domenica 26 ottobre 2014

ROMA E IL FÜHRERPRINZIP

Nulla ha, Ignazio Marino, di ideologicamente avvicinabile al Partito Nazionalsocialista. Ma, in un anno e mezzo di governo, sembra egli aver assimilato e messo in pratica una delle basi metodologiche di governo del Nationalsozialistische Deutsche Arbeiterpartei, il Führerprinzip. Vale a dire quel principio secondo il quale il "capo", nel suo caso il Sindaco, decide per tutti e la sua autorità è assoluta, intangibile, incriticabile (se non in silenzio) e solo "obbedibile".




Sin dall'inizio, il Pd, ha frignato, battuto i piedi, mugugnato prima e poi, progressivamente sempre più a voce alta, criticato le scelte e l'operato del Primo cittadino.
Dall'altro lato della scrivania, accompagnato dal solito sorrisino sardonico, non sembrano esserci mai state risposte.




E non è solo il Pd. La stessa accusa - "Marino non ascolta nessuno" - viene mossa da tutti gli altri: industriali romani, costruttori, albergatori, commercianti, cittadini.

Qualche settimana fa (LINK: IL SODAGGIO (INCONSAPEVOLE) SHOCK), in occasione della visita di Bill De Blasio a Roma, Roma Today postò sulla propria pagina Facebook, la notizia del commento del primo cittadino di New York sul suo omologo romano ("Roma è in buone mani"). Senza scomodare Swg, bastava leggere e contare i commenti dei romani a questa affermazione per comprendere che la percentuale dei favorevoli a Marino era ridotta a roba da prefisso telefonico
E - fatta salva la sceneggiata sulla trascrizione dei matrimoni gay contratti all'estero - non è che la pagina facebook di Marino brilli per le manifestazioni d'amore dei suoi amministrati. Anzi.

Swg ha oggi certificato in modo piuttosto netto che Marino è stato un ripiego, che i romani sono pentiti del voto che hanno espresso, che il Pd non ha feeling con lui e che la Notte dei Lunghi Coltelli si avvicina a grandi passi.

Una Notte che non vede Marino in grande posizione: paradossalmente, la sua salvezza potrebbe risiedere proprio nella sua debolezza.

Il Pd - sempre secondo Swg - rimane il primo partito a Roma aumentando i suoi voti, nonostante Marino. Ma i 5Stelle incalzano da vicino e non è detto che l'effetto Renzi possa essere sufficiente ad assicurare, in caso di elezioni comunali anticipate in primavera, la permanenza del centrosinistra alla guida della Capitale. Quindi, appunto, è la debolezza di Marino che può (forse) salvargli la poltrona.
A breve ci sarà da approvare il bilancio: ed è quello il momento della verità. È, infatti, poco credibile che, per mandare a casa Marino, la maggioranza dei Consiglieri comunali si dimetta, provocando la fine anticipata della consiliatura. Ma, sul bilancio, basta poco: far slittare i tempi e arriva il commissario.

Tuttavia, apparirebbe davvero come un mezzo suicidio un'ipotesi di questo genere. Se il Pd intende davvero chiudere con questa esperienza, lo faccia in modo palese, chiaro, trasparente: si dimettano i consiglieri e si torni alle urne. Sarebbe sciocco e, soprattutto, controproducente politicamente, organizzare il trappolone sul bilancio per far fuori il Sindaco. Si dica semplicemente: non ti seguiamo e crediamo che tu stia sbagliando; per il bene della città ti togliamo la fiducia dimettendoci in massa. Fare lo sgambetto sul bilancio sarebbe solo la conferma di un partito pavido e verrebbe pagata cara nelle urne. 

Dall'altro lato, forse è giunto il momento per Marino di smettere di sentirsi investito di una missione per unzione divina, di attenersi, appunto, al führerprinzip; e di prendere atto che una fetta molto consistente delle sue iniziative sta gettando la città nel caos più totale, e che, quindi, è ora di ripensare in modo radicale alcune decisioni.

Non è pensabile, infatti, che tutta la città nelle sue diverse declinazioni ritenga questa Amministrazione inetta, inefficace, inefficiente
Opera e cultura, Atac, Ama e rifiuti, metropolitane, Vigili Urbani, dipendenti comunali, dirigenti capitolini. E, poi, ancora: commercianti e residenti nel centro e nelle periferie: nessuno di questi settori e di queste categorie plaude a un qualcosa fatto da questo sindaco. 
E, qui, non c'entrano i problemi di bilancio. 
Questo deve esser chiaro: i tempi sono durissimi, ma le pochissime risorse che la città ha da gestire in autonomia, sono state dirottate per pianificare e realizzare iniziative non condivise né per i metodi né, sovente, per la loro stessa essenza.




Ad esempio: occorrerebbe non che qualcuno spiegasse - dacché, appunto, Marino non ascolta - ma che il Sindaco stesso prendesse atto che la città ha un'estensione di 1287 km quadrati e non si limita al quadrilatero segnato da piazza del Popolo, Colosseo, via Nazionale e Lungotevere. 
Che non puoi avere il parcheggio gratuito al Senato e aumentare il costo delle strisce blu. Che le buche stanno figliando come conigli e che se oggi occorre 100 per rimetterle a posto, più tempo passa più soldi serviranno domani.
Che se sacrifici vanno fatti, vanno fatti sulla metropolitana invece che tentennare da un anno e mezzo. Che non basta dire "ho chiuso Malagrotta" per aver risolto il problema dei rifiuti. Che l'Atac sta sempre più con un piede nella fossa e che - ieri era colpa di parentopioli, e oggi? - non si possono aumentare i costi del biglietto e tagliare contemporaneamente le linee riducendo il servizio all'utenza.

Insomma, valeva tanto per Alemanno, vale ancora di più per Marino: i romani non chiedono al Sindaco molto. Gli chiedono di tenere le strade e i parchi puliti, di rimuovere i rifiuti, far riparare le buche e provare a far camminare gli autobus. 

Questo è il minimo sindacale. 

Il resto - Tor Bella Monaca per Alemanno e Fori Imperiali per Marino - va bene per il Marchese del Grillo: "Bello l'armadio, bella la boiserie". 
Ed è dall'epoca di Veltroni, invece, passando per Alemanno e oggi per Marino, che i sindaci hanno dimenticato questo aspetto scambiando un'elezione quinquennale per la porta della Storia. Neanche fossero Faraoni che devono lasciarci le piramidi. 

giovedì 23 ottobre 2014

STADIO, EPPUR SI MUOVE

Stadio, pianin pianino si va avanti. Con un singhiozzino, ieri pomeriggio, le Commissioni Ambiente e Urbanistica hanno dato il loro parere favorevole alla delibera di interesse pubblico per lo Stadio di Tor di Valle. 




Restano, invece, al palo per mancanza del numero legale, le altre tre Commissioni - Sport, Lavori Pubblici e Trasporti - i cui membri, presenti alla riunione congiunta di tutte e cinque le Commissioni interessate dal provvedimento, non sono stati, però, in grado di assicurare il numero minimo di presenze per esprimere un voto valido. 
Quindi, queste tre commissioni, dovranno essere  nuovamente convocate per chiudere la partita e consentire, finalmente, alla Delibera di approdare in Aula per il voto finale. 
A questo punto, è ipotizzabile attendersi questo voto - decisamente scontato nell’esito positivo, pur in presenza di molti mal di pancia dei consiglieri sia di maggioranza che di opposizione - per l’ultima decade di novembre. Un piccolo slittamento, dunque, che però, anche dalle considerazioni espresse da Antonio Stampete (Pd), presidente della Commissione Urbanistica e coordinatore di questa maxiseduta, quasi una plenaria del Consiglio comunale, lascia ormai quasi definitivamente nel libro dei sogni la possibilità di aprire i cantieri per la primavera del prossimo anno e di giocare il primo incontro all’interno del nuovo Stadio per il 2017.




I mal di pancia li hanno espressi un po’ tutti i consiglieri: D’Ausilio (Pd) “La legge nazionale è scritta male”; Cantiani (NCD) “Chiedo di nuovo di avere da Agenzia della Mobilità un modello di esercizio per la metro B se si dovesse procedere con la diramazione per lo Stadio”; Bordoni (Forza Italia) “Ribadisco la necessità di approfondire i problemi sulle connessioni stradali”; Ghera (Fratelli d’Italia) “Mancano ancora troppi approfondimenti su troppi temi, non si possono firmare cambiali in bianco”; Rossin (Forza Italia) “Troppi problemi irrisolti, viabilità e trasporti in primis”; Giansanti (Lista Marino) “I commi della legge stadi sono posticci”; Frongia e De Vito (M5S) “Sì allo Stadio, no a Tor di Valle”. 



Alla fine il mezzo pasticcio del voto: uno slittamento sciocco ma che fa comprendere ancora quanti inciampi ci siano sulla strada del nuovo Stadio.

domenica 19 ottobre 2014

L'ITALIA DI DOMANI

Ieri pomeriggio, sabato18 ottobre, ho deciso di provare ad avvelenarmi, andando a mangiare un panino da McDonald's. 

Ho scelto quello di via dei Prati Fiscali. E questa è la scena che ho registrato con la telecamera del casco all'uscita (dopo un pessimo panino: sconsiglio la salamella. Fa letteralmente schifo)





Alcune considerazioni:

Tre adulti si accompagnano a tre bambini che hanno un'età media di otto/nove anni. 
Uno dei tre bambini, mentre gioca con un Iphone, fuma insieme ai genitori.
Il linguaggio che i tre bambini usano è infarcito di turpiloquio. E, peggio, si riferiscono a una ragazza che lavora per pochi soldi e tanta fatica nel McDonald's chiamandola "mignotta".
Non vi è rispetto per le donne. Non vi è rispetto per chi lavora. Non vi sarà rispetto, domani, per quei genitori che non li riprendono ma li incoraggiano, ridacchiando alle loro frasi come fossero battute di spirito.

Fra una decina di anni, questi bambini andranno a votare.

Dov'è la famiglia? Dov'è la scuola? Dove sono le Istituzioni? Dov'è lo Stato? 

Che cittadini saranno, questi tre ragazzini, di qui a dieci anni?

venerdì 10 ottobre 2014

METROPOLITANE E PERI

Non era necessario scomodare dossier segreti e Cia per capire che la sceneggiata andata in onda al Ministero dei Trasporti, la durissima presa di posizione di Marino, le accuse ai costruttori, erano solo ed esclusivamente, appunto, una sceneggiata ad uso e consumo "delle romane e dei romani", per usare un'espressione tanto stantia quanto costantemente ripetuta proprio dal Primo Cittadino.

Era ovvio che il Comune sapesse.

Quanto meno per una questione di logica.

Da 15 mesi Marino governa (?) la città. 
Ha cacciato tutti gli uomini che ha trovato nei vari posti. 
A volte scegliendo la cacciata solo perchè lì messi da Alemanno e non per ragioni legate al merito (vedi la vicenda Carlo Buttarelli).
E ha sostituito questi uomini con persone sue, di fiducia. Come, aggiungerei, è anche giusto che sia.
È successo con i Vigili Urbani, appunto.
Con l'Ama.
Con l'Atac. Roma Metropolitane, Acea, Opera e così via.

Frequentemente, troppo frequentemente, Marino è inciampato clamorosamente sulla scelta dei curriculum dei prescelti, inanellando figuracce planetarie.
E gli uomini che ha scelto per sostituire i vecchi stanno dimostrando la loro inadeguatezza di fronte all'intera città.

Quindi, dopo 15 mesi, diviene lecito attendersi che i tuoi uomini ti abbiano informato che...
Che la Metro C ha dei problemi.
Che l'Atac sta andando all'aria.
Che l'Ama non riesce a far fronte alle necessità di pulizie della città.
Che i Vigili appaiono impotenti a regolare il traffico caotico.
Che le pedonalizzazioni imposte dall'alto creano più problemi di quelli che risolvono.
Che la cultura è morta.
Che si risana l'Opera licenziando chi canta e suona e, cosa ancor più meschina, facendo leva su un malcelato sentimento popolare di giustizia sociale additando come sperperi piccole compensazioni (indennità di frac e di umidità che solo chi non ha mai frequentato un teatro o un musicista può pensare siano sciocchezze) per un lavoro durissimo e delicatissimo.

Non è, quindi, logico credere che tu non sia stato informato.
Anche perché il modus operandi di un funzionario comunale, specie se di nomina politica, è più o meno questo: se il problema posso risolverlo io, lo tengo riservato, lo risolvo e guadagno punti. Ma se il problema non è da me risolvibile, corro a scaricarlo sulla scrivania del mio superiore diretto. Che se la sbrighi lui!

La frase sulle "teste che rotolano" - più o meno variamente e ciclicamente pronunciata dal Sindaco nelle sue diverse declinazioni - l'abbiamo udita e letta più volte. Le teste sono ancora lì, più o meno tutte. Così come i problemi che i "capoccia" non hanno affrontato, saputo affrontare, risolto. Vedasi i rifiuti che hanno trasformato la città in un'immensa discarica. 

Ora, tornando alla Metro C. Marino non poteva non sapere. 
Spieghiamo.

Ammettiamo anche che i funzionari da te scelti e messi in posti di grande responsabilità non ti abbiano avvisato. 
Domanda: non sono stati informati anche loro? Allora, hai scelto degli incapaci.
Oppure, sapevano ma non ti hanno avvisato? Allora, hai scelto dei conniventi con un sistema che tu stesso, Ignazio, giudichi marcio.
E già questa considerazione potrebbe bastare a se stessa.

Oppure, cosa assai più probabile e oggi certificata da Repubblica e da Il Tempo, sapevano e ti hanno informato per tempo. 
E, allora, spiace dirlo, sei inaffidabile. Quindici giorni prima dell'apertura della Metro C - apertura, poi, poche ore al giorno, su una tratta che va dal nulla al nulla, con un treno ogni quarto d'ora... una metro da operetta! - ti sei fatto bello con l'open day. Hai fatto vedere ai romani com'è bella la nuova metro. Quindici giorni dopo, invece, torni a casa scornato e spernacchiato dall'intera città.

Caro Ignazio, le tue accuse suonano ridicole e le tue spiegazioni non convincono. 
Neanche un po'. 
Anche perché è da un mese e mezzo che a Roma lo sanno tutti che la Metro C aveva problemi. Il Tempo te lo ha scritto a chiare lettere e, conoscendo chi lavora nel tuo Ufficio Stampa, almeno quegli articoli te li avranno fatti leggere. Neanche quelli ti hanno spinto ad agire? A verificare?


In sostanza, hai giocato sporco: hai scommesso, hai azzardato, hai provato il colpetto da furbetto: hai sperato che andasse tutto a posto - un po' come Henslowe di Shakespeare in Love "non lo so, è un mistero" - così da prenderti i meriti. 

È andata male e scarichi la palla su chi ti ha preceduto e sui costruttori. 

Siamo stanchi, esausti di un Sindaco che non fa altro, da 15 mesi, che cadere dal pero.
A quando anche il "destino cinico e baro"?

venerdì 3 ottobre 2014

OPERA, LA WATERLOO DI MARINO


Leggo la pagina facebook del sindaco Marino.
Scrive il Sindaco: "il Teatro dell'Opera era a rischio chiusura. È stato individuato l'unico percorso che può riportare l'Opera di Roma alla grandezza che merita".
Segue link alla pagina del sito web del triste Chirurgo.



Il post è datato 2 ottobre ore 20.56.
Alle 10.15 del 3 c'erano 261 commenti. In costante aumento.

Ne ho letti una percentuale da prefisso telefonico favorevoli alla scelta del Primo Cittadino biciclettaro.

Il resto è tragicamente contro.
C'è chi lancia l'hastag #marinopeggiodeifascisti; chi (e sono tanti) arrivano a rimpiangere Alemanno; quelli che attaccano la stampa che ha irriso l'indennità frac è quella umidità senza sapere le cose. 


La richiesta di dimissioni è la più gettonata, più o meno con toni di varia natura generalmente caratterizzati dalla caustica ironia tipica dei romani:






Anche la bici, a Lui tanto cara, entra nel sarcasmo dei romani:


Gli insulti meri e secchi si sprecano:








C'è anche chi prova a fare un'analisi più ragionata:





E c'è chi usa toni tipo La Forza del Destino per stigmatizzare la decisione di Marino:


E (più di qualcuno) rimpiange il predecessore:


STADIO AL VAGLIO FINALE


E, finalmente, dopo tanta attesa, inizia l’iter di esame della delibera di pubblico interesse sullo Stadio della Roma da parte del Consiglio comunale


Ieri, in una riunione congiunta, intorno al tavolo si sono seduti i membri delle commissioni consiliari Urbanistica, Ambiente, Trasporti, Lavori pubblici e Sport. Insieme a loro, l’assessore all’Urbanistica, Caudo, l’Autorità di Bacino del Tevere, i proponenti, le associazioni ambientaliste e i comitati di quartiere

Seduta ancora preliminare e interlocutoria: aggiornata fra martedì e mercoledì della prossima settimana per il voto, ieri sono state affrontate le tematiche iniziali, quelle che hanno tenuto banco negli ultimi mesi sui giornali, nelle radio e fra i tifosi. Proprietà del futuro impianto, scelta dell’area, trasporto e mobilità: questi i temi trattati, senza, però, entrare nello specifico. 


Al momento - spiega il presidente della Commissione Urbanistica, Antonio Stampete (Pd) - siamo ancora in una fase interlocutoria. Non sono stati presentati emendamenti alla delibera ma il clima è sempre quello della grande cautela ma favorevole all’opera. Io credo che già con la prossima seduta, almeno per l’Urbanistica, potremo esprimere il nostro parere. Dopo di che, atteso il voto delle altre Commissioni, il testo approderà in Aula per il voto finale”. 

Uno degli elementi sollevati nella discussione, a parte singoli aspetti come il depuratore o la tenuta del Tevere - afferma Fabrizio Ghera, (Fdi) - è che stiamo lavorando solo su un rendering e un progetto che riguarda lo Stadio ma che mancano, invece, quanto meno le idee progettuali sulle torri e sugli altri elementi dell’opera. Sembra un po’ una cambiale in bianco, ma è un’opera troppo importante. Non si può dire sempre e solo no. A Roma abbiamo bisogno di lavoro, di posti di lavoro. E questo investimento è fondamentale per l’economia romana”. 


Ho chiesto ufficialmente ad Agenzia per la Mobilità - racconta Roberto Cantiani (Misto) - un modello di esercizio per la metro B: al di là del problema della fascia di rispetto sollevato da Il Tempo, c’è da chiarire quali saranno le reali frequenze dei treni nelle diverse tratte dopo questa eventuale modifica. Già la B è fra le metro più lente d’Europa, non possiamo rischiare di rallentarla ulteriormente. Detto questo, però, l’investimento è troppo importante per dire no”.

giovedì 2 ottobre 2014

STADIO; S'HA DA FARE LA METRO?

Parafrasando il celebre “Houston, abbiamo un problema”, di Tom Hanks in Apollo 13, si potrebbe dire: “As Roma, abbiamo un problema”. La metropolitana. 


Il progetto imposto dal sindaco Marino - la diramazione fra la stazione Magliana sulla linea B e quella di Tor di Valle sulla Roma-Lido di Ostia - deve andare in deroga alle norme che stabiliscono la “fascia di rispetto” per le ferrovie.


Spieghiamo meglio: a pagina 3 dei documenti integrativi presentati da Parnasi al Comune il 1 settembre - quelli che accettavano la costruzione della metro, del ponte e la questione societaria - si legge “La diramazione della B a Tor di Valle […] è in deroga alla normativa tra cui la fascia di rispetto”. 


Si tratta (Dpr 753/1980, art. 49) di una fascia di sicurezza, da una misura minima di 6 metri fino ai 30, necessaria a garantire la sicurezza e la regolarità dell’esercizio delle ferrovie. Il progetto Metro B a Tor di Valle, stando a quanto scrivono gli stessi proponenti, non rispetta questa fascia e necessita, quindi, di deroghe alle norme.


In sostanza, perciò, il progetto Metro B allo Stadio, tanto caro al sindaco Marino da spingerlo ad andare lui a New York a trattare con Pallotta e Parnasi, sarebbe irrealizzabile. Almeno con questo progetto e stando così le norme.


Anche l’assessore Improta - che abbiamo interpellato - conferma: “Gli stessi proponenti hanno, in buona sostanza, definito non realizzabile l’intervento. Per derogare alla fascia di rispetto occorre una copertura normativa”. Copertura normativa che, oggi, non c’è.
E, tutto questo, al netto delle preoccupazioni espresse in modo chiaro, nero su bianco, proprio dall’assessorato alla Mobilità all’interno della delibera di Giunta che sancisce il “pubblico interesse” all’opera. Vi si legge, infatti, dell’”esistenza di problematiche connesse" alla Metro B a Tor di Valle “con riferimento alle interferenze con la funzionalità della Roma-Lido”, tanto che, in sede di progetto definitivo, è opportuno “mettere a confronto l’ipotesi diramazione Metro B” con quella del “potenziamento della Roma-Lido”.


Resta, alla fine, da capire come si andrà avanti: il Sindaco ha chiaramente affermato a più riprese che, senza la metro, non si fa lo Stadio
Ma la metro non si può fare con questo progetto e queste norme
Ad oggi, quindi, pare che i proponenti possano risparmiarsi una cinquantina di milioni di euro. 
Salvo vedere come si uscirà da questo ginepraio.

mercoledì 1 ottobre 2014

UNA CITTÀ ABBANDONATA

Mezza città è sott'acqua. In via Salaria ora c'è un fiume. Abbiamo visto fontane sgorgare da terra, da sotto terra, sputare acqua, acqua e ancora acqua che arrivava a superare il pianale delle auto, la pedaliera della moto.
Fogne, inesistenti, rigurgitavano ettolitri di  acqua.
Per chilometri - 8 ne abbiamo percorsi - il panorama era quello di un post tsunami.
Per minuti interminabili auto in coda, tergicristalli a velocità massima ma non per l'intensità della pioggia. No. A velocità massima per tentare di avere una visuale nonostante la spuma, il getto di acqua sollevato dal veicolo precedente.
Perché sì, è piovuto. Ma non ci venissero a raccontare che era una "bomba d'acqua". Un cazzo. Era una normale pioggia intensa di autunno.
Prevista. Ovviamente. E, altrettanto ovviamente ignorata. 
Non un vigile, non un mezzo di soccorso p di emergenza. Per chilometri ed ettolitri, il nulla. È questa l'epitome dell'abdicazione del Comune: non tanto e non solo l'assenza di manutenzione programmata (inutile ricordare lo sciagurato slogan di Marino sugli acquazzoni) quanto la totale latitanza di un vigile, di una macchina con le lucine blu accese, di presenza visiva e visibile dello Stato nella sua estensione più prossima al cittadino: l'amministrazione comunale.
Sarebbe facile rispolverare i vecchi slogan della sinistra contro Alemanno ("dimettiti").
Viene solo la tristezza per un Sindaco  palesemente non all'altezza, impegnato in battaglie ideologiche pedonalizzatrici che aggravano i problemi quotidiani dei romani invece di risolverli. Che pensa a tutto fuorché alla città.
Che Gove Pluvio abbia pietà di noi!