Il sindaco di Roma, Ignazio Marino, intende, probabilmente,
annullare del tutto il maxi concorso per 1995 posti al Comune di Roma, bandito
dalla Giunta Alemanno. La decisione è attesa nelle prossime 48 ore, cioè
lunedì, non appena l’Avvocatura capitolina e la dirigente del personale, la
dottoressa Antonella Caprioli, termineranno le loro valutazioni rendendone
edotto il primo cittadino.
Motivazione, annunciata ieri pomeriggio in una conferenza
stampa convocata in tutta fretta dal Sindaco e dal suo vice, Luigi Nieri (SeL):
le buste contenenti il nome del candidato non garantirebbero l’anonimato,
essendo piuttosto trasparenti.
Il concorsone – per l’esattezza si tratta di 22 diversi
concorsi che mettevano “in palio” 1995 posti fra geometri, architetti, ingegneri,
bibliotecari, funzionari amministrativi, informatici e via dicendo – è stato
organizzato e gestito dalla società Praxi, con sede a Torino, che ha vinto una
gara europea, battendo altri 4 concorrenti e superando una serie di ricorsi
amministrativi al Tar che, quindi, ha decretato il corretto svolgimento
dell’appalto. Praxi che, oltre al maxi concorso del Comune, gestisce anche
altri concorsi: a Bari o a Napoli e che ha gestito le 400mila domande per il
concorso all’Agenzia delle Entrate.
E la Praxi si difende, per il tramite di Sergio Rossi,
responsabile della businness unit Concorsi. Le buste incriminate sono quelle
denominate “internografate”, con grammatura 80-100 per centimetro quadrato,
In sostanza, l’esterno della busta è bianco, all’interno
invece è applicata una pellicolazione blu scura-violetta che impedisce di
leggere il contenuto.
“Queste buste – spiega Rossi – sono usate comunemente in
tutti gli atti, dai concorsi alle gare d’appalto, che richiedono la garanzia
del rispetto dell’anonimato del contenuto. La loro definizione, infatti, nei
vari capitolati, è quella di essere ‘idonee a non rendere visibile il documento
contenuto all’interno’”.
Per essere più chiari, questi involucri dovrebbero garantire
un livello di anonimato superiore a quello delle buste che vengono utilizzate
quando si riceve a casa il pin della carta di credito o del bancomat o come
quelle delle buste paga o, ancora, come
il retro delle schede elettorali.
Ovviamente, con strumenti da Csi è possibile arrivare anche
a decifrare qualcosa, ma ad occhio nudo, anche mettendole controluce, non si dovrebbe
riuscire a decifrare nulla.
E già questa affermazione apre un dubbio circa ciò che sta
accadendo.
Ma non basta solo la questione “buste” a gettare sospetti
sulla decisione del Campidoglio.
Emergono, infatti, altre incongruenze: come possono due
funzionari, non esperti né in grafologia né in analisi delle immagini, come un
avvocato e un funzionario amministrativo, per quanto certamente eccellenti nei
loro campi, riuscire in 48 ore, di sabato e di domenica, ad esaminare una
questione così spinosa che porrà il Comune al centro di uno dei più grossi
contenziosi giudiziari degli ultimi trent’anni?
Ripercorriamo la vicenda: quando viene bandito il concorso,
nel 2010, giungono oltre 300mila domande. Vengono effettuate le prove di
preselezione, sottoposte a webcam in diretta, con correzione elettronica
immediata, a garanzia di trasparenza e correttezza. Risultato? Rimangono in
lizza circa 20mila persone per 1995 posti divisi in 22 concorsi diversi.
Di questi 22 concorsi alcuni posti – ad esempio 4 geometri,
una decina di esperti in project financing e una trentina di posti per
controllore di gestione – giungono a conclusione con l’assunzione dei
vincitori.
Un’altra fetta di questi concorsi – 8 o 9, fra cui quello
per esperto informatico – sono conclusi, le graduatorie pubblicata e nessuno è
stato oggetto di ricorso.
Ancora.
Altri di questi concorsi, fra cui quello per i 300 posti di
educatore nella scuola materna, sono conclusi e in attesa di pubblicazione della
graduatoria.
E, infine, per altri – gli istruttori amministrativi, ad
esempio – sono in corso gli esami orali.
Ebbene, già il semplice annuncio del sindaco Marino di
possibili irregolarità apre la strada a una valanga infinita di ricorsi che
impegneranno l’Avvocatura e il Tar per chissà quanti anni a venire, esponendo
il Campidoglio a rischi enormi di risarcimenti danni incalcolabili. Figurarsi,
poi, se il concorso venisse anche solo sospeso o addirittura annullato.
Infine, due elementi piuttosto anomali fanno pensare: il
primo, pochissimi giorni dopo l’insediamento della Giunta Marino, tutti i
dirigenti esterni del Comune, nominati durante il mandato Alemanno, e che erano
membri di Commissione d’Esame, vennero convocati – su indicazione della neo
direttrice del personale, la stessa dottoressa Caprioli che oggi deve
esprimersi sulla validità del Concorso – e venne chiesto loro di rinunciare
all’incarico di membro della Commissione d’Esame.
Come è noto, non è procedura consentita il cambio della
Commissione mentre sono in corso gli esami, pena l’annullamento del concorso
stesso.
Al rifiuto di questi dirigenti, venne comunicato loro,
secondo quanto gli stessi raccontano, che avrebbero allora svolto i loro
compiti gratis (et amore dei) per carenza di fondi nelle casse capitoline.
Infine, parliamo proprio delle Commissioni esaminatrici: 22
diversi concorsi danno luogo alla composizione di 22 diverse commissioni
“madre” e, in quei bandi in cui sono presenti più di 700 candidati si forma una
prima sottocommissione e, ove ne fossero più di 1000 – in 4 concorsi – anche una
seconda sottocommissione.
Ogni commissione “madre” è composta da 3 membri, mentre le
sottocommissioni da due.
In totale, quindi, per il maxiconcorso comunale sono stati
nominati, fra commissioni madre e sottocommissioni, oltre un ottantina di
commissari esaminatori.
Nessuno di questa ottantina di commissari – compresa la
stessa dottoressa Caprioli, che è stata presidente di Commissione per il
concorso per gli esperti di controllo di gestione e membro della commissione
esaminatrice per gli esperti informatici e di quella per i funzionari
amministrativi – si è mai reso conto di questo problema con le buste sollevato
da Marino e Nieri.
Almeno, nessuno ne ha fatto cenno pubblicamente, per quanto
è dato di sapere.
La dottoressa Caprioli, quindi, ora, si trova nella scomoda
posizione di essere controllore e controllata e, insieme al capo
dell’avvocatura, l’avvocato Rodolfo Murra, a dover decidere in pochissime ore su
questa vicenda spinosissima.
Emanuele Rossi, scrive: “Benissimo, grazie. Ho sputato
sangue per anni per studiare per quel concorso, soldi, tempo...e ce l'avevo
pure fatta a entrare in graduatoria...e ora lo annullate? Mi spiegate per
favore come si potevano truccare le preselettive? corrette in maniera
elettronica subito dopo la prova e in diretta internet? e gli orali pubblici,
come si facevano a truccare? quest'annullamento, se confermato è più che
sospetto (non ci sono soldi per l'assunzione? volete inserire piuttosto i
vostri uomini?)...ti ho pure votato ma occhio, qui state scherzando con la vita
delle persone...”.
Rincara la dose Alessandra Lombardi “e poi volete
controllare entro 48 ore una procedura che dura da 3 anni???.......di sabato e
domenica poi.....non scherzate.....che era una decisione già presa, solo per
non assumere”.
O ancora, Daniela De Angelis “È passato più un anno dagli
scritti!!! Ora vi accorgete delle irregolarità?? Troppo comodo!! Alcuni stanno
studiando e impegnandosi da tre anni, facendo sacrifici! E ora???”.
Insomma, un ginepraio nel quale Marino e Nieri si sono
andati a cacciare e dal quale sarà assai complicato uscire fuori indenni.
Al vetriolo Enrico Cavallari, ex assessore al Personale della
Giunta Alemanno e colui il quale il Concorso l’ha ideato e portato avanti: “Abbiamo
seguito procedure di trasparenza rigidissime, come testimoniano proprio i
commenti sul facebook di Marino scritti da chi gli esami li ha sostenuti: dalla
gara europea alle prove in diretta web. La mia sensazione è che ci siano due
ragioni per questa scelleratezza che Marino sta facendo. La prima, è politica:
cancellare qualsiasi cosa il centrodestra abbia fatto, come se fossimo stati
degli “occupanti abusivi” di una “cosa”, il Comune, che la sinistra considera
sua proprietà. La seconda, forse, è cercare di non avere il rischio di dover
pagare nuovi stipendi, visti i tagli al bilancio. Mi auguro solo che non ci
siano altre motivazioni, più ”di bottega”, per cui viene fatto tutto questo
casino infischiandosene di tutti questi ragazzi che, per anni, hanno studiato e
speso soldi e tempo per fare il concorso. E certo che a parlare di trasparenza
sia uno come Nieri che non si è accorto, in ben 10 anni di attività comune, che
il suo capostaff non era laureato, la dice lunga”.
Nessun commento:
Posta un commento