"Salva-Roma"; no, macché, sono soldi dovuti; debiti e deficit, default e "io blocco tutto".
I giorni della passione nella Capitale hanno dei volti precisi: Ignazio Marino, sempre più solo, isolato, criticato, deriso e in bilico. L'assessore al Bilancio, la Daniela Morgante, e il Commissario straordinario per il rientro dal debito, Massimo Varrazzani. Gianni Alemanno, più o meno chiamato in causa con sempre minor convinzione e con un'aura di riconoscimento postumo. E poi, Renzi, Legnini, Letta Enrico. Lega e 5Stelle.
Ognuno di questi personaggi, come in una farsa, pare recitare un ruolo: il più ingrato di questi, tocca a Ignazio Marino da Genova casualmente sindaco di Roma.
Repubblica e Corriere - impossibilitati a difendere ancora il portatore della fascia tricolore - ormai stanno iniziando a sparare alzo zero e a palle incatenate. I "complimenti" migliori che sono volati verso Marino sono quelli di essere un incompetente e un arrogante. Per i peggiori, rimandiamo agli articoli di Giovanna Vitale e di Maria Teresa Meli.
C'è un però. Mancano un bel po' di nomi all'elenco dei colpevoli, i convitati di pietra.
E sono quelli di tre sindaci e di quegli altissimi funzionari in toga che hanno ricoperto negli ultimi 20 anni il ruolo di Presidente della Corte dei Conti.
E i tre sindaci portano i nomi di Franco Carraro, Francesco Rutelli e Walter Veltroni.
In questi giorni, infatti, si sta "buttando in caciara" la questione del debito. Di quale debito parliamo?
Di quello contratto dal Comune di Roma fino al 28 aprile 2008, vale a dire di quei debiti sottoscritti prima che Alemanno divenisse sindaco.
La partita di giro dice che sono 22 miliardi circa di debiti e 10 miliardi circa di crediti: in totale, quindi, il Comune era sbilanciato per 12 miliardi e spicci.
Abbiamo letto che, fra questi debiti, ci sono quelli per gli espropri necessari a costruire gli impianti per le Olimpiadi del 1960.
Vero. Verissimo.
Ma la parte del leone, circa l'85% di questo debito, è stata contratta durante le sindacature di Carraro, Rutelli e Veltroni. E pensare, poi, che soprattutto i primi due hanno goduto pure dei finanziamenti per i mondiali del 1990 e del Giubileo del 2000, mette ancora più paura.
Debiti contratti per fare cosa?
Ecco, questa è la domanda più importante: sicuramente per accendere i mutui per la metro C. Che doveva essere costruita per il Giubileo del 2000 e che ancora non vede la luce. Opera che assorbe mutui onerosi e i cui costi lievitano, lievitano, lievitano nemmeno come Banderas e i suoi pani.
Opera che oggi alcuni, Athos De Luca, vorrebbero mettere in discussione quando, a suo tempo, invece, venne presentata come la panacea dei mali di Roma.
Anche dallo stesso De Luca.
E poi? Per cosa altro si riuscì a contrarre questi debiti? Certo non per la B1, dato che, all'insediamento di Alemanno, c'erano solo 50 milioni dui 450 necessari a costriure l'opera. Né per il prolungamento della B da Rebibbia a Casal Monastero, di cui si sono perse le tracce.
O per i due prolungamenti della Linea A.
In sostanza, quindi, sarebbe interessante un'inchiesta per capire realmente come sia stato possibile contrarre questo debito e chiederne conto a tutti coloro i quali, Sindaci e Assessori al Bilancio, Ragionieri Generali e Segretari Generali, hanno apposto le loro firme su una condanna a morte della città.
Oltre queste spiegazioni, che sarebbero dovute ma delle quali sui giornali si tace fin troppo volentieri, ci sarebbe da chiedersi: dove stavano le Procure della Corte dei Conti?
Come mai nessuno dei togati scrisse che Roma stava vivendo al di sopra delle sue possibilità?
Che stava contraendo debiti che non avrebbe potuto onorare?
Che, magari, stava utilizzando i fondi per investimenti spostandoli sulla parte corrente e, intanto, contraeva mutui o sottoscriveva contratti derivati con le Banche, per pagare gli investimenti.
Capitolo Alemanno: una collega, brava, competente e intelligente e di sinistra, a domanda risponde: "rimpiango Alemanno per la capacità politica e amministrativa. Certo non per alcuni lestofanti di cui si è circondato. Marino non riesce a fare proprio politica né amministrazione. Non so quale delle due sia meglio".
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