Forse più che una antica villa romana, quella rinvenuta a Ponte Milvio potrebbe essere un luogo di culto, forse cristiano.
È l’ennesimo rinvenimento spettacolare che il sottosuolo romano restituisce alla città anche se, almeno in questo caso, sarà uno squarcio veloce: a breve, dopo gli opportuni studi, il cantiere archeologico verrà richiuso e coperto e, dopo la posa dei cavi di Acea e Areti, si tornerà a sgambare in bici sulla ciclabile.
L’ENIGMA DELLA CASA SUL TEVERE
Un enigma, la struttura rinvenuta a pochi metri dall’acqua del Tevere: Ponte Milvio dista poche centinaia di metri e, probabilmente, il corso del Grande Fiume, che oggi registra una morbida ansa, all’epoca era probabilmente più dritto e, quindi, un po’ più distante dagli splendidi marmi policromi che coprono alcuni ambienti e non sembrano esserci “tracce di allagamenti o inondazioni”.
L’epoca è quasi certamente quella della prima metà del Quattrocento dopo Cristo, elemento determinato dal rinvenimento di alcune monete recanti l’effige dell’imperatore Valentiniano III che regnò sull’Impero d’Occidente per 30 anni, fra il 425 e il 455 anche se il potere effettivo fu di fatto nelle mani del generale Flavio Ezio.
Panoramica dell'area degli scavi archeologici: a sinistra il Tevere, a destra il muro di sostegno di Lungotevere Maresciallo Diaz |
I LAVORI ACEA
Nell’autunno scorso, durante alcuni scavi di archeologia preventiva per lavori di Areti sui sottoservizi della rete elettrica di Acea, sono iniziati ad affiorare i primi reperti, un paio di metri al di sotto del livello della pista ciclabile e circa 4 metri sotto l’altezza di Lungotevere Maresciallo Diaz. Non appena rilevata la presenza dei reperti sul luogo dello scavo, la squadra di Acea ha immediatamente segnalato il ritrovamento alla Soprintendenza, sospendendo momentaneamente i lavori.
Il primo ambiente con il pavimento decorato a marmi policromi con disegni geometrici di ispirazione floreale realizzati in opus sectile: forse il pavimento di un edificio di culto |
I RITROVAMENTI
Giunto l’autunno e sospeso lo scavo archeologico - diretto da Marina Piranomonte e con il pool di archeologi coordinati sul campo da Giovanni Ricci - per ragioni climatiche, i lavori sono ripresi un mese fa e hanno rivelato prima l’esistenza di un complesso di costruzioni del I e II secolo di probabile destinazione commerciale su cui, poi, è stato edificato il vero “tesoro” di questo ritrovamento: un grande ambiente rettangolare con pavimenti in lussuosi marmi policromi con forme delicate di ispirazione floreale, un possibile abside anch’esso con marmi policromi ma a decorazioni geometriche, due ambienti di forma circolare e un’ultima area in cui sono state rinvenute alcune tombe.
Il secondo ambiente, di forma semicircolare, forse un abside, con pavimenti policromi in opus sectile con disegni geometrici |
Si tratta di in un’area di meno di circa 5 metri quadri in cui si contano tre o quattro tombe, caratterizzato da sepolture di differente tipologia architettonica: alla cappuccina, entro anfore africane tardo antiche e a cupa, creato all’esterno della struttura circolare più grande.
I due ambienti circolari per i quali la destinazione ipotizzata è quella di mausoleo |
LE IPOTESI DI LAVORO
La presenza di un’area di sepolcri affiancata a due ambienti circolari e ad altri due riccamente decorati ha suggerito che l’iniziale ipotesi di villa patrizia forse poteva non essere corretta. Quindi, al momento, gli studiosi stanno cercando conferme all’ipotesi che si tratti di una possibile chiesa o un luogo di culto e che i due ambienti circolari siano due mausolei simili a quelli che costeggiano, ad esempio, la via Appia Antica.
L'ultimo ambiente: l'area delle sepolture |
Le sepolture e gli ambienti circostanti sono stimati tutti come dello stesso periodo.
Spiegano gli archeologi: “Inizialmente si era ipotizzato di essere di fronte a una ricca villa suburbana di epoca tardo antica. Solo grazie all’allargamento dello scavo si è cominciata a profilare la possibilità che il complesso potesse avere una diversa funzione. La presenza di sepolture, poco compatibile con una abitazione, rimanderebbe invece a un edificio di tipo cultuale, verosimilmente cristiano considerata anche l’epoca delle strutture e la cui esatta denominazione va ancora compiutamente definita. Suggestivo sarebbe comunque pensare, vista la planimetria, a una piccola basilica con annessi due mausolei e un cimitero subdiale; anche se per la costruzione circolare più piccola non si può escludere una differente destinazione d’uso, forse un piccolo battistero vista la presenza in fondazione di un sistema per lo smaltimento dell’acqua".
Il mistero, forse, non sarà mai sciolto anche perché sarebbe necessario allargare lo scavo e “smontare” letteralmente lungotevere Maresciallo Diaz. Quindi, i reperti d’epoca tardo imperiale romana, rinvenuti un paio di metri al di sotto della pista ciclabile torneranno ad essere sepolti a breve e difficilmente sapremo con certezza se si tratta di un luogo di culto, magari cristiano, oppure di una villa patrizia con affaccio sul Tevere.
Di certo c’è lo splendore dei marmi dei pavimenti: un primo ambiente rettangolare con disegni geometrici di ispirazione floreale nelle tonalità del bianco e del blu e un secondo ambiente, di forma semicircolare, con motivi più schematici e un caldo blu come colore dominante. E c’è il doppio mistero: due ambienti circolari seguiti da uno spazio nel quale sono state rinvenute delle sepolture, tre sicuramente, forse quattro. Sepolture, per altro, di diversa tipologia architettonica: alla cappuccina, entro anfore africane tardo antiche e a cupa, creato all’esterno della struttura circolare più grande.
Le parti edificate - le due stanze con i pavimenti a marmi policromi e i due ambienti circolari - risultano costruiti su resti più antichi, I e II secolo dopo Cristo, probabilmente strutture adibite al commercio, mentre i resti più recenti e le tombe, considerati dagli esperti tutti dello stesso periodo, risalgono alla prima metà del IV secolo dopo Cristo, visto il ritrovamento di alcune monete recanti l’effige dell’imperatore Valentiniano III che regnò sull’Impero d’Occidente per 30 anni, fra il 425 e il 455.
Gli scavi sono iniziati l’anno scorso, sotto la ciclabile, ed erano lavori Areti sui sottoservizi di Acea. Appena rinvenuti i primi reperti, i tecnici di Acea hanno sospeso i lavori e segnalato i ritrovamenti alla Soprintendenza. Il cantiere, poi, sospeso nel periodo invernale, è ripreso in primavera, sotto la direzione di Marina Piraomonte e l’analisi fatta dal pool di archeologi, coordinati sul campo da Giovanni Ricci, dopo aver inizialmente ipotizzato una villa patrizia ora pare più orientato a identificare il tutto come un luogo di culto, forse cristiano: “Sarebbe suggestivo pensare a una piccola basilica con annessi due mausolei e un cimitero; anche se per la costruzione circolare più piccola non si può escludere l’ipotesi di un piccolo battistero vista la presenza di un sistema per lo smaltimento dell’acqua”.
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