domenica 18 ottobre 2015

LA SINDROME DEL MIGLIORE

C'è una parte del Paese che è stata colpita da una strana forma epidemica di "sindrome del migliore".
Il soggetto in questione si ritiene perfetto, sempre nel giusto e dalla parte giusta, onesto e rappresentante degli onesti come lui. Contemporaneamente ritiene che chiunque non sia con lui, sia un povero demente o, peggio, un amico dei criminali se non criminale egli stesso. Un disonesto, un evasore. E, soprattutto, un idiota che "non capisce".

Questa parte del Paese, cambiando nome e un po' casacca, ci ha regalato venti anni continuati di Berlusconismo. Berlusconismo, attenzione, non solo Berlusconi. Perché il Berlusconi uomo, come tutti gli uomini, è destinato a esaurirsi e l'esaurimento è venuto grazie alla magistratura. Perché la politica di questa parte del Paese, per battere il Berlusconismo - un fritto misto di qualche buona idea teorica, buoni slogan emotivi molto populisti, poca concretezza finale - ha finito per diventare berlusconiana. Invece di produrre gli anticorpi al berlusconismo, ne ha prodotto un clone. Solo più giovane (e con l'accento toscano che fa quasi sempre simpatia).
E questa parte, oggi, si accinge a regalarci un nuovo ventennio. Evidentemente è una parte cui la parola ventennio, alla fin fine, piace. E molto.
Un ventennio che sta curando ben bene, annaffiandolo e concimandolo ogni giorno. Al grido de "noi siamo l'Italia giusta e onesta", diciamo, per semplificare, la "Buona Italia", quesi figuri non sembrano arrivare a comprendere che il Grillismo ha smesso i panni di voto di protesta. E sta iniziando a incarnare un'altra Italia: inizia ad essere l'espressione di una classe sociale, rappresentandone le istanze. Una classe sociale (usando un'espressione tipicamente marxiana) trasversale sotto molti punti di vista: reddito, istruzione, età. Una classe che dopo sette decenni di deleghe in bianco, si sta riappropriando, in modi ancora rozzi, dell'idea rousseauiana di democrazia diretta.

E che, per giunta, scende nell'agone politico senza timore di confrontarsi sullo stesso terreno dei "migliori": l'onestà, l'antimafiosità, la trasparenza. Migliori che, ad oggi, hanno ancora un punto di vantaggio, la competenza. Ma è un punto che sta evaporando rapidamente.
Perché è vero che la classe dirigente dei migliori viene da 70 anni di scuole di partito, scuole amministrative negli enti pubblici e locali, scuole politiche nelle segreterie comunali, regionali e nazionale del partito che, in confronto, Richelieu e Mazzarino erano dei dilettanti allo sbaraglio. Ma è altrettanto evidente che una fetta sempre più consistente di questa classe dirigente sta sotto botta della magistratura: tangenti, scontrini, appalti, omicidi, collateralità alla mafia.
E, in più, quelli dell'altro lato, non rimarranno infanti per sempre. Anzi, oramai sono entrati a pieno diritto nell'adolescenza. Quasi maggiorenni. Il vero banco di prova sarà dato dalle prossime amministrative in cui rischiano seriamente di prendersi una o due città di quelle grosse. Certo, potrebbero bruciarsi, come a Roma. Ma visti i risultati di chi li ha preceduti, non cambierebbe poi tanto. Al contrario, dovessero riuscire, dimostrerebbero di essere adulti e pronti. Pronti a governare davvero il Paese.

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