giovedì 30 novembre 2017

STADIO; MARTEDÌ L'OK


Salvo sorprese, martedì sera, il 5 dicembre, poco prima che la squadra vada a disputarsi sul terreno dello Stadio Olimpico il passaggio del turno di Champions League, arriverà la notizia che società e tifosi aspettavano: il via libera alla costruzione dello Stadio della Roma a Tor di Valle.
Ieri pomeriggio, poco dopo l’ora di pranzo, la Regione Lazio ha diffuso la nota di convocazione della nuova seduta: si parte lunedì 4 dicembre, dalle 15 alle 19, e si replicherà il giorno successivo, stesso orario. 
La prima riunione di questa seduta fiume della Conferenza dei Servizi si era tenuta lo scorso venerdì 24 ed era stata aggiornata senza indicazione di data. Arrivata ieri, appunto. 

Venerdì era stata la giornata delle “frizioni” sulla mobilità e del colpo di scena dell’intervento del Governo con la telefonata del ministro allo Sport, Luca Lotti, che annunciava l’accordo col collega alle Infrastrutture, Graziano Derio, di far rientrare il Ponte di Traiano in un elenco di opere pubbliche di viabilità pagate del Governo.

La presidenza della Conferenza ha deciso di convocare, insieme ai rappresentanti unici dello Stato, della Regione, della Città Metropolitana e di Roma Capitale, anche i responsabili dei più importanti dipartimenti coinvolti nell’espressione dei pareri sul progetto (soprattutto Mobilità, Ambiente, Lavori pubblici e Urbanistica) una decisione che è, almeno in parte, alla base di questo slittamento della seduta: riunire un così consistente numero di funzionari presenta evidenti problemi di tipo logistico.

A questo punto, è possibile iniziare a tracciare una prima tempistica: dopo la seduta, la Conferenza dei Servizi dovrà redigere un verbale completo di tutte le decisioni. Fatto questo passaggio, il testo verrà adottato dalla Giunta Regionale con una propria delibera. Quindi, verrà trasmesso al Sindaco di Roma che dovrà portare questo testo, avente valore di variante urbanistica, all’approvazione del Consiglio comunale. Se questi passaggi saranno fatti con estrema rapidità, i tifosi della Roma potranno trovare la variante urbanistica approvata sotto l’albero di Natale. Altrimenti, se nei calendari dell’Aula Giulio Cesare entrerà il bilancio di previsione del Comune, sarà necessario pazientare fino alla sua approvazione, cioè fine anno. 
La Conferenza dei Servizi, poi, avrà anche il compito fondamentale di predisporre il testo della Convenzione urbanistica, vale a dire il “contratto” che regolerà il rapporto fra il pubblico (il Campidoglio) e il privato (i proponenti) e che conterrà anche l’esatta calendarizzazione delle diverse opere da costruire.

PARCHEGGI, SOTTO IL PIANO NON C'È NULLA


Ignazio Marino era ancora in sella quando, il 17 luglio 2015, è stata aggiornata per l’ultima volta la pagina internet sul sito istituzionale del Campidoglio dedicata al Programma urbano parcheggi, più noto ai romani con la sua sigla di Pup. 
Si legge: “l’Amministrazione comunale di Roma ha in programma la realizzazione di circa 50.000 nuovi posti auto, in 510 localizzazioni diverse” e “Il PUP prevede la realizzazione di circa 45.000 nuovi posti auto in 389 localizzazioni diverse” con gli investitori privati” che hanno presentato 341 progetti di investimento privato su suolo pubblico e 48 di investimento privato su area privata.
Poi, più nulla. Polemiche sui giornali a parte. Perché di polemiche, negli anni ce ne sono state a iosa: di fatto, negli anni, non c’è mai stato un intervento programmato che non vedesse sorgere immediatamente un comitato per il “no”.
Il Pup ha radici lontanissime: venne varato nel lontanissimo 1989 dall’allora commissario straordinario, il prefetto Angelo Barbato, che salì in Campidoglio a luglio di quell’anno, dopo la caduta della Giunta di Pietro Giubilo (Dc). All’inizio, si prevedeva di realizzare 730 interventi per un totale di poco più di 97mila posti auto. Tralasciando la inverosimile quantità di aggiornamenti susseguitisi nel tempo, la storia dei Pup si interseca con la nomina del Sindaco di Roma a Commissario straordinario per l’emergenza traffico, decisa nel 2006 con Veltroni e confermata fra il 2008 e il 2012 con con Alemanno sindaco. E proprio con Alemanno, nel 2008, il Pup cambia e si scende a 276 interventi per 66mila 800 posti: 243 interventi privati per 48.319 posti, 33 pubblici per 18.481 posti auto divisi in 12 parcheggi di scambio con 3.932 posti auto e 21 nodi di attestamento metropolitano e urbano con 14.549 posti auto.
Con Marino, nuovo valzer di numeri, quelli attestati dalla pagina internet del sito del Campidoglio. 
E arriviamo alla Raggi
Dall’elenco iniziale del 2015 proprio qualche giorno fa ne sono stati cancellati 57: fra i quali spiccano quello di piazzale Clodio, cancellato a causa delle possibili interferenze con il futuro cantiere della linea C; quello di piazza Indipendenza, a causa di un parere negativo del Mibact che ha bocciato anche quello di piazza Ankara. Poi, ancora, piazza Alessandria, sotto il mercato, per interferenze non sanbili con alcuni sottoservizi di Acea e piazza Euclide per interferenze con la Roma-Viterbo.
Il Consiglio comunale, infatti, ha deciso, con il voto dei consiglieri grillini, di defalcare questi interventi in quanto ritenuti improcedibili. Quattro i motivi di eliminazione: parere negativo, assenza del requisito della proprietà comunale, interferenze con i sottoservizi, nessun progetto presentato. 
Anche qui, non poche polemiche. Stavolta perché la cancellazione doveva riguardare un numero maggiore di localizzazioni. Ne mancano 8, e fra questi i 4 con maggiore impatto: gli 800 posti da ricavare scavando sotto il Quirinale, poi il parking da realizzare fra via Crispi e via Zecchelli, sempre in zona traforo di via Milano; i 609 posti che dovevano uscire fuori dai 3 piani interrati del Lungotevere Castello, fra Castel Sant’Angelo e il Palazzaccio. Infine, quello della Tenuta della Chiavichetta, zona Magliana. Su ognuno di questi ci sono ricorsi, pareri negativi di diversi uffici, dalla Soprintendenza a quelli comunali. 
La paura di molti comitati e associazioni, ad esempio Carte In Regola, è che la non cancellazione di questi otto interventi (ai quattro già citati vanno aggiunti anche via Santi, viale della Serenissima, via delle Calasanziane e via Dell'Ongaro-viale Trastevere) possa avere qualche risvolto recondito. 
Retropensiero respinto dall’assessore alla Mobilità, Linda Meleo: questi interventi "presentavano un rischio di contenzioso più elevato, per questo abbiamo ritenuto sia necessaria un'istruttoria aggiuntiva, fatta di deduzioni e controdeduzioni tra amministrazione e aziende proponenti”.
A questo punto, per l’ennesima versione in 29 anni, occorrerà attendere la fine del 2018 quando, secondo l’assessore Meleo, la città avrà un nuovo Piano Urbano parcheggi che "sarà destinato a rimettere completamente in ordine il Piano attualmente in vigore”. 

martedì 28 novembre 2017

GHETTO, PARTE LA DIFFERENZIATA COL CHIP


Il bando di gara europeo è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea venerdì scorso e a breve sarà postato anche sul sito di Ama: per la prima (di una lunga serie) di gare d’appalto per la fornitura di poco più di 650mila secchi e bidoncini con il chip per la raccolta differenziata l’investimento sarà di 7,7 milioni di euro
Almeno come base d’asta. 
I 650mila secchi sono di varie taglie e dimensioni (da quelli familiari a quelli condominiali) e serviranno a coprire il fabbisogno dei primi Municipi di attivazione del nuovo servizio: il X (Ostia dove è in corso la mappatura del territorio per determinare esattamente i numeri della fornitura), il VI e il Ghetto. 

E parte proprio dall’antico Ghetto ebraico della Capitale la raccolta differenziata tecnologica con i sacchetti “intelligenti”. Settecentosessanta i residenti per 327 utenze domestiche; 30 ristoranti, 31 negozi, 4 alimentari e supermercati e 3 scuole saranno serviti con il nuovo sistema che prevede l'utilizzo esclusivo di sacchetti con un microchip (transponder elettromagnetico “passivo”)  che traccia le quantità dei rifiuti.

Tutti i diversi tipi di rifiuto saranno ritirati da Ama in due punti mobili di raccolta che saranno posizionati tutti i giorni, dal lunedì al sabato, fra le 7 e le 11.30 di mattina in piazza delle Cinque Scole 28/29 e in via del Portico d'Ottavia 44. Presso questi due punti di raccolta, nelle medesime fasce orarie, andranno a conferire i propri rifiuti sia le famiglie (utenze domestiche) sia i negozi (piccole utenze non domestiche). 

Per i ristoranti, invece, diversi orari di consegna: nei 2 punti mobili presidiati dagli operatori Ama potranno essere consegnati i rifiuti tutti i giorni dalle 23 alle 2 di notte e il venerdì anche dalle 15 alle 17Nei punti mobili di raccolta a loro dedicati (in via del Portico d'Ottavia 20/20B e in Via S. Maria del Pianto - angolo Via del Portico d'Ottavia) i ristoranti dovranno conferire scarti organici, plastica e metalli, rifiuto residuo indifferenziato, mentre il cartone e il vetro verranno ritirati direttamente presso gli esercizi dagli operatori Ama, tutti i giorni tra le ore 10.00 e le 12.00. 
A tutte le utenze Ama ha distribuito un kit con i sacchi diversi per la raccolta: di carta per la carta, il cartoncino e il cartone; semitrasparenti per gli scarti alimentari e organici; gialli per la plastica e il metallo; verdi per il vetro; grigi per il rifiuto residuo indifferenziato. 
Le utenze della ristorazione devono invece consegnare agli operatori il cartone piegato e per il vetro hanno ricevuto in dotazione un contenitore carrellato. 
Il sistema di raccolta prevede l’utilizzo di camioncini dotati di un sistema di lettura dei sacchi: in questo modo i dati sulla quantità dei rifiuti saranno scaricati automaticamente sul sistema informativo di Ama. 

Il nuovo sistema di raccolta che abbiamo messo a punto grazie anche alla collaborazione con la Comunità Ebraica - ha spiegato il presidente Ama Lorenzo Bagnacani - coniuga le esigenze di maggior decoro e di sicurezza specifiche di quest’area”, mentre per il sindaco, Virginia Raggi, “Abbiamo deciso di iniziare da qui che è un quartiere abbastanza piccolo e controllabile. Ama sta rivoluzionando il porta a porta calibrandolo sui singoli quartieri, considerando anche le condizioni urbanistiche delle singole zone di Roma. La particolarità di questo modello è estenderlo con intelligenza, considerando le caratteristiche urbanistiche delle zone coinvolte che sono differenti”. 
Il risultato di oggi dimostra la bontà e la validità della nostra programmazione” - ha concluso l’assessore all’Ambiente di Roma Capitale Pinuccia MontanariQuesto percorso ci permetterà di rendere la città sempre più autosufficiente nella gestione dei rifiuti, chiudendo il ciclo nel territorio del Comune di Roma. Un lavoro importante che stiamo facendo anche insieme ai cittadini, per ascoltare i bisogni e contestualizzare tutte le esigenze alle diverse realtà territoriali".


IL PD METTE IL CAPPELLO SULLO STADIO


Se lo stadio si fa, e io sono ottimista, è anche grazie al Governo”; “Questo sarà lo stadio voluto da chi ama Roma. È sbagliato dare una sigla di partito a questo progetto"; “Se la Lazio deciderà di presentare un progetto, sarà discusso con la stessa attenzione data allo stadio della Roma”: tre frasi del presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, che, più di tutte, chiariscono quanto la questione dello Stadio della Roma di Tor di Valle fosse tutt’altro che di facile soluzione.
Mentre è tramontata l’ipotesi della riunione della Conferenza dei Servizi per oggi e si allontana anche la data di domani, prendendo corpo, quindi, quella di giovedì, Zingaretti interviene, dopo settimane di basso profilo mediatico commisurate al suo stile di comunicazione, ai microfoni di RadioRadio e chiarisce: “Di fronte alla situazione di impasse sul nuovo progetto presentato dalla Roma e dal Comune, il Governo ha affrontato il problema più grande che era quello della mobilità. È giusto fare lo stadio ma è anche giusto avere una viabilità adeguata. La scelta del governo è stata dunque di grande aiuto alla Roma, alla città, per non rischiare di fermare l’ennesimo investimento che poi non va in porto”.
Frasi che, poste a paragone con quelle dell’assessore all’Urbanistica della Raggi, Luca Montuori (“Se il Ponte di Traiano fosse necessario non ci sarebbero stati 4 pareri positivi, e qualcuno dovrebbe prendere la responsabilità di chiudere negativamente questa conferenza”), rendono appieno il reale clima. 
Il nodo più importante era la mobilità e ora il Governo lo affronta. Se mi chiedete poi una posizione da cittadino, penso che se il primo progetto dello stadio si fosse approvato, saremmo già un passo avanti. Ma ora verifichiamo ciò che abbiamo davanti”. A parte il problema di un Pd che “licenzia” Ignazio Marino da una notaio, Zingaretti aggiunge: “Questo sarà lo stadio voluto da chi ama Roma. È sbagliato dare una sigla di partito a questo progetto.

Io credo che il progetto che fu votato dall'amministrazione Marino, che aveva tre meravigliose torri, era una sfida più affascinante. Ora però è importante non cadere nel rischio di dire di che partito è lo stadio. Lo stadio è dei romanisti e della città. Credo che il governo Gentiloni si è mosso proprio per questo: arrivati a questo punto fermarsi sarebbe stato un colpo alla credibilità della Capitale molto serio”.
Anche Roberto Giachetti, vicepresidente della Camera e sfidante della Raggi nella corsa a Sindaco, ha preso posizione: “Esattamente come per le Olimpiadi, la rozzezza ideologica del Movimento 5 Stelle ha smontato il bel progetto dello stadio approvato tre anni fa. Un progetto di alto livello architettonico e urbanistico, utile a riqualificare e rilanciare un quadrante della città. Il Comune di Roma non intendendo finanziare il Ponte di Traiano non lo ha inserito nel progetto portando l’opera su un binario morto. Solo l'intervento del Governo potrà consentire a Roma di avere lo stadio”. 
Insomma, il PD, com’era logico che avvenisse, riprende in mano le redini del gioco e strappa la bandiera Stadio dalle mani dell’avversario 5Stelle. Con il ritorno di fiamma del Ponte di Traiano, l’hastag #unostadiofattobene, lanciato dalla Raggi e compagnia, va in soffitta. 
A questo punto, nei prossimi giorni (forse anche per questo slitta la convocazione dell’ultima seduta), in Regione si attendono l’invio di un qualche tipo di impegno formale scritto da parte del Governo ad occuparsi della viabilità del quadrante
Per evitare giri sgradevoli in Procura, infatti, sarà necessario che questo impegno sia su interventi generali di viabilità formalmente svincolati dal progetto Stadio. 

TORRI DELL'EUR, TAR CONTRO IL CAMPIDOGLIO, NIENTE CONTRIBUTI


La botta è di quelle forti. E non depone bene per il futuro. Parliamo della vicenda delle Torri dell’Eur, quelle progettate da Cesare Ligini all’inizio degli anni ‘60, che, per molti anni, furono sede distaccata del Ministero delle Finanze e che dalla fine degli anni ‘90 sono precipitati in un tale stato di abbandono da far loro guadagnare il soprannome di Beirut. 
Il Campidoglio - gestione Raggi/Berdini - era convinto di aver diritto a ricevere dalla società proprietaria, la Alfiere composta a metà da Cassa Depositi e Prestiti (la cassaforte dello Stato) e a metà da Telecom, ben 24 milioni di euro. Il Tar del Lazio ha dato torto al Campidoglio. E, ora, la richiesta di risarcimento danni per ben 328 milioni di euro avanzata da Alfiere contro il Comune diventa un incubo reale con il quale l’assessore al Bilancio, Lemmetti, dovrà fare i conti.
Andiamo per ordine: il Tar ha accolto il ricorso presentato da Alfiere contro il Comune e il Ministero dell’Economia dichiarando l’illegittimità degli atti del Comune compiuti sotto la gestione del Commissario straordinario Tronca e sotto quella attuale, di Berdini e della Raggi. 
La vicenda nasce nel 2002: il Ministero delle Finanze trasferisce a Fintecna una serie di beni immobili per valorizzarli. Da Fintecna passano a Cassa Depositi e Presiti. Nel 2009, Cassa Depositi e una cordata di imprenditori privati riuniti nella società Alfiere chiede un permesso a costruire per valorizzare le Torri di Ligini con un progetto predisposto da Renzo Piano. Una grande valorizzazione con appartamenti di lusso invece che uffici e che avrebbe fruttato al Campidoglio 24 milioni di euro di contributi
Passa il tempo, il mercato immobiliare crolla e i soci privati si ritirano. 
Anzi, non ritirano il permesso a costruire richiesto che rimane, quindi, lettera morta. 
Cambio Giunta: da Alemanno si passa a Marino. All’Urbanistica capitolina arriva Giovanni Caudo che, visto lo stato di stallo della situazione, cambia il progetto. Sempre insieme ad Alfiere - dove, però, alla cordata di imprenditori romani è succeduta Telecom - il progetto non è più appartamenti di lusso ma uffici, quindi non una valorizzazione ma una ristrutturazione. Contributo, un solo milione che sarebbe stato investito per riqualificare la fermata metro sottostante. 
Nuovo cambio in Campidoglio: arriva prima Tronca che cancella (marzo 2016) le obbligazioni del 2009. Poi arrivano Berdini e la Raggi che annullano in autotutela l’autorizzazione alla cancellazione dell’atto, confidando nella possibile riscossione dei 24 milioni di euro previsti inizialmente come contributo. 

Insomma, un gran caos. Che però, complice il cambio di strategie di Telecom con l’arrivo di Flavio Cattaneo alla guida dell’azienda con il compito di tagliare le spese, favorisce Telecom. Infatti, i patti interni di Alfiere avrebbero obbligato Telecom a pagare una penale da 180 milioni di euro se si fosse ritirata dall’affare. Una penale, però, che non sarebbe scattata qualora i lavori nelle Torri non fossero iniziati il 30 settembre 2016. Che è esattamente ciò che è avvenuto: la decisione di Berdini e della Raggi di cancellare in autotutela i permessi rilasciati ha fatto scattare la clausola di salvaguardia
Quindi, bye bye Telecom. E gratis. 
Con Cassa Depositi e Presiti in Alfiere che, di fronte alla richiesta del Comune di versare i 24 milioni, oggi vince e se li tiene in tasca e domani potrebbe incassare lei, i 328, dal Comune come risarcimento danni per la gestione della vicenda

domenica 26 novembre 2017

STADIO, QUEL PONTE CHE DIVIDE LA POLITICA


A sbloccare il Ponte di Traiano, l’intervento del Governo - ministri allo Sport, Lotti, e alle Infrastrutture, Delrio - lo ha sbloccato. E, con esso, ha, di fatto, acceso il semaforo verde per lo Stadio della Roma di Tor di Valle
Ma le polemiche iniziano ora. 
Polemiche che investiranno, insieme, tanto lo stesso Governo - accusato in qualche misura di finanziare, con questo intervento, un’opera privata - quanto, soprattutto, Virginia Raggi e la sua Amministrazione - Giunta, presente e passata, e Consiglio - rea di aver talmente stravolto in peggio il progetto iniziale da aver reso necessario l’intervento del Governo per evitare la bocciatura dell’opera. 

Luca Lotti, a margine di una partita di calcio di beneficienza, ha chiarito alcuni passaggi: “c’è una conferenza dei servizi in corso. Noi daremo la nostra disponibilità per migliorare la viabilità. Quello che conta è arrivare alla fine del progetto poi se ci saranno degli interventi per migliorare la viabilità, tutti insieme troveremo il modo di metterci a sedere e realizzarli. L’importante è che si arrivi all’approvazione definitiva”. 
L’assessore allo Sport della Giunta Raggi, Daniele Frongia, commenta a Pagine Romaniste la telefonata di Lotti per sbloccare il Ponte: “A me sembra una cosa costruita, del tutto avulsa dall’iter previsto dalla legge, cioè la Conferenza dei Servizi. Noi abbiamo fatto la nostra parte, quindi le ricostruzioni che dicono che un intervento dall’esterno abbia risolto la situazione mi sembrano fuori dal contesto”. 
E, anche Luca Montuori, l’assessore all’Urbanistica, a RadioRadio, interviene: “Quella telefonata famosa non l’ho ricevuta io. Noi abbiamo fatto un grande lavoro, se a questo progetto si aggiunge un ponte magicamente con un colpo di telefono ne prendiamo atto ma ne parleremo con qualcosa di più concreto in mano e non facendo riferimento solo a una telefonata. C’erano funzionari statali e non ci stava nessuna impasse alla quale qualcuno ha posto fine. Chi c’era non era andato lì così, i tecnici del comune non avevano bisogno di aiutini”. Poi, un barlume di chiarezza: “Se il Ponte di Traiano fosse necessario non ci sarebbero stati 4 pareri positivi, e qualcuno dovrebbe prendere la responsabilità di chiudere negativamente questa conferenza”. 

Pareri che, leggendoli, lasciano aperti inquietanti interrogativi. 
Basti quello reso da Roma Servizi Mobilità, la stessa che ha fornito i dati di partenza su cui sono basate le simulazioni sul traffico presentate in quest’ultima versione del progetto. 
Nel parere di Roma Servizi Mobilità si scrive che si usa lo stesso software in possesso dei proponenti e che sono stati inseriti gli stessi dati di partenza con le stesse due identiche simulazioni sul traffico (mattina presto di un giorno feriale in ingresso allo Stadio e l’ora antecedente l’inizio di una partita sempre in ingresso allo Stadio). La strana coincidenza è che dati di partenza uguali, stesso software, identici scenari abbiano finito per dare un risultato uguale a quello dei proponenti. 

Insomma, tanto fragore di unghie sul vetro. 

La rete, intanto è impazzita. Tanti esultano: chi posta la foto dell’ex assessore all’Urbanistica, Paolo Berdini, truccata e con la frase “l’ho presa sui denti”, a citare la sua esclamazione che più di tutte lo pose in aperto contrasto con la sponda giallorossa della città, chi semplicemente festeggia, chi attacca certa stampa romana ironizzando su problemi digestivi, fegati grossi e notti insonni. Tanti altri, però, attaccano a testa bassa la Raggi per la sequenza di decisioni che hanno portato lo Stato a dover intervenire e chi attacca lo stesso Governo. Anche la politica si muove: l’ex sindaco, Ignazio Marino, su facebook: “i tifosi non avranno la nuova metropolitana né il nuovo ponte pagati dai costruttori privati. La metro non ci sarà proprio. Il ponte forse sì, ma invece che i costruttori dello Stadio, lo pagheranno i cittadini Italiani con i soldi pubblici dello Stato”. 
Anche l’ex assessore all’Urbanistica della Giunta Marino, Giovanni Caudo, il papà della vecchia delibera sul pubblico interesse allo Stadio della Roma, non ci sta. E scrive una lettera al sindaco, Virginia Raggi, e al presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti: il “Ponte di Traiano era previsto” dalla pretendete delibera senza oneri per le casse pubbliche. Poi, il j’accuse: “il contributo economico pubblico che si sta configurando è conseguenza della modifica al progetto richiesta dal Comune di Roma”, insomma dalla decisione della Raggi di rivedere le opere pubbliche, e che questo “contributo pubblico contraddice di fatto, nonostante le soluzioni formali che si stanno predisponendo” la legge stadi che prescriveva che gli interventi fossero senza oneri per lo Stato. 
Insomma, le polemiche non mancheranno di certo.


STADIO, VINCITORI E VINTI


La data del D-Day, dell’ultima seduta della Conferenza dei Servizi che dovrà deliberare il via libera definitivo al progetto della Roma di costruire il suo impianto di proprietà a Tor di Valle, ancora non è stata fissata. Si parla di martedì o di mercoledì prossimo.

L’intervento del Governo, però, che ha deciso di acquisire il Ponte di Traiano (quello inserito nella “versione Marino” del progetto Stadio: da costruire sull’autostrada Roma-Fiumicino, a Parco de’ Medici, con due chilometri di complanari dedicata in entrate e in uscita per entrambi i sensi di marcia) come opera di utilità pubblica da inserire in un nuovo Accordo di Programma e affiancarlo al Ponte dei Congressi, ha, di fatto, sciolto l’unico vero nodo che ancora rimaneva aperto: quello della mobilità. 

Non che tutti i problemi siano risolti: manca, ad esempio, ancora un investimento sufficiente per lo scalcagnato trenino Roma-Lido di Ostia. Tuttavia, l’iniziativa del Governo sblocca il futuro Stadio giallorosso. 

Questo ha dei vincitori. E dei vinti. 

Vince Roma, per prima. Un’area ridotta a una discarica a cielo aperto, abbandonata da anni, regno incontrastato di ratti e zona di prostituzione diventerà un parco, un’area commerciale e di uffici, il nuovo campo di allenamento della prima squadra giallorossa e la sua nuova casa. Posti di lavoro e infrastrutture per un valore 143 milioni di euro saranno appannaggio della città: strade, ponti, stazioni, treni.
Vincono i tifosi della Roma, quelli che hanno anteposto il bene della società a quello della simpatia per chi detiene pro tempore il pacchetto di maggioranza delle azioni societarie. A quelli che dalla futura nuova Curva Sud faranno sentire l’amore alla squadra, facendo tremare gli animi agli avversari.




Ma, dopo Roma e i suoi cittadini e la Roma e i suoi tifosi, i vincitori hanno anche un volto e un nome e cognome preciso: quello di Mauro Baldissoni, direttore generale della società di James Pallotta. Lui, l’unico “sopravvissuto” alla grande rotazione di dirigenti avvenuta in seno alla società di Trigoria da quando la proprietà è diventata americana, è riuscito, in poco più di tre anni, a portare a casa un risultato storico. Ci aveva provato Dino Viola. E ci riprovò anche Rosella Sensi. Due fallimenti che avevano segnato in modo indelebile il cuore dei tifosi della Roma. Oggi Baldissoni - con buona pace di molti suoi detrattori - riesce ottenendo, insieme al costruttore Luca Parnasi, il risultato in un tempo assai breve (la Juventus impiegò 14 anni dall’avvio delle trattative col Comune di Torino alla partita inaugurale dello Stadium) e, per giunta, mettendo insieme letteralmente il diavolo e l’acqua santa. Prima il centrodestra di Alemanno sindaco, poi, oggi, il Pd di Marino e di Zingaretti, e i 5Stelle della Raggi. Mettendo allo stesso tavolo lo Stato, la Regione, la Città Metropolitana e il Comune di Roma. 
Giovanni Caudo, ex assessore all’Urbanistica della Giunta Marino, e Michele Civita, attuale responsabile dell’Urbanistica della Regione Lazio, sono gli altri due vincitori. Il primo, avendo disegnato una delibera che ha avviato l’iter, segnando in modo irrevocabile il suo destino, Ponte compreso. Il secondo, che ha rifiutato il compromesso al ribasso, tenendo ferma la barra sulla necessità di fare uno Stadio davvero fatto bene. 
Poi due ministri: quello dello Sport, Luca Lotti, e quello delle Infrastrutture, Graziano Delrio. Entrambi hanno compreso l’importanza del progetto Stadio ma, soprattutto, il reale valore di pubblico interesse del Ponte di Traiano. 

Il lato dei perdenti è altrettanto ben frequentato. Partiamo dallo stesso Lotti che, quando inizialmente si acuì lo scontro sul Ponte, tentò di mediare al ribasso. Chapeau a chi ha saputo comprendere il primo errore e porvi rimedio. 
Gli altri nomi dei perdenti sono facili da trovare: Paolo Berdini, l’ex assessore all’Urbanistica della Giunta Raggi, è stato l’ispiratore dell’idea che il Ponte dei Congressi fosse intercambiabile con quello di Traiano. Con lui, Virginia Raggi che quell’idea ha sposato. E, forse il più sorprendente, Luca Montuori, successore di Berdini all’Urbanistica capitolina che quell’idea ha continuato a difendere. Da un professionista del suo calibro era lecito attendersi la comprensione e correzione dell’errore. 
Questa vicenda, purtroppo, sanziona ancora una volta un fattore semplice: questa Amministrazione non sa quello che fa. Dimostrano di non saper governare: avevano un buon progetto fra le mani, potevano migliorarlo. L’hanno peggiorato e solo l’intervento del Governo ne ha evitato la bocciatura. 
Insieme a loro, nel novero degli sconfitti, va segnato quello di Mark Pannes, il dirigente della Roma cui per primo Pallotta affidò il dossier Stadio, e quelle diverse associazioni che avrebbero preferito, in nome di un malinteso concetto di tutela ambientale che oramai si trasforma in una conservazione dell’esistente quale esso sia, lasciare Tor di Valle nel degrado di oggi. Tutto purché non si tocchi nulla. 
E, con esse, quella quantità strana di mezzi di informazione, radioline dell’ambiente romano e tifosi anti-pallottiani cui oggi rimane assegnato l’ingrato ruolo di rosiconi, per usare una espressione tipicamente romana. O di gufi dell’ultimo momento. 

sabato 25 novembre 2017

STADIO, PRONTI AL VIA LIBERA



Non c’è ancora la certezza matematica ma lo Stadio della Roma è (quasi) realtà: manca solo l’annuncio ufficiale. La Conferenza dei Servizi non si è ancora chiusa ma la notizia trapelata nel tardo pomeriggio è di quelle da bottiglia di champagne. Pregiato, per giunta. 
Andiamo per ordine. Il Ponte di Traiano è essenziale: lo aveva scritto la Direzione Strade del Ministero delle Infrastrutture, la Regione e, ancora ieri, la stessa Città Metropolitana lo aveva richiesto domandando due diverse vie d’uscita dall’impianto. 
Su questo tema, unito a quello della insufficiente previsione nella delibera Raggi degli investimenti per la mobilità pubblica, si era generata un’impasse dei lavori della Conferenza. Tanto che, dopo una mattinata - anche con toni piuttosto accesi - trascorsa a discutere sui temi del traporto pubblico e privato, nel pomeriggio, prudentemente, non riuscendo a trovare una soluzione al problema, la presidenza della Conferenza aveva spostato il dibattito dedicandolo ad affrontare le tematiche urbanistiche.
Nel tardo pomeriggio di ieri, poi, il gran colpo di scena. La rincorsa delle telefonate ha raggiunto il ministro dello Sport, il renziano Luca Lotti, in quel momento in treno insieme al segretario Pd, Matteo Renzi. Frenetico giro di chiamate con il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio e, alla fine, la soluzione. 

Il Ponte di Traiano sarà finanziato dallo Stato. 

Ovviamente non all’interno di questa procedura: come Il Tempo aveva già anticipato, non sarebbe tecnicamente possibile perché significherebbe avere lo Stato come cofinanziatore di un progetto privato e, quindi, direttamente come partner commerciale di una società sportiva che, per giunta, è anche quotata in borsa. Assolutamente impensabile. 

Rimane l’unica altra possibilità: il Ponte di Traiano sarà oggetto di un apposito nuovo Accordo di Programma fra lo Stato e il Comune. Verrà considerato di pubblico interesse e, analogamente a quando avvenuto per il Ponte dei Congressi, verrà inserito fra le opere da finanziare. Magari già all’interno del tavolo Raggi-Calenda. 

Del resto, le stesse simulazioni sul traffico che i proponenti avevano presentato dimostrano, al di là di qualsiasi dubbio, che il Ponte di Traiano - 100 milioni circa di costo, da costruire sullo svincolo di Parco de’ Medici sull’autostrada Roma-Fiumicino con due complanari dedicate, ciascuna da 2 km sia in ingresso che in uscita - è in grado di esercitare una capacità di assorbimento di flussi di traffico superiore del 40% rispetto al Ponte dei Congressi (140 milioni di costo, da costruire sempre sulla Roma-Fiumicino ma all’altezza di viale Isacco Newton ma a senso unico in direzione via del Mare/Ostiense e con 45 milioni di euro necessari a pagare la costruzione della viabilità locale accessoria ancora da trovare). 

Insomma, il Ponte di Traiano costa quasi la metà del Ponte dei Congressi e rende quasi il doppio. A testimonianza del suo reale valore di opera pubblica. 

Ancora da capire se questo finanziamento avverrà spostando i fondi del Ponte dei Congressi su quello di Traiano - tra l’altro risparmiando una quarantina buona di milioni di euro su quanto già stanziato più la restante parte ancora da finanziare per un totale di quasi 90 milioni - oppure, ipotesi tutt’altro che da scartare, con un nuovo finanziamento che copra i costi di entrambi i ponti

Da un punto di vista progettuale, poi, il progetto del Ponte di Traiano è già stato approvato in Conferenza dei Servizi: erano state avanzate, infatti, due prescrizioni. La prima, da parte dell’Ente Roma Natura che gestisce la Riserva naturale della Tenuta dei Massimi, che evidenziava come un pilone del Ponte ricadesse non nell’area vincolata ma in quella di rispetto. Prescrizione risolta spostando il pilone. E la seconda, da parte del Dipartimento Lavori pubblici del Comune, che chiedeva delle prove da sforzo in caso di rottura di uno dei cavi di tiraggio. Anche questa soddisfatta. Tutto questo, quindi, fa sì che il progetto del Ponte di Traiano sia a livello di definitivo e già approvato. Quindi, rispetto a quello dei Congressi, anni luce più avanti. Il Ponte dei Congressi, infatti, deve ancora superare la sua Conferenza dei Servizi visto che la prima progettazione era stata bocciata proprio dallo Stato ed era tornato sul tavolo di ingegneri e architetti.

A questo punto, superato lo scoglio più rilevante, anche in considerazione del tenore dei pareri del Campidoglio, tutti positivi con prescrizioni non particolarmente “pungenti” - basti, per tutti, quello del Dipartimento Mobilità che, dopo aver ribadito che il contributo del Comune sarà dato dall’acquisto dei nuovi treni per la Roma-Lido coperti con parte dei 45 milioni di euro del contributo costo di costruzione versati dalla Roma, si concentra sulla divisione della “rampa A”, sull’innesto in curva della “rampa Z” di uno degli svincoli della via del Mare - la necessità sarà quella di trovare la quadra fra le varie prescrizioni. 


La Conferenza dei Servizi che sta esaminando la “versione Raggi” del progetto Stadio della Roma tornerà a riunirsi, probabilmente, il prossimo martedì. La data, formalmente, non è ancora stata annunciata ma questo sembra l’intendimento degli uffici regionali. 
La giornata ha vissuto momenti di tensione, soprattutto in mattinata, quando è andato in scena uno scontro abbastanza acceso fra il Campidoglio da una parte e la Regione e lo Stato dall’altra. 
Tema del contendere, la mobilità pubblica. La Regione, calcolatrice alla mano, ha iniziato a fare i conti sulla capacità della Roma-Lido di trasportare i 20mila tifosi che il Comune ha indicato come la soglia minima da raggiungere. Solo che, appunto con il pallottoliere in mano, i treni che il Comune intende mettere sui binari non sono sufficienti. Insomma, conti sballati. Alla domanda: “come intendete pagare i 10 treni che mancano all’appello”, il Campidoglio avrebbe risposto chiamando in causa progetti di investimento dello Stato. Che, però, ha immediatamente chiarito che non se ne parla proprio: abbiamo già dato, in sostanza, con i 180 milioni di finanziamento per rifare la Roma-Lido. Milioni che la Regione ha tenuto a precisare che non saranno destinati a rafforzare solo il tratto utile allo Stadio ma che, al contrario, devono essere spesi per migliorare l’intera linea, da capolinea a capolinea. 
Un dibattito, questo, che è andato in scena anche davanti Cristina Grancio, la “pasionaria” consigliera comunale 5Stelle contraria al progetto e che, per la sua posizione, era stata prima espulsa dal gruppo grillino e poi reintegrata: “Le problematiche sono tante, in modo particolare sulla mobilità ma non solo, e quindi c’è bisogno di un aggiornamento. Comunque come la penso politicamente si sa, ora attendiamo”, ha detto uscendo dalla sede della Regione. Una presenza in Conferenza dei Servizi, quella della Grancio, che non sarebbe stata per nulla gradita ai “piani nobili” del gruppo capitolino 5Stelle.
Manca almeno una seduta per chiudere la Conferenza dei Servizi. Dalla Regione, l’assessore all’Urbanistica, Michele Civita, lascia trapelare un cauto ottimismo: “penso che il lavoro di oggi con un’altra seduta abbastanza lunga riuscirà a definire i vari aspetti e armonizzare i vari pareri. La parte più delicata riguarda soprattutto la viabilità privata e il trasporto pubblico che sono a servizio di tutti i cittadini del quadrante”. 
Ora che si avvicina il via libera finale, c’è la corsa ai galloni di paternità: “siamo soddisfatti dell'importante lavoro fatto in Campidoglio in questi mesi e ringrazio gli uffici”, afferma l’assessore all’Urbanistica del Comune, Luca Montuori


Il valore generale delle opere pubbliche previsto nella “versione Raggi” del progetto Stadio della Roma trova una sua nuova quantificazione dopo l’arrivo del parere del Dipartimento Lavori pubblici che ha applicato anche i ribassi medi “per lavori consimili”.
In totale, la Roma spenderà 143 milioni di euro per queste opere pubbliche: 63 milioni e mezzo, il 44,5%, per quelle definite come “opere a standard”, vale a dire quelle opere, pagate dal costruttore, e che sono obbligatorie per legge come le fogne, le strade, l’illuminazione.
Nello specifico, si tratterà di quasi 41 milioni per i parcheggi a raso e tutta la viabilità interna al futuro complesso di Tor di Valle. Poco più di 12 milioni e mezzo andranno a finanziare il parcheggio multipiano chiamato “par02”. Il gran cavallo di battaglia dell’ex assessore all’Urbanistica della Giunta Raggi, Paolo Berdini, e cioè le idrovore, costeranno qualche migliaio di euro in più di 7 milioni. Soldi che non daranno diritto ad avere in cambio compensazioni. A chiudere il conto, altri 3 milioni per pagare il cosiddetto asse di collegamento interno che, con il ripristino del Ponte di Traiano, probabilmente sconterà un aumento dell’investimento.
E veniamo alle spese che ricevono in cambio cubature a compensazione. Sono poco meno di 79 milioni e mezzo di euro, il 55,5% del costo totale e serviranno a pagare la riunificazione e messa in sicurezza della via del Mare e via Ostiense, per 46 milioni in totale. 
Su questo intervento lo stesso Dipartimento Lavori pubblici ha inserito una prescrizione piuttosto importante: “nel tratto in cui la via del Mare e la Ostiense si biforcano, a cavallo dell’intersezione con il viadotto della Magliana e fino al loro successivo riallineamento, per una lunghezza di 900 metri circa, l’unificazione deve essere concepita realmente in modo da consentire la realizzazione delle rampe di collegamento con il viadotto della Magliana stesso”.
Sette milioni serviranno per la nuova stazione di Tor di Valle del trenino Roma-Lido di Ostia; qualcosa in meno di 10 milioni per  il ponte ciclo-pedonale che connetterà la stazione Fs di Magliana sulla linea Orte-Fiumicino con l’area “curva nord” dello Stadio. Quasi due milioni e mezzo il costo della videosorveglianza e un milione e 735mila euro i due pontili di attracco sul Tevere, elemento, per altro, fondamentale anche in sede di costruzione come punto di scarico dei materiali di cantiere. Infine, l’opera forse più attesa e quella più importante tanto che sarà la prima, la messa in sicurezza del Fosso del Vallerano costerà 12 milioni e 300 mila euro.

Intanto inizia a fare capolino il problema della stesura della Convenzione urbanistica, cioè il “contratto” che regolerà i rapporti fra i proponenti e il Campidoglio e che conterrà anche l’esatta calendarizzazione e scaletta delle priorità degli interventi pubblici e privati. Il parere della Direzione edilizia dell’assessorato all’Urbanistica inizia, infatti, a dettare le prime linee guida per la stesura della Convenzione: una competenza della Conferenza dei Servizi che redigerà il testo da far approvare dal Consiglio comunale per diventare efficace. In primo luogo: la manutenzione di tutte le opere pubbliche sarà fissata per un “periodo non inferiore a tre anni dalla data del collaudo”. Ancora: i treni della Roma-Lido previsti dalla delibera Raggi dovranno essere disponibili il giorno dell’inaugurazione dello Stadio. Infine: nella Convenzione dovrà essere indicato il criterio di stima con cui verrà determinato l’ammontare nel tempo della penale che la Roma dovrà corrispondere al Comune qualora venisse sciolto il vincolo trentennale di proprietà Stadio/Società. 





mercoledì 22 novembre 2017

SÌ O NO ALLO STADIO, OGGI I PARERI


Scade alla mezzanotte di oggi il termine ultimo per la consegna, in Regione Lazio, dei pareri unici delle diverse Amministrazioni publiche - Stato, Regione stessa, Città Metropolitana e Campidoglio - coinvolte nella Conferenza dei Servizi decisoria che sta esaminando la seconda versione del progetto di costruzione dello Stadio della Roma a Tor di Valle. Al momento in cui scriviamo, non risulta ancora pervenuto in Regione nessuno parere. 
Negli ultimi giorni, secondo quanto trapela dai vari uffici coinvolti, si stanno chiudendo le ultime carte e rileggendo le bozze: Anas e l’Ente regionale Roma Natura - che ha in gestione la Tenuta dei Massimi, area verde protetta sul lato Magliana del Tevere prospiciente parzialmente Tor di Valle - avrebbero inviato i loro pareri relativi alla procedura di Valutazione di Impatto ambientale che, però, non conterrebbero significativi elementi negativi. 
Proprio Roma Natura, in occasione della Valutazione ambientale della prima stesura del progetto Stadio aveva espresso un parere contrario poiché un paio di piloni del Ponte di Traiano ricadevano in una fascia di rispetto vicina alle aree naturali protette: fu uno degli elementi di maggior criticità che determinarono, insieme alla mancanza della variante urbanistica da parte del Comune di Roma, la bocciatura della “versione Marino” del progetto a aprile scorso. 
Questa volta, invece, sembrerebbe - condizionale d’obbligo - che questo parere sia, insieme a quello di Anas, sostanzialmente positivo: sarebbe un ulteriore passo avanti verso l’ok allo Stadio.
Va ricordato, infatti, che le procedure di Valutazione di Impatto ambientale (Via) sono svincolate dalla Conferenza dei Servizi e che, qualora la Via fosse negativa essa comporterebbe, di fatto, l’automatica bocciatura del progetto indipendentemente da qualunque altra ragione.
Per quanto riguarda la Conferenza dei Servizi non è da escludersi, secondo quanto trapela dagli uffici regionali, che i pareri non vengano neanche consegnati oggi ma che giunga una lettera in cui le Amministrazioni si riservano di produrre il parere durante la seduta della Conferenza, convocata per il prossimo venerdì. 
Una procedura che si era già verificata in occasione dell’ultima seduta della precedente Conferenza (quella sulla versione Marino) in cui lo Stato produsse direttamente durante la riunione il proprio parere.

Sempre gli spifferi dei vari uffici pubblici fanno trapelare un cauto ottimismo. Dal Campidoglio ci si aspetta ovviamente un parere positivo. Sarà difficile credere che i tecnici comunali, dopo aver contribuito a scrivere la delibera Raggi sul pubblico interesse, finiscano per bocciare il progetto figlio di quella delibera. 
Anche perché praticamente tutti i dirigenti capitolini stanno partecipando al grande gioco dell’oca dell’”interpello”, vale a dire della candidatura ad occupare altri posti nella ormai prossima rotazione delle poltrone. I curricula dei vari direttori e dirigenti apicali sono nelle mani del sindaco, Virginia Raggi, e dei suoi assessori: in palio non ci sono solo i posti per diventare il nuovo direttore dei Dipartimenti Urbanistica, Lavori Pubblici, Ambiente, Commercio, Sport e Mobilità - tre quarti dei ruoli più importanti del Campidoglio - ma anche quelli per i vicedirettori generali con la responsabilità delle macroaree, fra le quali quella “monstre” che accorperà Urbanistica, Mobilità, Ambiente e Lavori pubblici. 
Quindi, a meno di sorprese clamorose, appare difficilissimo pensare a un “no” dei dirigenti comunali al progetto che sarebbe un “no” alla delibera Raggi.