mercoledì 12 giugno 2019

"PIANO SANPIETRINI", ACCORDO CON LE BELLE ARTI MA ZERO APPALTI

Si può scegliere se guardare il bicchiere di Virginia Raggi mezzo pieno o mezzo vuoto. Parliamo di sanpietrini, volto storico della pavimentazione romana, nati nella metà del 500 e croce senza delizia di tacchi 12 e motociclisti. Ieri, il sindaco di Roma, Virginia Raggi, ha presentato alla stampa il pomposamente battezzato “piano sanpietrini”. Si tratterà di una delibera, frutto di un lavoro di concerto con la sovrintendenza capitolina e con la soprintendenza di Stato, che regolerà l’intero “mondo sanpietrino”: dove va rimesso, dove va tolto, dove va riparato. 

Bicchiere mezzo pieno: il lavoro sinergico con i signori del no, le soprintendenze, è una novità importante. Prima della Raggi, a rimettere a posto i sanpietrini ci avevano provato Veltroni (piazza Venezia), Alemanno (Fori Imperiali, via Nazionale e via IV Novembre più alcune parti del tridente come San Lorenzo in Lucina) e Marino (il resto del Tridente). Ma nessuno aveva chiuso un accordo preventivo con le belle arti che, com’è noto, non sono esattamente nel campo dei sostenitori dei cambiamenti. Onore al merito, dunque, alla Raggi per essere riuscita a trovare la quadra su un tema così spinoso. 

Bicchiere mezzo vuoto: non c’è un baiocco per un appalto. La Raggi in conferenza stampa ha fornito, al massimo, una visione del futuro: via i “serci” da viale Aventino, via Marsala e via Giolitti a Termini, via Nazionale e via IV Novembre. Reinstallazione a via del Corso e via Condotti in vista della pedonalizzazione totale, togliendo anche i marciapiedi, a quel punto inutili. In totale, se questo progetto sopravviverà al prossimo sindaco e ai prossimi Soprintendenti, i sanpietrini saranno tolti da 68 strade e rimessi in 113 fra nuove installazioni e ristrutturazioni dell’esistente. 
Ma sono tutte opere a venire. In un futuro lontano. Perché l’unico appalto in vigore va rifatto: è quello di via IV Novembre, pagato con fondi del Giubileo della Misericordia di Papa Francesco, ma che va riscritto per la rimozione totale dei “serci”. Per tutti gli altri, vanno trovati ancora i soldi. Ipotesi di lavoro minima: quindici milioni di euro l’anno, ha spiegato il vicedirettore del Campidoglio, l’ingegner Botta che è anche direttore del Dipartimento Lavori pubblici. 
La promessa della Raggi è iniziare con un po’ di soldi a luglio, nell’assestamento di bilancio, con cui pagare almeno via Nazionale. Ma, ammesso che i fondi si trovino, nessun progetto è a livello esecutivo e, ovviamente, non ci sono gare d’appalto all’orizzonte. Tutta roba buona per il successore della Raggi, sempre che non cambi idea su quali strade fare e quali no. Insomma, per la Raggi, più che di buone intenzioni, la strada per l’inferno è lastricata di sanpietrini. 

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