Bacchettata sulle nocche del segretariato generale del Comune al IX Municipio: non sapete neanche leggere il vostro stesso regolamento d’aula. Non c’è parere positivo alla proposta Grancio/Fassina di annullamento della delibera Raggi sullo Stadio della Roma. Semplicemente perché in Municipio il voto non è stato espresso a maggioranza.
Nella lettera al Municipio, del 19 aprile, si legge: “lo Statuto stabilisce che le deliberazioni del Consiglio del Municipio sono adottate con la maggioranza dei consiglieri presenti”. Il 12 aprile, quando il Consiglio del IX Municipio si era riunito per esprimere il parere sulla Grancio/Fassina, in Aula erano in 23, quindi la maggioranza era di 12 voti.
Invece, i 5Stelle, incapaci di decidere, si astennero in 14 e 9 furono i voti favorevoli, ovviamente insufficienti a rendere valido il parere sul quale un pezzo del mondo grillino non vicino alla Raggi s’era immediatamente attaccato con comunicati tanto trionfalistici quanto pregni di ignoranza delle regole.
Scrive ancora il Segretariato: “Non avendo la proposta Grancio/Fassina ottenuto la prescritta maggioranza dei voti favorevoli alla votazione pari a 12 voti, la proposta non risulta approvata e il parere non risulta reso”.
Seconda bacchettata: il concetto di “parere obbligatorio”. Il Municipio scriveva nelle premesse del proprio testo che “il Municipio è tenuto ad esprimere parere obbligatorio sull’approvazione” di specifici atti (urbanistica, soprattutto, ndr). Il Segretariato replica: “il Consiglio del Municipio non è affatto obbligato ad esprimersi tanto che in caso di decorrenza dei termini, gli organi comunali adottano il provvedimento indipendentemente dall’acquisizione del parere stesso”.
Viene facile, quindi, ironizzare sulla necessaria presenza dell’ex presidente del Consiglio comunale, Marcello De Vito, quando il IX Municipio approvò nel 2017 la delibera Raggi: occorreva qualcuno che sapesse almeno leggere il Regolamento del Municipio stesso.
Ultimo strale: il segretariato ordina al Municipio di rettificare il verbale.
Ecco il testo della lettera del Segretariato generale:
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