martedì 4 giugno 2019

ECCO QUANTO "COSTA" AD ATAC LA CHIUSURA DI REPUBBLICA

Novantuno mila biglietti timbrati in meno ogni mese: questo è quanto Atac perde a causa della chiusura della fermata Repubblica della linea A della metropolitana.
Il dato emerge dall’analisi delle timbrature mensili effettuate - fonte Atac, su base mensile, da gennaio 2018 a marzo 2019 - nelle stazioni metro di Termini, Repubblica e Barberini.

In sintesi: ogni mese fino alla sua chiusura, avvenuta il 23 ottobre 2018 a causa del grave incidente che ha visto vittime i tifosi russi del Cska Mosca feriti dal crollo di una scala mobile, ai tornelli di Repubblica si timbravano 318mila 556 biglietti al mese, poco più di 10mila al giorno.
Nello stesso periodo, la media di Termini era di 1milione e 153mila timbrature mensili e a Barberini si superavano le 526mila ogni mese.

Analizzando la variazione successiva alla chiusura di Repubblica dei dati di Termini e Barberini - lo ricordiamo: le due stazioni prima e dopo Repubblica - si scopre che questa variazione, che c’è, è inferiore del 29% a quanto faceva da sola Repubblica stessa. 
In termini numerici, chiusa Repubblica, a Termini si è registrata una media di 235mila biglietti timbrati in più al mese e a Barberini una diminuzione media mensile di 7.700 timbrature, con un saldo negativo di 91mila biglietti timbrati pari a un meno 28,63%.



Non si può, ovviamente, tradurre questa diminuzione in una perdita economica: pur essendo Repubblica una fermata molto turistica per via del gran numero di alberghi, grandi e piccoli nella zona, e quindi con una fruizione di utenza più casuale di altre fermate, non è possibile convertire la diminuzione delle timbrature in un calo di incassi, visto che l’utenza potrebbe essersi spostata sugli autobus. 
Anche perché, l’Azienda ci tiene a presentare i conticini in attivo e sostiene che “il  calo delle validazioni nelle stazioni considerate nel primo trimestre 2019 sul primo trimestre 2018 è stato più che compensato dall'aumento di validazioni sull'intera linea. Nei primi tre mesi del 2019, infatti, su tutta la linea A, le validazioni sono aumentate di oltre il 5% rispetto allo stesso periodo del 2018. A ciò si aggiunga che si è registrato un aumento delle vendite dei biglietti, sempre nel primo trimestre 2019 del 4,9 rispetto al primo trimestre 2018%”.

Al netto del fatto che Atac limita l’analisi al solo primo trimestre e che i conti si fanno a fine anno - ancora in attesa del bilancio 2018 - il nodo qui non è quello economico ma quello di rendere misurabile un disservizio all’utenza. Perché, alla fine, il nodo per Atac non è tanto e solo quello di far soldi quanto quello di trasportare romani e turisti, lavoratori e studenti, in giro per la città. 
L’analisi dei dati, poi, evidenzia anche come si sia modificato il comportamento dell’utenza al perdurare della crisi dovuta alla chiusura di Repubblica. 

Nel primo mese, novembre 2018, infatti, il saldo di Termini e Barberini è in attivo: 250mila timbrature in più nella prima e 93mila in più nella seconda stazione, portano il totale generale dei biglietti obliterati nei tornelli a +343mila, con un saldo positivo, quindi, di quasi 25mila biglietti timbrati in più (+7,8%) rispetto ai 318mila che Repubblica faceva in media da sola.
La pazienza, però, è durata solo un mese. A dicembre, si va in rosso: la copertura offerta da Termini e Barberini sfiora appena i 160mila biglietti timbrati contro i 318mila che Repubblica faceva da sola, quindi con un -158mila pari a un -50%. A gennaio, il calo è più contenuto ma sempre consistente: il saldo è -114mila tibrature, cioè -35%. A Febbraio, si sprofonda ancor di più con la peggiore performance registrata: -171mila biglietti in meno, pari a -53%. A marzo, invece, complice la stagione che registra sempre un aumento dell’uso della metro, il calo si arresta a soli -36mila biglietti (393mila a Termini e -111mila a Barberini) con un meno 11%.


Va, inoltre, evidenziato come per Barberini abbia giocato un ruolo non piccolo il lungo apri e chiudi della stazione che si è registrato nel periodo delle feste natalizie: al mattino aperta, nel pomeriggio chiudeva, magari apriva solo alla discesa dei passeggeri e quindi non era accessibile in entrata, e così via. Un balletto registrato il 7 e 8 dicembre, poi una chiusura totale l’11, kl 12 e il 13 dicembre e poi di nuovo parziale dal 14 al 19 dicembre, il 12 marzo, il 21 marzo fino alla chiusura totale avvenuta il 23 marzo.
Valzer apri e chiudi che ha riguardato anche Spagna: chiusure parziali il 10 e il 23 novembre, l’8 dicembre (ma qui c’era il Papa per la festa della Madonna a piazza di Spagna), dal 15 al 17 dicembre, il 19 e il 23 dicembre; chiusure totali il 29 e il 30 novembre, dall’11 al 14 dicembre, ancora il 18 dicembre, fino allo stop definitivo durato dal 23 marzo al 7 maggio.

Per analizzare, però, quanto queste chiusura abbiano avuto effetti - Barberini è ancora chiusa e Repubblica non aprirà prima di altre 6 settimane, cioè a metà luglio - sarà necessario attendere che Atac renda disponibili dati più aggiornati, rispetto a quelli consegnati fino ad ora.

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