinsero perché non conforme alla legge (mancavano, ad esempio, i sondaggi geologici) e ancora nell’agosto 2016 quando, invece, il progetto venne trovato conforme e portato alla Conferenza di Servizi decisoria. Nel caso delle milanesi, quindi, Palazzo Marino dovrà solo fare un controllo della lista dei documenti, senza entrare nel merito degli stessi.


2) Entro 120 giorni non deve avvenire nulla. Una volta che il Comune di Milano abbia dichiarato l’ammissibilità del progetto in quanto formalmente completo in ogni sua parte, i soggetti proponenti dovranno chiedere al Comune di indire una Conferenza di servizi preliminare. Quella che a Roma venne fatta nell’estate del 2014. È la Conferenza che ha 90 giorni di tempo per decidere fondamentalmente due cose: se sul progetto gravano motivi ostativi insuperabili (esempio: voglio abbattere il Castello Sforzesco o il Colosseo per farci lo Stadio, chiaramente non si può fare) oppure, se non esistono questi motivi per il “no”, se e quali sono le condizioni alle quali gli uffici pubblico assentiranno al progetto definitivo. Per la Roma significa lunga trattativa estiva di Marino e Caudo con Pallotta su metro, ponti, strade, e via dicendo. 

3) Se la Conferenza di Servizi preliminare darà l’ok al progetto (con o senza prescrizioni) a quel punto il Comune - il Consiglio comunale perché per legge nazionale l’urbanistica è materia di Consiglio comunale, quindi non è il sindaco Sala che fa una grazia a sentire i suoi consiglieri ma adempie a una previsione di legge - dovrà prima approvare una delibera di Giunta comunale sul pubblico interesse all'opera e poi votarla in Consiglio comunale. Per la Roma, fu la delibera del dicembre 2014, la 132.

4) Una volta completati questi passaggi - per la Roma iniziarono il 29 maggio 2014 e si conclusero il 22 dicembre 2014 - allora i proponenti dovranno redigere il progetto definitivo vero e proprio. A differenza in positivo rispetto a quello della Roma, ci sarà il fatto che avendo dovuto presentare uno studio di fattibilità a un livello di dettaglio pari a un vero e proprio preliminare, i definitivo potrebbe richiedere tempi di preparazione inferiori (la Roma lo presentò effettivamente il 31 maggio 2016, 1 anno, 5 mesi e 10 giorni dopo il via libera del Consiglio comunale) e riservare sorprese minori nel prosieguo dell’iter.

5) Depositato il definitivo, il Comune dovrà nuovamente vagliarne la rispondenza alle norme e, una vota trovatolo conforme, occorrerà convocare la Conferenza di Servizi decisoria.

6) Se il progetto delle milanesi prevede una variante urbanistica (cosa probabile vista la necessità di costruire un paio di grattacieli) la Conferenza sarà gestita dalla Regione Lombardia e durerà 180 giorni. Se, invece, non serve la variante, la Conferenza decisoria sarà di competenza comunale e durerà 120 giorni.

7) Al termine di questa Conferenza, se sarà stato dato l’ok, con o senza prescrizioni, occorrerà portare al voto in Consiglio comunale la variante (se c’è) e/o la convenzione urbanistica (il contratto col Comune). Che è il punto dove si trova ora la Roma.

8) Votati i testi in Consiglio comunale, si potrà procedere con l’ultimo step amministrativo, sostanzialmente le firme dei contratti e iniziare i lavori, con gara europea se opere di pubblico interesse sopra la soglia che rende le gare obbligatorie, o direttamente in caso di opere private o pubbliche ma sotto soglia.



MILANO SU ROMA: UN SORPASSO POSSIBILE?
Possibile, sì. Facile, no. 
La Roma, di fatto, su Milan e Inter parte con un quinquennio di vantaggio. I giallorossi hanno già perso almeno un biennio grazie ai tentennamenti della Raggi e dei suoi. E, come è noto, a Milano sono decisamente più rapidi nel prendere decisioni, non hanno paura del futuro, non vivono ancorati al passato, anche quello ingessato (la storia del tentativo di vincolare i ruderi delle tribune di Tor di Valle è emblematica). 
Al momento - il sindaco Sala e il leader leghista Salvini hanno espresso dubbi sull’abbattimento di San Siro - manca quello sciame molesto di pseudo associazioni dei consumatori, pseudo associazioni di tutela ambientale, architettonica, batracologiche, tavolate di urbanisti di terza fila, grulli arricciati, pifferai magici e sedicenti maestri del pensiero estetico, radiolari che vorrebbero essere prezzolati e non essendolo spalano quotidianamente idiozie, e poteri economico-informativi contro. 
Non disperiamo che, almeno alcuni di questi soggetti non perdano occasione per cercare quei 15 minuti di visibilità mediatica che così spesso hanno ottenuto sproloquiando su fantomatici rischi idrogeologici, biondo Tevere da preservare nell’immondizia di oggi e così via.
A parte questa amara considerazione sulla miopia di certi improbabili soggetti, il vero nodo sul sorpasso è Milano da una parte e i 5Stelle dall’altra. 
Il rischio concreto è che, nonostante l’enorme divario temporale fra il progetto giallorosso e quello di Milan e Inter, Milano riesca a far prima di Roma: la miopia politica, l’incapacità amministrativa conclamata e le preclusioni ideologiche dei 5Stelle sono già costate alla Roma un biennio di melina e di chiacchiere inconcludenti. E non è ancora dato di sapere se questa melina è finita. 
Gli stessi 5Stelle che hanno rinunciato a candidare Roma (e Torino) alle Olimpiadi hanno aperto la strada alla vittoria di Milano per quelle invernali. Gli stessi 5Stelle che non hanno saputo lottare per impedire l’addio di grandi aziende a Roma per andare a Milano, Sky su tutte. Con la loro “decrescita felice” e i balbettii di governo, i grillini in tre anni hanno piegato la città su se stessa, chiudendola in una morsa asfissiante. Lo Stadio della Roma, per Virginia Raggi e i suoi, è l’ultima spiaggia fra essere solo un quinquennio di mediocre iattura o un lustro di tragedia vera e propria. E, forse, la paura del sorpasso che comporterebbe una figuraccia tale da diventare il paradigma futuro su cui misurare l'incompetenza, potrebbe contribuire a spingere i pentastellati romani finalmente a decidere qualcosa nella fin qui altrimenti inutile vita politico-amministrativa


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