giovedì 27 giugno 2019

MAXI SEQUESTRO AL CAPO ULTRÀ DEL MILAN


Un milione di euro: a tanto sommano i beni sequestrati dalla polizia a Luca Lucci, capo ultrà del Milan. A maggio dello scorso anno, nell'ambito dell'inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Laura Pedio e dal sostituto Andrea Fraioli su due gruppi paralleli di trafficanti, Lucci, 38enne, era stato arrestato insieme al responsabile degli steward volontari dell’Inter, Massimo Mandelli, e ad altre 20 persone.
Già nel primo blitz, la Procura riteneva che la sede dell’associazione “Clan 1899” in via Sacco E Vanzetti fosse non solo il luogo di riunione dei tifosi milanisti ma anche una sede di spaccio di droga. In quell’occasione venne intercettato un tir che trasportava 250 kg fra hashish e marijuana proveniente dall’Albania. Da sottolineare come non vennero documentate attività di spaccio all’interno dello Stadio.
Per la prima volta in Lombardia viene applicata una misura di sequestro preventivo di beni a un esponente delle tifoserie organizzate. 
Secondo gli inquirenti Lucci, soprannominato “Toro”, va considerato come un soggetto pericoloso, una “persona potenzialmente capace di piazzare grossi carichi di stupefacenti tra i frequentatori dello stadio grazie al ruolo carismatico di leader della curva Sud milanista” e “alla collaborazione con soggetti di elevato spessore criminale”. 
Il provvedimento è stato preso dalla sezione Misure di prevenzione del tribunale di Milano, presieduta da Fabio Roia, ed è stato eseguito dalla Divisione anticrimine della questura di Milano: i beni sequestrati sono un’Audi Q5 pagata 36mila euro, un appartamento a Scanzorosciate (Bergamo), comprato nel 2017 con un mutuo cointestato alla moglie di 200mila euro, e la sede del “Clan”, ufficialmente un locale senza fini di lucro ma, secondo gli investigatori, “una base operativa per riunioni attinenti il traffico di stupefacenti e per ritiri o consegne di droga anche in contesti di criminalità organizzata”.
Dopo l’arresto del 2018, Lucci era tornato in libertà ma nel provvedimento di sequestro di ieri gli inquirenti ricostruiscono il curriculum criminale del capo ultrà il quale ha costruito molto della sua credibilità grazie a scontri allo stadio e amicizie pericolose. Si parte dal 2006 quando, per gli inquirenti, Lucci consegna un’auto “pulita” usata per un omicidio. Due anni dopo è la Squadra Mobile di Milano che accende i riflettori su Lucci durante un’indagine su Giancarlo Lombardi, detto Sandokan, predecessore di Lucci come capo della curva. A febbraio 2009, durante un derby, Lucci colpisce con un pugno in viso Virgilio Motta, capo del gruppo interista Banda Bagaj. Nella rissa, Motta perde un occhio. Il tribunale condannerà Lucci e altri a pagare 140mila euro di risarcimento che, però, non saranno mai versati cosa che porterà Motta a uno stato depressivo fino al suicidio, tre anni dopo la rissa.
Che le curve degli stadi d’Italia siano spesso luoghi non esattamente ameni non è una scoperta. Già in passato si sono verificati altri episodi un po’ in tutta Italia: dal caso Juventus e curve con l’arresto per droga di Andrea Puntorno, capo ultrà bianconero e leader dei “Bravi ragazzi”. Più indietro nel tempo, il caso di “Diabolik”, al secolo Fabrizio Piscitelli, uno dei capi degli “Irriducibili” della Lazio e quello di Massimiliano Amato, capo dei Fedayn del Napoli, non ci sono solo scontri e tafferugli “calcistici” nelle fedine penali. 

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