mercoledì 24 gennaio 2018

LA CAPITALE DELLE OPERE INCOMPIUTE


Partendo dalle Vele di Calatrava, l’altra grande incompiuta sportiva romana è lo Stadio Flaminio, ridotto a un bel rudere vincolato. A rischio di fare un bis a breve c’è l’ippodromo di Capannelle dove è partito il contenzioso in Tribunale fra lo storico concessionario, la Hippogroup, e il Campidoglio ma che potrebbe a breve rimanere inutilizzato e preda di vandali. 
Poi ci sono le strutture viarie: la più scandalosa e trafficata è la via Tiburtina il cui raddoppio è partito nell’era Alemanno, già a singhiozzo per una serie di ritrovamenti archeologici, e poi impantanatosi del tutto nell’epoca di Marino. Ancora oggi, passando sulla Tiburtina, barriere jersey, restringimenti e salti di corsia costellano quasi l’intero tracciato ma di operai non si vede traccia. Via Boccea e via Pineta Sacchetti dovevano allargarsi, la prima addirittura raddoppiare. Dovevano, appunto. Poi c’è lo scandalo dietro Piazza del Popolo: il parcheggio di Lungotevere Arnaldo da Brescia era iniziato sotto Veltroni. O, meglio: sotto Veltroni vennero messe le barriere che delimitavano l’area di cantiere. Le barriere e il cantiere stanno ancora lì, del parcheggio non c’è traccia. Come non c’è traccia dei ponti: quello della Scafa e quello di Dragona, Ostia il primo e Acilia il secondo. Da decenni se ne parla, ma chi abita nel quadrante continua a sognarli. Un po’ tipo il ponte dei Congressi: tante chiacchiere, cantieri zero.
Poi c’è il lungo elenco delle opere di urbanistica o, come le chiamano oggi, di “rigenerazione urbana”. Tralasciando lo Sdo - Sistema direzionale orientale - di Pietralata ormai entrato di diritto nel mito, il tour per le grandi incompiute parte dall’Eur, con le Torri di Ligini che poche settimane fa hanno visto il Campidoglio soccombere al Tar per aver bloccato l’operazione Telecom. Il Campidoglio è corso ai ripari con i ricorsi ma il rischio è che possa arrivare un salasso di oltre 320 milioni di euro di danni da pagare a Telecom e a Cassa Depositi e Presiti. Intanto, mentre Sparta e Atene litigano, quei ruderi stanno lì, a fianco alla Nuvola di Fuksas. Poco oltre, sempre sulla Colombo, c’è lo sfregio di piazza dei Navigatori, quasi di fronte la sede della Giunta Regionale del Lazio, con il gran palazzo di vetro e acciaio, che più anonimo non si può, a troneggiare nel nulla. Anche nel nulla delle opere di urbanizzazione. A seguire l’elenco “ex”: ex Mercati generali, ex caserme di via Guido Reni, ex Mattatoio, ex Fiera di Roma. Tutti complessi immobiliari sparsi per la città per i quali si sono ipotizzate mille destinazioni diverse, spesso con progetti approvati e poi rimessi in discussione all’ultimo. Anche qui, rischio ricorsi e salate penali da mettere sul conto della Tesoreria capitolina. Ma che, nel frattempo, stanno lì, ferme ad ammuffire e ad ammalorarsi.
Anche piazza Augusto Imperatore piano piano sembra rientrare nel limbo: bellissima la recinzione pagata e marchiata con il logo di Tim, con la trovata del viso del successore di Giulio Cesare a sbalzo che pare seguire con lo sguardo il visitatore. Ma oltre la cancellata, sembra esserci ancora troppo poco per parlare di una riqualificazione della piazza e del Mausoleo dell’Imperatore. 
I lavori, oramai, sono bloccati da oltre 100 giorni: la speranza è che il nodo Pigneto (metro C/ferrovie) non finisca per rientrare nell’elenco delle incompiute, come il prolungamento della linea B da Rebibbia a Casal Monastero, il nuovo capolinea della Roma-Civita Castellana-Viterbo a Flaminio e la nuova stazione Acilia Sud della Roma-Lido. 

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