martedì 9 luglio 2019

LA RAGGI: RIFIUTI ALL'ESTERO. MA SARÀ UN SALASSO


È uno dei grandi ritornelli della politica romana quando parla di rifiuti: abbiamo la tassa più alta d’Italia e il servizio peggiore. Il rischio - se dovesse concretizzarsi l’idea di stringere nuovi accordi con l’estero per portare i rifiuti romani come la Raggi ha ammesso ieri (“lavoro per trovare dei siti di destinazione all’estero”) - è che stavolta la tassa sui rifiuti possa davvero aumentare. 
Perché una cosa va ricordata: nonostante i costi di gestione del ciclo dei rifiuti stiano costantemente aumentando grazie alla incapacità delle Amministrazioni Comunali di Roma di dotarsi dell’impiantistica necessaria all’autosufficienza, da molto tempo la tariffa è bloccata. Il che potrebbe apparire quasi un mistero, visto che si tratta di una tassa per un servizio e che, quindi, di norma, aumentando i costi questi si dovrebbero scaricare in automatico sulle tasche dei romani. 
Forse questo non accade perché Ama sta risparmiando un po’ su tutto: le gare vanno deserte e in cassa restano 227 milioni di euro non spesi. I mezzi sono fermi per il 42%, quindi meno ricambi, meno manutenzione e anche meno gasolio. Il TMB Salario è svampato a dicembre scorso e quei costi di gestione e lavorazione sono spariti. 
Tuttavia, se da una parte trovare nuove destinazioni di smaltimento potrebbe svincolare la città della crisi cicliche dovute a rotture, manutenzioni o altro dei diversi impianti che fagocitano la nostra immondizia, dall’altra non è certo qualcosa che si fa gratis.
Il conto non è troppo complicato. Le tariffe prevedono un costo di 190 euro a tonnellata per il rifiuto indifferenziato secco; 200 euro a tonnellata per l’indifferenziato umido e, infine, un costo oscillante fra i 140 e i 180 euro a tonnellata per il combustibile da rifiuto. L’oscillazione, in questo caso, è legata alla qualità del combustibile prodotto dal ciclo dei rifiuti. 
Cosa che, però, al momento per Roma non è certo un problema da valutare visto che abbiamo prima di tutto il problema di tirar su l’indifferenziato da terra. 
Le potenziali destinazioni cui il Campidoglio starebbe lavorando sono la Svezia e la Bulgaria, non esattamente due Paesi dietro l’angolo. 
Al momento, secondo i primi dati, pare che l’Ordinanza Zingaretti stia funzionando. “La collaborazione tra le istituzioni sta producendo i suoi effetti. Solo nella giornata di oggi, secondo le previsioni, saranno conferite agli impianti di Roma e della Regione in totale circa 1400 tonnellate di rifiuti che rappresentano oltre la metà del fabbisogno settimanale dei quantitativi extra pari a 2000 tonnellate”, ha detto l’assessore regionale ai Rifiuti, Massimiliano Valeriani. In sostanza, rispetto al prospetto Ama di produzione 18.100 tonnellate settimanali di rifiuti tal quale la Regione ha messo a disposizione "spazi" di trattamento per 19.500 tonnellate. Questo consentirà all'azienda di fare fronte all'ordinaria produzione di rifiuti e in più di recuperare l'immondizia non raccolta nelle scorse settimane. 
Tutto questo, però, è solo temporaneo: è il sistema che si riequilibra con un intervento, l’Ordinanza, che di fatto va in deroga a molte normative ambientali consentendo, però, di pulire la città e smaltire il caos accumulato. 
Resta il problema del futuro: finita l’emergenza, sarà necessario trovare la via d’uscita per non ricadere di nuovo nel caos. Se l'Amministrazione capitolina si ostina a rimanere ancorata a una visione utopistica che vede il rifiuto evaporare per magia, a breve il problema riesploderà. Visto che sul versante impianti i grillini non vogliono sentirci, ci si appresta a spedire ancor di più all’estero il tutto: da 21mila tonnellate annue di rifiuto trattato, come stimato dalla Regione, potrebbero aggiungersi le 50mila tonnellate di indifferenziata che già vengono spedite in Austria in barba alle stringenti normative europee che vietano di trasferire l'immondizia così com'è da un Paese all'altro.
Cifre che vanno moltiplicate per 200 euro a tonnellata, chiaramente.  

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