venerdì 31 maggio 2019

DIMISSIONI, GUASTI E INCENDI: GLI ANNI SENZA PACE DI AMA


La rottura di un nastro trasportatore degli scarti del trattamento dei rifiuti nel TMB di Rocca Cencia è solo l’ultimo di una lunghissima serie di problemi e incidenti che si sono susseguiti nel corso degli anni all’Ama. Anche se i primi problemi partono un po’ più in su, direttamente dal Campidoglio: dall’8 febbraio, giorno delle dimissioni di Pinuccia Montanari dalla guida dell’Assessorato all’Ambiente, ancora manca il successore. Fosse solo l’Assessore fantasma sarebbe quasi un problema da poco. È che dietro le dimissioni della Montanari - per altro, il secondo Assessore all’Ambiente a mollare la Giunta Raggi dopo l’addio di Paola Muraro, il 13 dicembre 2016 - c’è il problema dei bilanci dell’Azienda, non ancora approvati, e, soprattutto, del management. Già, perché uno dei problemi di Ama è la straordinaria girandola di direttori, amministratori, consiglieri che, da quando i 5Stelle amministrano il Campidoglio, si sono succeduti senza riuscire a incidere realmente nelle politiche aziendali: Alessandro Solidoro, Stefano Bina, Antonella Giglio, Lorenzo Bagnacani sono entrati e usciti dalla grazie dell’Amministrazione comunale con la stessa rapidità (e fine) delle mogli di Enrico VIII. 
Testa del pesce a parte, poi, c’è il lungo elenco di problemi che hanno martoriato l’Ama. I più gravi sono, ovviamente, i due incendi. Il primo, quello gravissimo, dell’11 dicembre 2018, dell’impianto di trattamento meccanico biologico di proprietà di Ama di via Salaria. 
Un impianto che, sin dalla sua apertura nel 2011, è stato una spina nel fianco dei cittadini della zona di Villa Spada, Fidene e Castel Giubileo sulla Salaria e oggetto di grandi proteste. A dicembre 2018, di notte, l’impianto va a fuoco. Le fiamme finiscono per distruggere un po’ tutto e, finalmente, la struttura viene chiusa. 
Arriviamo al secondo incendio, quello di fine marzo scorso e che investe il TMB di Rocca Cencia, quello dove ieri è andato fuori servizio il nastro trasportatore. In quel caso, fu necessario chiudere una metà dell’impianto - questa volta, secondo le prime notizie diffuse dall’azienda, sarà l’intero stabilimento - e, anche in quell’occasione, Ama si raccomandò con i romani di fare al meglio possibile la differenziata. Per nessuno di questi incendi è ancora stata appurata la causa, se sabotaggio, autocombustione, errore umano. A questi roghi, però, vanno sommati anche quelli di svariati cassonetti nel corso del tempo: spesso come risposta (sbagliata) di cittadini esasperati dalla mancata raccolta, altre volte come atto vandalico. Episodi, però, usati dalla propaganda grillina per gridare lo slogan del “siamo sotto attacco”.
Fra incendi, deliberata scelta di non occuparsi dell’impiantistica di smaltimento da parte dei grillini e rotture, però, Roma continua ad avere un ciclo rifiuti sempre al limite del collasso

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