giovedì 4 gennaio 2018

STADIO, TUTTE LE PRESCRIZIONI SU VERDE E ARCHEOLOGIA


Oltre le prescrizioni già illustrate, ve ne sono ancora altre 71 quasi tutte di natura tecnica - come ad esempio i 26 nulla osta anticnendio dei Vigili del Fuoco sui progetti di diversi edifici - e che nelle carte riportano la dicitura “prescrizioni da rispettare in fase esecutiva”. Si tratta di elementi emersi in Conferenza dei Servizi di cui di dovrà tener obbligatoriamente contro al momento della redazione della versione esecutiva del progetto. Fra queste ultime tipologie di prescrizioni spiccano quelle legate al verde pubblico e quelle sull’archeologia preventiva.


Il Dipartimento Ambiente del Comune prevede per il verde pubblico dell’intero progetto che siano “abbattute circa 1.770 alberature, molte delle quali presentano criticità” ma che “verranno piantumati 14.520 alberi”. 

La Città Metropolitana, invece, prescrive di non utilizzare né la Quercia del Vietnam detta anche Albero del Rosario né il Pino Italico, quello da pinoli, per intendersi, a causa della grande invasività della prima specie e onerosità nella manutenzione del secondo. 
La Regione, infine, prescrive di salvaguardare “per quanto possibile le piante di Olmo campestre e Leccio presenti nell'area”. Ancora: va valutata “l'eventualità” di sradicare o controllare le “specie invasive presenti nell'area (Robinia e Ailanto)” mentre si deve privilegiare “per la vegetazione erbacea prevista nella realizzazione del verde, anche per quella tra i fori e gli interstizi degli elementi dei percorsi pedonali, la ricostituzione spontanea di quella preesistente. In alternativa, si proceda alla semina di piante erbacee utilizzando il fiorume raccolto nelle zone contigue al sito dell'intervento oppure si utilizzino semi di piante a rapida scomparsa”. Una nota anche sulla terra da usare: “quello che sarà rimosso per la realizzazione delle opere” prestando attenzione a che sia conservato e non mescolato ad altri. Ultima nota della Regione sul verde pubblico: un elenco nutrito di piante da usare per evitare che si corrano “rischi di inquinamento genetico” delle specie autoctone.




Secondo i risultati delle trincee di esplorazione la Soprintendenza detterà le prescrizioni delle attività di scavo per chiarire la natura e la complessità del deposito archeologico e solo successivamente impartirà le prescrizioni di salvaguardia e/o valorizzazione, e le valutazioni di compatibilità con le opere pubbliche di progetto”. È uno degli elementi che la Soprintendenza archeologica ha fatto inserire nelle prescrizioni, aggiungendo che è necessario “procedere ad ampliamenti delle trincee nell'eventualità di rinvenimenti di natura tale da necessitare approfondimenti d’indagine”. 
Deve essere “rivisto il cronoprogramma” degli interventi che prevede “tempi troppo stretti in relazione ai volumi di scavo”. Inoltre, la Soprintendenza indica anche quale sia la prima area da scavare: Fosso di Vallerano e al “Ponte dell’Arca”, l’antico ponte romano che consente alla via Ostiense di scavalcare il Vallerano. 
I cantieri, poi, “dovranno essere seguiti da tecnici specializzati esterni” scelti dal proponenti e con l’ok della Soprintendenza. “Gli eventuali reperti mobili che a insindacabile giudizio della direzione Scientifica saranno considerati di particolare pregio dovranno essere trasportati il giorno stesso del rinvenimento nella sede della Soprintendenza; gli altri reperti saranno ricoverati in cantiere in condizioni di sicurezza”. 
Infine, la “relazione finale di scavo” dovrà essere “in formato digitale” con “una copia del testo stampata e corredata da documentazione grafica e fotografica".

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