PD, EVITARE LA DÉBÂCLE IN VISTA DELLE PRIMARIE
Il Partito Democratico, in cerca di un’identità e di nomi in grado di portare fuori lo storico partito della sinistra dalle secche dove le ultime leadership l’hanno infilato, può vedere dal voto in Abruzzo la propria rinascita o il permanere dell’attuale stato semi comatoso o, infine, la certificazione dell’esaurimento della propria missione e l’anticamera verso la dissoluzione politica.
Nicola Zingaretti, vicinissimo alla conquista della leadership, rischia di regnare su un cumulo di macerie: vero che peggio delle macerie non c’è nulla e che da esse si può solo (tentare di) ricostruire ma è anche vero che in politica, persi certi treni, non è detto che si presenti una seconda occasione. Per informazioni, rivolgersi al Partito Socialista Italiano.
Il candidato della vasta coalizione di centrosinistra, Giovanni Legnini, avvocato, ha voluto rimarcare la distanza dal Pd rifiutandone simbolo e logo ma è comunque in continuità con la Giunta di Luciano D’Alfonso (dimessosi anzitempo essendo stato eletto in Senato). Per Legnini, come per la Marcozzi, non è tanto la vittoria a valere, quando, nell’eventuale sconfitta, i numeri della stessa: vicini alla meta ha un peso, perdere senza toccar palla, un altro.
M5S, TEST SUL GOVERNO E SUI LEADER DI PARTITO
Il primo appuntamento con le regionali, quelle del Lazio nel 2018, è stato la prima bocciatura nelle urne per i 5Stelle dopo l’exploit della conquista di Roma e Torino, ora, con quelle abruzzesi, inevitabilmente il test pesa direttamente sul Governo e, conseguentemente, sulla leadership dei grillini. Una vittoria - tra l’altro in una Regione dove alle politiche il Movimento 5Stelle ha fatto il pieno nei collegi uninominali - in Abruzzo verrebbe letta immediatamente come un rafforzamento delle posizioni di Di Maio e della sua guida del partito.
Al contrario, un’eventuale sconfitta di Sara Marcozzi dovrebbe essere valutata non solo come dato assoluto in sé ma anche in relazione alla percentuale di consensi ottenuti.
È evidente che essere sconfitti è sempre un problema, ma un conto è perdere per un’incollatura, un altro è essere surclassati: nel Lazio la candidata 5Stelle, Roberta Lombardi, finì molto dietro l’uscente Nicola Zingaretti e il candidato del centrodestra, Stefano Parisi.
Una riedizione dell’evento in Abruzzo dovrebbe necessariamente aprire un momento di riflessione nei grillini, una riflessione che coinvolge la linea politica scelta da Di Maio e tutti gli uomini di “punta” dei pentastellati nella compagine governativa.
FORZA ITALIA, RINASCERE O ESAURIRSI DEFINITIVAMENTE
Per Forza Italia in gioco c’è la possibilità di rimanere ancora al tavolo che conta: l’eventuale affermazione di Marco Marsilio da sola potrebbe non bastare. Il partito di Berlusconi oscilla nei sondaggi sempre e comunque al di sotto della doppia cifra e questo è il primo appuntamento elettorale al quale l’ex Presidente del Consiglio partecipa in prima persona dopo le note vicende giudiziarie. Quindi, per gli Azzurri, non è solo necessario che il candidato della coalizione vinca ma anche che il partito tenga e, possibilmente, con un buon risultato possa rilanciarsi anche su scala nazionale. Il richiamo, più volte ribadito dai forzisti, al leader del Carroccio, Matteo Salvini, di staccare la spina al Governo Conte, ovviamente, fino a oggi non ha trovato, né avrebbe potuto trovare, orecchio. Una buona affermazione di Forza Italia, invece, significherebbe ancora una centralità dei berlusconiani nella compagine di centrodestra e potrebbe essere una sirena interessante per Salvini a chiudere l’esperienza con i 5Stelle. Al contrario un risultato flop dalle urne finirebbe per condannare il partito di Berlusconi a una marginalità sempre maggiore con il contemporaneo risultato di rendere sempre più egemone Salvini e la Lega.
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