giovedì 7 marzo 2019

AMA, ATAC, ADIR: QUANTE DELUSIONI DAI BILANCI DELLE SORELLE DI ACEA


Se Acea può strappare un sorriso alla Raggi - ma soprattutto all’assessore al Bilancio, Lemmetti - con il suo dividendo, ci sono almeno altre tre partecipate che, al contrario, sono una croce per i bilanci e anche per la tenuta politica della maggioranza. 
Atac vive in un limbo: il concordato in continuità è passato ma questo non ha estinto il debito monstre ereditato dal passato, superiore al miliardo e duecento milioni di euro. Semplicemente, esso è stato parzialmente ridotto e, soprattutto, spalmato nel tempo. Ma prima o poi questi debiti verso fornitori e creditori dovranno essere pagati e l’azienda, oggi, non pare esattamente in miglior salute rispetto a prima del concordato: i dati sul servizio reso all’utenza sono pessimi (fra il 70 e l’80% di quanto previsto nel contratto di servizio), le gare d’appalto continuano ad essere un disastro è l’arrivo dei 335 nuovi bus totali, previsto per quest’anno, se va bene si fermerà a sole 108 vetture, per altro prese a noleggio e a caro prezzo. 
L’altra sorella è, ovviamente, Ama. L’immondizia allieta il panorama dei romani e dei turisti, senza più fare distinzioni fra centro storico e periferie, piazze di pregio e viottoli suburbani. Ma la crisi di Ama - una crisi strana, nata tutta in seno all’amministrazione grillina con la guerra fra Lemmetti e l’ex assessore all’Ambiente, Montanari - si centra tutta sui bilanci: quello del 2017 ancora non è stato approvato. È quello dei famosi 18 milioni di contenzioso fra Campidoglio e Azienda, 18 milioni per servizi erogati negli anni scorsi nei cimiteri e riconosciuti fino, appunto, al bilancio 2017 con il collegio dei sindaci che prima approva il documento finanziario e subito dopo lo boccia aprendo la strada alla crisi. Quei 18 milioni sono costati la poltrona al quarto board nominato dalla Raggi (quinto se si considera quelli nominati prima del 2016 e ereditati dai grillini) e, nonostante l’avvicendamento a via Calderon de la Barca, ancora il bilancio 2017 non vede la luce. E, quando la vedrà, sarà comunque in rosso. E manca ancora il bilancio 2018 le cui premesse paiono, se possibile, ancor peggiori delle precedenti. A questo, si somma la crisi dell’impiantistica determinata dall’incendio del TMB Salario cui la Raggi, ad oggi, non ha saputo trovare una soluzione strutturale ma solo escamotage tampone. Quindi, i bilanci Ama in rosso, zero possibilità di assunzioni e tanta mondezza ancora per strada.
La terza sorella povera è Assicurazioni di Roma: fra alberi che crollano e buche nell’asfalto, la compagnia assicuratrice che tutela il Campidoglio ha visto raddoppiare le spese per risarcimento danni. Nel 2018 sono stati necessari 13 milioni di euro, più del doppio di quanto fu necessario per il 2017, che si era fermato a soli 7 milioni. Sono tanti soldi e il 2019 non sembra aprirsi sotto una luce migliore dell’anno scorso. 

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