giovedì 24 gennaio 2019

IL CAMPIDOGLIO REGNO DEI BANDI FLOP



Il più celebre è quello per i carro attrezzi. Ma non è che in Campidoglio i bandi di gara se la passino poi tanto bene: tempi lunghissimi per scriverli, spesso sono sbagliati e vengono ritirati o annullati o, banalmente in quanto fuori mercato, vanno deserti.
Per cui, dopo il record dei 6 tentativi falliti per i carrattrezzi che mancano a Roma da oltre 3 anni, ora è il turno del bando per l’appalto del 30% del servizio di trasporto pubblico. Che, per altro, è già alla sua seconda gestazione senza frutto obbligando il Campidoglio, che già l’aveva predisposto in enorme ritardo, a scegliere di prorogare per la terza volta il servizio all’attuale gestore, Roma Tpl. 
Questa volta, a rompere le uova nel paniere della Raggi, sono di nuovo i ricorsi al Tar. Ben cinque quelli presentati da alcune delle ditte partecipanti che chiedono ai giudici amministrativi di valutare se sia corretto che il futuro vincitore della gara debba acquistare a prezzo pieno da Roma Tpl autobus che nuovi non sono e che in più di qualche caso sono andati in cenere nei numerosi incendi che hanno allietato il trasporto pubblico romano nell’ultimo periodo.
L’incapacità dell’Amministrazione Raggi a seguire le norme sulle gare d’appalto aveva causato già una prima proroga dell’appalto a Roma Tpl per aver commesso errori nella pubblicazione del preavviso di gara da fare obbligatoriamente almeno un anno prima della gara vera e propria. Poi era stata necessaria una seconda proroga per aver dovuto fare ben 3 rettifiche al bando vero e proprio per correggere una serie di errori clamorosi. Ora, a bando predisposto, c’è il ricorso al Tar per nuovi errori.
Tar che, ieri, ha aperto l’udienza rinviando, però, la decisione al prossimo 20 febbraio. In quella data, il Tribunale dovrà decidere se concedere la sospensiva alla gara, accogliendo i ricorsi delle aziende partecipanti (Autoguidovie SPA, Busitalia, GTM e SIA), oppure no.
In Campidoglio, aleggia un velo di moderata cautela: fra i corridoio di Palazzo Senatorio la battuta che circola è “almeno non ci hanno preso a pesci in faccia”.
La storia del bando per il 30% del Tpl è solo l’ultima in ordine di tempo brutta avventura con le gare. Detto già dei carrattrezzi, impossibile non ricordare il maxi appalto triennale per riparare le buche, quello per le potature degli alberi e quello per pecore e mucche per tosare le erbacce. Poi la grande gara di Atac per comprare 320 nuovi bus, andata deserta e con il Campidoglio che è dovuto correre ai ripari andando direttamente sulla piattaforma Consip per comprarne 270. Ancora: Spelacchio che ha rischiato di nuovo di non esserci, dopo che il Campidoglio aveva fatto un bando basato su liberalità andato deserto, e facendone subito dopo uno con sponsorizzazione aggiudicato da Netflix. Poi, nella scorsa primavera ci fu il bando per il servizio di tesoreria, andato deserto così come il bando per la manutenzione del verde in 6 impianti sportivi




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