Se nel progetto non saranno previsti consistenti adeguamenti alla viabilità, “la Commissione provinciale di Vigilanza sui pubblici spettacoli si troverà in grande difficoltà nel concedere l’agibilità al nuovo Stadio della Roma”.
Traduzione: se il progetto sulla viabilità non cambia, lo Stadio non apre.
Pochi giorni fa, Giuseppe Pecoraro, prefetto di Roma, aveva suonato un campanello di allarme.
Più o meno - con l’esclusione di Fabrizio Panecaldo, coordinatore della maggioranza in Assemblea Capitolina, (“parole di buon senso”) - rimasto inascoltato nella “stanza dei bottoni” del Campidoglio.
In sintesi, in un’intervista a Il Tempo, il prefetto Pecoraro aveva evidenziato che, sulla viabilità di accesso allo Stadio, vi erano delle carenze apparentemente molto consistenti nelle ipotesi progettuali: inadeguati i miglioramenti sulla via del Mare e sulla via Ostiense e mancanza di accessi riservati allo Stadio dalla Roma-Fiumicino da ottenere con la creazione di complanari dedicate.
In Conferenza di Servizi i tecnici capitolini avevano corretto alcune di queste lacune con sostanziali prescrizioni, ma, successivamente, le scelte politiche operate e annunciate dal Campidoglio, avevano nuovamente privilegiato il progetto originario, cassando i rilievi dei funzionari comunali, pur di portare a casa il prolungamento della metro B.
Fra due giorni il sindaco Marino e la sua Giunta approveranno la delibera di interesse pubblico dell’opera e questo intervento del Prefetto suona ben più che un “allarme”.
Prefetto, può spiegare meglio?
“Il Prefetto, o un suo delegato, presiede la Commissione di Vigilanza sui pubblici spettacoli. Ne fanno parte una rappresentanza della Questura e dei Vigili del Fuoco, il Genio civile della Regione Lazio, la Asl competente, ingegneri elettrici e acustici, del Comune, nel caso di impianti sportivi, anche un rappresentante del Coni. Compito della Commissione è assicurare la compatibilità strutturale degli impianti, il rispetto delle norme antincendio e via dicendo. E, sulla base di queste competenze, la Commissione autorizza o meno l’apertura di impianti o di manifestazioni”.
È già successo che alcuni impianti non abbiano ricevuto l’agibilità?
“Sì, con il parco di Valmontone. In sede progettuale non erano state rispettate le norme per quel che riguarda la sicurezza, l’accesso ai mezzi di soccorso e di emergenza. Abbiamo bloccato l’opera ed è stata rinviata l’inaugurazione fino a che non sono stati completati i lavori di adeguamento del casello autostradale di Valmontone con il suo allargamento e la creazione del ‘corridoio’ di transito per i mezzi di emergenza”.
E questo rischio c’è anche per lo Stadio di Tor di Valle?
“Il prefetto deve garantire la sicurezza civile e la sicurezza pubblica. In sostanza, la sicurezza del singolo cittadino fruitore di un impianto o che assiste a un evento e la sicurezza della massa dei cittadini. Dobbiamo valutare se l’intero complesso è idoneo o meno a garantire che non si verifichino situazioni che possano compromettere il regolare svolgimento di un evento”.
Quali situazioni?
“Dalle più piccole emergenze, ad esempio la caduta di una persona, magari di un bambino, a situazioni ben più potenzialmente pericolose: un black out generale, problemi di gestione della folla, e via dicendo”.
E quindi?
“Quindi, se non si creano le condizioni per garantire questa incolumità delle persone e il regolare svolgimento dell’evento, beh, avremo grossi problemi nel concedere l’agibilità”.
E, sotto questo profilo, in cosa sarebbe carente il progetto?
“Guardi, non voglio passare per quello che vuole rallentare l’opera. Anzi, proprio per evitare di dover rimettere le mani in tempi successivi con tutti i problemi del caso, pur non essendo stato messo a conoscenza di tutti gli aspetti tecnici di dettaglio, posso solo dire che è bene che, prima che si approvi il progetto definitivo, e magari si potrà concordare il momento più adeguato, ci sia almeno una prima valutazione, entro un breve lasso di tempo, da parte di chi deve esaminare gli aspetti legati alla sicurezza e all’incolumità pubblica”.
D’accordo, sfrondiamo la diplomazia. Qualche giorno fa, lei ha fatto esplicito riferimento all’accessibilità dei collegamenti viari dei mezzi di soccorso. Sta dicendo che, in assenza di queste opere, non si può concedere l’agibilità?
“Io devo preoccuparmi del flusso dei mezzi di soccorso e di emergenza da e per lo Stadio - risponde Pecoraro con un sorriso enigmatico che è da solo una risposta al quesito - e non voglio ancora fare riferimento al problema dei flussi di traffico sul Grande Raccordo Anulare la cui chiusura, in caso di emergenze, è competenza del Prefetto di Roma. Questo è un elemento centrale che deve essere chiaramente compreso da tutti, cittadini e istituzioni competenti. Quando mi riferisco alla necessità di garantire le condizioni di incolumità pubblica e regolare svolgimento di un evento, mi riferisco a questo, ai flussi di accesso di mezzi di soccorso e di emergenza”.
L’afa su Roma è calata, dopo che si è alzato il vento e in città ora si respira meglio. Nella grande stanza dello studio del Prefetto a Palazzo Valentini, però, il clima, non in senso meteorologico, è ancora da calura opprimente.
Prefetto, a questo punto, senza voler entrare nell’ambito politico, a suo giudizio, lo Stadio è davvero utile?
“Già l’ho detto e lo ribadisco: lo Stadio di Tor di Valle è un’occasione di sviluppo sportivo ed economico sia per la città che per la Società As Roma. Di fronte a un periodo di così grave e prolungata crisi economica e sociale del Paese e, di riflesso, della città, non si può non apprezzare il beneficio che quest’opera produrrà in termini di lavoro e occupazione. Sono elementi importanti che non possono che far apprezzare l’opera. Tuttavia…”
Tuttavia?
“Tuttavia, mi domando se non si stia rischiando di sottovalutare quelle che sono le altre, grandi emergenze cittadine, a tutti ben note”.
Quali?
Il Prefetto sorride, dà una pacca alla sua scrivania, si alza e si sistema la giacca come a dire: l'intervista finisce qui.
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