domenica 23 novembre 2014

MARINO E IL PD; ABBRACCIO MORTALE

Ai sondaggi è bene credere sempre poco, almeno per quel che riguarda i numeri in sé. Sono utili più che altro per tastare, in modo meno aleatorio, un comune sentire. Per cui, è poco credibile chi si attacca a un più o meno 2% nel valutare l'operato di un Sindaco e della sua Amministrazione (o di un qualsiasi altro politico).
Quel che conta, appunto, è ciò che da un sondaggio emerge, cioé un comune sentire, un diffuso mood della popolazione.
E non occorre scomodare Swg per sapere che questa Amministrazione comunale, con il suo Sindaco in testa, è in agonia nella testa dei romani.


Vai al bar, parli col barista o con la tabaccaia; o dal fornaio; dal fruttivendolo; in metropolitana o in tram; in centro fra i ragazzi dello struscio; parli con gli albergatori; i vigili urbani; i dipendenti comunali; i centauri e gli automobilisti: non riesci più a trovare nessuno che elogi quanto viene deciso dal Campidoglio. La risposta più diffusa, o, meglio, praticamente unanime, è: "prima se ne va (Marino, sottinteso), meglio è per tutti".

È quello che viene chiamato il polso del territorio. Altro che sondaggi. Questi ultimi hanno solo certificato il coma irreversibile nel quale è sprofondata la Giunta Marino

Ognuna delle persone interpellate è parte di più categorie sociali diverse ed esprime ormai il suo malcontento indossando di volta in volta "la divisa" di queste categorie sociali. Il barista parla come lavoratore dell'Esquilino ma anche come residente a Tor Tre Teste; la tabaccaia come commerciante a San Lorenzo in Lucina e come fruitrice del mezzo pubblico; il Vigile urbano come agente della polizia locale ma anche come automobilista; il centauro come utilizzatore delle due ruote e in qualità di residente nel centro storico. 

L'elenco è lungo ma spiega bene un fatto: Marino sta scontentando tutti

Non solo una o due o enne categorie sociali, ma praticamente tutte. Chi usa il mezzo pubblico è imbufalito per il peggioramento del servizio; chi vive in periferia per il degrado sempre crescente in cui l'Amministrazione ha lasciato la città; chi sta in centro perché sta soffocando fra divieti assurdi in quanto impraticabili e latitanza dell'Istituzione; il dipendente pubblico (con o senza divisa) per le decisioni della Giunta; e così via.

Errori clamorosi a livello amministrativo si sommano a scivoloni mediatici ancor più demenziali: la storia (in vero poco appassionante) delle multe e del Panda-Gate ne è l'emblema più indicativo. 
Non è da quello - e la posizione del consigliere Mino Dinoi che ha rifiutato di firmare la mozione di sfiducia al Sindaco impedendone la presentazione in Aula dietro la motivazione che "non è così che Marino va mandato a casa" è pienamente condivisibile - che si deve giudicare l'operato di un pubblico Amministratore.
Ma quella vicenda è l'emblema del pressappochismo, dell'approssimazione, della superficialità e, in una parola, della inadeguatezza di questa Giunta.

Ora, il PD è di fronte all'ultimo (o forse il penultimo) treno.

Che il partito sia scontento di Marino tanto quanto i romani è cosa nota. Che questo scontento assommi in sé motivazioni più o meno nobili e più o meno personalistiche, è altrettanto noto. 
Ma - ed è bene che il Partito Democratico inizi una seria riflessione su questo - la prosecuzione in questi termini (e non si vede perché un sasso dopo aver fatto onestamente il sasso per una vita debba improvvisamente generare acqua) di questa esperienza di governo può portare quello che attualmente è il primo partito della città a perdere non solo questa posizione ma a rischiare, un domani, di perdere l'intera partita e consegnare Roma a forze politiche ancora più acerbe.

Credibilità e autorevolezza non sono solamente appannaggio di un singolo uomo politico. Marino le ha ormai perse entrambe ed entrambe vanno di pari passo. Al diminuire dell'una diminuisce anche l'altra. Sono due elementi che riguardano anche i partiti politici intesi come centri propulsori di aggregazione e proposta politica. 

L'abbraccio di Ignazio Marino - alla cui parola, alla cui "faccia" (fin troppo spesso richiamata dal Primo Cittadino nei suoi interventi sempre più isolati e quasi disperati; tanto spesso da essere inflazionata) non credono più per primi i suoi - sta trascinando a fondo anche il Partito Democratico inteso proprio come autorevole e credibile centro di proposizione politica. Come, del resto, certificano i sondaggi stessi: Renzi potrebbe non bastare più.

Con quale faccia, domani, un qualsiasi esponente del PD potrà scendere nell'arena, magari fra 3 o 4 mesi, e dire mi candido a sindaco per cambiare Roma? Con quale faccia il PD potrà presentare programmi credibili e autorevoli ai cittadini?
Limitarsi alla difesa passiva di una Linea Maginot ormai superata, come fanno quelli la cui capacità di vedute politiche è pari a quella di una talpa, può causare il collasso finale. A difendere Marino sono rimasti quei cinque circoli del PD da cui provengono gli assessori in quota PD. Il resto della piazza PD non se ne cura più. Siamo all'indifferenza, quando non all'insofferenza

Insomma, dato che abbiamo a che fare con un medico, usando un'espressione da dottor House, è stata provata una cura che non funziona e sta peggiorando il malato. 
Se il PD non si affretta a cambiar cura, il malato muore. Solo che col malato rischia di morire anche lo staff medico.



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