martedì 1 maggio 2018

IL PD COME SALVINI, FUORI GLI IMMIGRATI


Se non è una “salvinizzazione”, poco ci manca. Almeno questo è quello che pensano molti militanti del Partito Democratico che hanno scoperto che il partito, per le primarie necessarie a scegliere il candidato alla presidenza nei Municipi III (Montesacro) e VIII (Garbatella), ha deciso di far votare solo chi ha la tessera elettorale. Insomma, i cittadini italiani. 
E, paradossalmente, stando al regolamento dello stesso Pd, lascia aperta la possibilità di voto ai sedicenni i quali, essendo minorenni e privi, quindi, della tessera elettorale, potrebbero essere anche stranieri.
La denuncia è partita da un post pubblicato da Fabrizio Panecaldo, già capogruppo Pd in Campidoglio in epoca Marino, che scrive sulla propria bacheca facebook: “Per la prima volta dal '97, gli immigrati regolari, magari pure iscritti al Pd, non potranno votare alle primarie!”, aggiungendo l’hastag “#involuzione”. Su facebook si scatena il dibattito che coinvolge anche i candidati alle primarie. Secondo Enzo Foschi, il favorito a Garbatella, “la questione è che abbiamo dovuto fare un regolamento per modificare quello precedente visto che queste sono primarie di coalizione e non solo del Pd”.
In realtà, i bene informati delle cose interne ai dem romani raccontano che questo regolamento è stato deciso proprio a Garbatella dove è molto forte la presenza di stabili occupati da extracomunitari (che fanno riferimento alle associazioni più dure di lotta per il diritto alla casa) che era necessario escludere dalla possibilità del voto per evitare sia le polemiche che già accompagnarono le primarie che indicarono Ignazio Marino candidato sindaco sia il rischio di “indirizzare” il voto in modo improprio. E che, dopo questa decisione della coalizione a Garbatella questo regolamento sia stato copiato a Montesacro. 
E mentre Giovanni Caudo, uno dei due candidati alle primarie per la presidenza del III, preferisce non commentare, Paola Ilari, l’altra candidata (“quella del Pd”) nel III, conferma: “Abbiamo adottato un regolamento preparato nell’VIII Municipio”. Poi spiega: “Io ho appreso questa cosa alle due del pomeriggio quando sono stata contattata da alcuni elettori che si lamentavano di non aver potuto votare alle primarie quando lo avevano sempre fatto. Cosa vuole che le dica? Questa cosa mi fa male, come cattolica, come volontaria in una parrocchia a sostegno di giovani madri straniere io vivo in mezzo agli immigrati e sono sempre stata a favore dell’inclusione”.
Di fatto, però, questa decisione del Partito Democratico romano - condivisa con gli altri raggruppamenti della coalizione di centrosinistra, radicali, socialisti - sembra aprire un nuovo approccio del Democrats al problema delle lunghe code di rom e di immigrati - a volte anche con accuse di compravendita di voti per un pacco di pasta, nemmeno all’epoca di Achille Lauro a Napoli - che hanno reso sempre meno credibile l’istituto stesso delle primarie dove le truppe cammellate, alla fine, riuscivano a fare la differenza. 
Dice uno dei dirigenti romani del partito: “Se il mio partito non è in grado o non vuole reprimere gli episodi di abusi di questo genere alla primarie e preferisce salvinizzarsi, io non posso pensare che vada tutto bene. Abbiamo un presidente del Partito romano che è un immigrato (l’italo indiano Sibi  Mani, ndr) al quale sarà impedito di votare alle primarie. Direi che un problema c’è”. 
Primarie che si sono chiuse alle 22 di ieri sera con una percentuale di affluenza nel primo pomeriggio, di oltre un migliaio di elettori nel III e di 1300 circa nell’VIII. I risultati sono attesi nella giornata di oggi e, soprattutto, a Montesacro potrebbero significare un modello zingarettiano (con Caudo) o più renziano (con la Ilari).

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