mercoledì 16 aprile 2014

ADDIO MORGANTE, ADDIO FOGLIA DI FICO

E infine (o finalmente) divorziarono.
Marino-Morgante, Morgante-Marino hanno animato l'asfittico panorama della politica capitolina negli ultimi mesi come neanche Brooke Logan e Ridge Forrester hanno saputo fare in ottocento anni di Beautiful: un tocco di sana ironia, di sagace ilarità per un Campidoglio sempre più immiserito.

Abbiamo visto la Morgante contro Improta, la Barca contro la Morgante, la Morgante contro il Pd, SeL contro la Morgante: nemmeno fosse, la povera Daniela, un cavallo di razza dell'opposizione. Eh no, invece, era l'assessore al Bilancio, la custode dei conti, della loro integrità, della loro regolarità. 

Come dimenticare le roboanti dichiarazioni di Ignazio Marino sindaco per caso il giorno della presentazione della Giunta?

"Per vincere - disse Ignazio - serve avere non solo persone preparate ma tante persone che vogliono giocare in una squadra. E questo spirito ci sarà".
Si è visto: prima Enzo Foschi che molla, sostituito dall'ex segretaria di Walter Veltroni, Silvia Decina.
Oggi tocca alla Morgante. Il cui lavoro è stato etichettato dal Sindaco stesso "un puffo informe".

E, questo, per sorvolare sulle vicende ridicole delle nomine ai vertici delle Municipalizzate e dei Vigili!


Oggi, leggendo le note post licenziamento, viene da sorridere: somigliano molto ai coccodrilli che si scrivono dopo la dipartita di un personaggio tanto noto quanto detestato. 


Ora, dopo aver recitato una prece in memoria della Vestale dei Conti pubblici capitolini, due domande.

La prima: Marino Ignazio ha tenuto sulla corda una Giunta litigiosa (ufficialmente a causa della Morgante e dei suoi atteggiamenti intransigenti e sordi alle necessità della politica) almeno da agosto dello scorso anno, quando iniziarono i primi screzi con Improta (l'assessore alla Mobilità) in merito ai pagamenti al Consorzio Metro C necessari per mandare avanti la costruzione della terza linea di metro della città.
Il Sindaco ha il potere di rimuovere gli Assessori: è un incarico fiduciario, quello di Assessore, e, persa la fiducia, perso l'incarico. Eppure, Ignazio ha tenuto duro, portando gli scontri a un livello giornaliero, mantenendo la Morgante al suo posto ma accusandola pubblicamente di non essere in grado di fare il suo lavoro. O, almeno, di farlo secondo le indicazioni politiche del Sindaco, del Pd, di SeL, della politica, insomma. Scontri che, oltre ad essere giornalieri, hanno fatto segnare un incremento quotidiano della loro "violenza" e della loro "diffusione": scontri sempre più duri. Con tutti.
La prima domanda, quindi, è: perché, Ignazio, hai aspettato così tanto per sostituire la Morgante? Perché hai gestito così male questa vicenda mettendo l'intera Giunta (e con essa, alla fin fine, la città stessa) in una condizione di parossismo isterico?

La seconda, è molto più inquietante. 
Caro Ignazio, ora hai silurato Daniela e ti sei tenuto la delega al Bilancio. Al di la del fatto che dovrai, presto, molto molto presto trovare un nuovo responsabile per il Bilancio e che questo aprirà un nuovo problema di tenuta politica della Giunta e degli equilibri fra i partiti della tua maggioranza, guarda che ora ti sei tirato dentro due problemi enormi. Il primo è che devi scrivere il bilancio e devi farlo in tempi brevi. Il secondo problema è che hai perso oggi la foglia di fico che fino ad ora ti aveva coperto.
Perché la verità è che Daniela Morgante, con tutte le sue asperità caratteriali, l'avevi scelta tu, presentata tu come la custode dei conti. Lei, oggi, uscendo di scena, recita la parte di chi i conti non ha voluto metterli a rischio. Tu reciti la parte - e non sei solo in questo compito, viste le dichiarazioni di Nieri sul salario accessorio dei dipendenti comunali - di quello che i conti li vuole piegare ai bisogni politici.
Tu, caro Ignazio, oggi ti sei assunto il compito di gestire in prima persona una crisi epocale nell'economia capitolina, ma hai scelto di farlo senza avere più un filtro davanti a te.
Da oggi, qualunque decisione prenderai, sarà solo - e mai così solo - tua responsabilità. 

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