giovedì 14 febbraio 2019

CAPANNELLE, NUOVA PROTESTA IN CAMPIDOGLIO, ALLEVATORE TENTA DI DARSI FUOCO


Capannelle e l’ippodromo continuano ed essere una gigantesca spina nel fianco per l’Amministrazione capitolina: ieri mattina, mentre era in corso l’ennesima manifestazione sotto il Campidoglio di allevatori e operatori del più grande impianto sportivo comunale, uno dei manifestanti, un anziano allenatore, si è cosparso di benzina minacciando di darsi fuoco.
Gli agenti di polizia presenti nella piazza sono riusciti ad intervenire prima che l’uomo mettesse in atto il suo proposito.
Quello di ieri è solo l’ultimo paragrafo di una storia che nasce dalla modifica del regolamento per la gestione degli impianti sportivi comunali.
Fino ad aprile 2017, era in vigore il vecchio regolamento nel quale si prevedeva, a fronte di investimenti economici per il miglioramento degli impianti, il prolungamento quasi automatico delle concessioni. Quasi, automatico: la proroga per esser valida aveva bisogno di alcuni passaggi, l’ultimo dei quali era il voto in Consiglio comunale. 
Quando i grillini varano il nuovo regolamento, questa procedura si annulla in favore del mantra dei mantra pentastellato, le gare d’appalto. Tuttavia, molte società, che avevano iniziato l’iter per vedersi riconosciuti gli investimenti e che avevano acceso mutui, finiscono impigliate nella procedura non avendo avuto l’ok finale del Consiglio comunale. Nel caso di Capannelle, per il gestore storico, la Hippogroup, si parla di investimenti, fra il 1998 e il 2016, di ben 24,4 milioni di euro.  
Hippogroup, però, non è l’unica società che sta incontrando problemi con il nuovo Regolamento grillino e la sua visione ragioneristica degli impianti sportivi che devono produrre non sport ma soldi: fra le altre società che si stanno preparando ad abbandonare palestre e piscine nelle mani di quegli anonimi franchising dello sport, si annovera anche la storica Polisportiva Nuoto Lazio di Garbatella.
La querelle fra Campidoglio e Capannelle parte poi, effettivamente, a novembre 2017 quando dagli uffici del dipartimento Sport parte una lettera a Hippogroup in cui si intimava la restituzione delle chiavi entro 6 mesi (maggio 2018). Segue ricorso al Tar di Hippogroup e fuga precipitosa del Campidoglio: lo stesso dirigente che aveva firmato la lettera di richiesta delle chiavi annulla in autotutela l’atto. 
Poi è la volta del canone di affitto. Capannelle è enorme e, inizialmente, il canone era stato fissato a 2,2 milioni circa di euro l’anno. La crisi del settore ippico, però, aveva portato Hippogroup a chiedere e ottenere al Tribunale un concordato preventivo in continuità (lo stesso di Atac) fra le cui clausole vi era l’abbattimento del canone a 66mila euro l’anno. Incurante di questa decisione presa dai giudici, il Campidoglio è tornato alla carica chiedendo il ripristino del canone originale di 2,2 milioni di euro. Anche qui, ricorsi e polemiche, blocco delle attività e il Comune fa marcia indietro. Nel frattempo, per altro, il Comune deve anche scrivere al Ministero delle Politiche agricole (competente sull’ippica) che Hippogroup non è un occupante abusivo ma che sono in corso trattative, altrimenti sarebbe stata ritirata la licenza.
Tutta questa situazione, che si trascina da oltre un anno, ha gettato nell’incertezza i lavoratori che ieri si sono nuovamente - siamo alla seconda manifestazione in pochi giorni - presentati sotto Palazzo Senatorio. 

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