No, non è l’annuncio del titolo del prossimo film di Indiana
Jones. Ma quasi.
È la certificazione del perché, a Roma, quando piove la città
si allaga.
Non c’entra Marino Ignazio da Genova. Perché il tombino sul
quale dovrebbero oramai lavorare gli archeologi, è così da anni. Anche prima di
Alemanno era così.
Sepolto, ricoperto, interrato e asfaltato.
La vittima di lavori stradali fatti alla pene di segugio si
trova in via Mamiani, giusto a metà strada fra il Radisson Blu Hotel – noto per
organizzare feste serali che trasformano il quartiere in un parcheggio
indecentemente libero a qualsivoglia violazione del Codice della Strada e nella
più totale latitanza della Polizia di Roma Capitale – e l’ingresso del Mercato
Esquilino settore abbigliamento.
Da anni e annorum, avrebbe scritto Giovannino Guareschi, quel
tombino è solo un ricordo, insieme ai marciapiedi oramai giunti, a forza di
sommare asfalto su asfalto, a livello strada o quasi.
E, quando piove, il rivolo d’acqua che si forma lungo via Filippo Turati, strada in discesa dalla Stazione Termini verso Piazza Vittorio, corre fangoso e marroncino, trascinando con sé ogni sorta di detrito, per girare proprio in via Mamiani dove il povero tombino viene scavalcato senza fatica, per terminare nel simpatico laghetto che si forma, l’inverso di quelle mitiche isole a scomparsa del Pacifico, in via Principe Amedeo.
Del resto, la città è pronta per il Giubileo!
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