Soldi e poteri: la partita su Roma è politica e vede nelle ultime ore il sindaco di Roma, Virginia Raggi, puntare i piedi. "Io sto facendo un lavoro molto puntuale sui poteri speciali di Roma Capitale”, dice la Raggi che aggiunge: “Credo che Roma Capitale debba dialogare direttamente con il premier e con i ministri. Quindi, non vedo assolutamente nessun tipo di sottosegretario, a meno che non vogliate considerare e nominare il sindaco della Capitale come sottosegretario. È necessario che la Capitale venga trattata da Capitale come accade in tutte le altre nazioni del Mondo. Non trovo che questa sia una soluzione praticabile”.
Una bella giravolta da chi, in audizione in Regione, rifiutò i poteri. Il problema viaggia su due binari paralleli: il sistema di governo della città, oggi uguale a quelle di qualunque altro Comune italiano ma oggetto di tentativi di riforme da oltre un decennio. E, in seconda battuta, i soldi: Roma sostiene spese per il suo ruolo di Capitale che in altre Nazioni vengono supportate dallo Stato centrale con fondi specifici (e consistenti). Per noi, invece, si deve far fronte con il magro bilancio ordinario.
E Roma si inserisce anche nella questione Ministri e sottosegretari. La delega è nelle mani di Francesco Boccia, Pd, ministro per gli Affari regionali. E i Dem hanno avanzato la proposta di creare un sottosegretario ad hoc per gestire questa riforma.
La Raggi, però, di questa ipotesi non vuol sentire parlare. Anche perché il Sindaco può ascrivere a sé un rapporto molto diretto con il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Non solo perché nel discorso sulla fiducia, Conte ha rimarcato il ruolo di Roma e la necessità di riformare la governance capitolina (“dovrà essere profondamene riformata, perché sia più aderente al ruolo che la città riveste, anche in quanto sede delle massime istituzioni della Repubblica”). Ma anche perché Conte fu professore a uno degli esami sostenuti dalla Raggi per la laurea in Giurisprudenza. Che, forse, conta poco ma è sempre meglio del rapporto con Boccia.
Il Sindaco, quindi, rilancia. Già chiesto l’appuntamento al Premier, mentre dal Ministero dell’Economia sembra pronta una maggiore disponibilità a sostenere le richieste economiche della Capitale, visto che ora, al Governo, manca il partner nordista.
Altro passaggio fondamentale: dopo le resistente iniziali dei 5Stelle, ora l’arco delle forze politiche sembra compatto nel voler procedere a una riforma dello status di Roma. “Lo stato di crisi in cui versano le grandi città e, particolarmente, le loro periferie, non necessitano solo di investimenti ma anche di strumenti legislativi e operativi. È giunto il momento di presidiare questa competenza, unitamente a quella di Roma capitale: status giuridico, stato dei decreti attuativi pregressi, risorse, beni e funzioni nazionale e internazionale”, afferma il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli (FdI). Gli fa eco Stefano Fassina (Leu): “Su Roma Capitale vi è un fronte trasversale”.
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