martedì 30 giugno 2020

LA RAGGI TIENE FERMO LO STADIO


No, non lo so che aspetta. Stiamo aspettando tutti”: fra i 5Stelle capitolini questa è la risposta alla domanda: cosa aspetta il sindaco di Roma, Virginia Raggi, ad iniziare le procedure per portare in votazione al Consiglio comunale lo Stadio della Roma?
Già da due/tre settimane sul tavolo della Raggi c’è una relazione firmata da Roberto Botta, l’ingegnere vice direttore generale del Campidoglio cui è stato demandato dal Sindaco il coordinamento effettivo di tutti gli uffici tecnici che stanno lavorando al dossier Tor di Valle. 
Da allora, però, nuovamente silenzio. 
All’urbanistica, complice il caos dell’Ufficio Condoni legato all’ultima inchiesta della Procura, non hanno ancora terminato le rivisitazione di tutte le carte tecniche anche perché comunque gli uffici aspettano un cenno di assenso dalla Raggi per chiudere tutto. 
Ma anche se non tutte le carte tecniche sono perfezionate, la “ciccia” politica è tutta nella relazione Botta. E con quella la Raggi dovrebbe iniziare il complesso iter che porterà al voto finale, l’ultimo passaggio politico che dà il via libera definitivo ai cantieri, iniziando dagli incontri con i consiglieri di maggioranza per evitare sorprese e mal di pancia il giorno del voto.
Fra l’altro, nel cerchio ristretto dei Raggi boys, circola un’altra considerazione: la Giunta è entrata nell’ultimo anno di attività. A giugno 2021 scade il mandato ma, considerando che gli ultimi quattro/sei mesi sono di campagna elettorale, ne restano più o meno fra i 6 e gli 8 per arrivare alla posa della prima pietra dello Stadio in tempo utile perché la Raggi possa giocarselo come carta per l’eventuale corsa per il bis. Facendo la tara con i tempi tecnici post voto per arrivare all’apertura dei cantieri, siamo già molto vicini al tempo limite. Insomma, serpeggia sorpresa e preoccupazione: Virginia deve fare in fretta se vuole usare la foto sul cantiere dello Stadio per la campagna elettorale e il tempo per arrivarci è veramente ridotto al lumicino.

PALAZZETTO DELLO SPORT, DUE ANNI PER PUBBLICARE IL BANDO PER LA RISTRUTTURAZIONE



Gli annunci dell’Amministrazione Raggi partivano addirittura nel 2017: il palazzetto dello Sport di viale Tiziano (quello a pochi metri dall’altro buco nero del Campidoglio: lo Stadio Flaminio) sarebbe rimasto chiuso per due anni, 2018-2020, per consentire i lavori di ristrutturazione interni ed esterni alla struttura.
Alla veneranda data di metà 2020, nuovo annuncio, di ieri:  pubblicata la procedura aperta per l’affidamento dei lavori di risanamento conservativo del Palazzetto: spogliatoi, presidio medico, pavimentazione dell’arena, impermeabilizzazione, sostegno della cupola, climatizzazione, per un totale di poco superiore a 2 milioni e 577mila euro..
Nel frattempo, Virtus Roma e Eurobasket sono emigrate altrove fra le polemiche, la Virtus all’Eur l’Eurobasket a Cisterna di Latina.
È appena il caso di ricordare come la sorveglianza alla struttura venisse spostata dal Palazzetto dello Sport al Flaminio dopo il rinvenimento nel vecchio stadio del cadavere di un clochard (febbraio 2018) e che, nei brogliacci dell’Inchiesta Rinascimento, quella su Luca Parnasi e Luca Lanzalone, ci fossero anche passaggi proprio sui problemi delle due società capitoline di basket e i vertici dell’Assessorato allo Sport del Comune.
Come se i due anni di attesa per il solo bando non fossero mai passati e l’Amministrazione Raggi si fosse insediata ieri, la nota del Campidoglio riporta il verbo del sindaco, Virginia Raggi (“L’intervento era atteso da tempo, gli uffici e l'Assessorato Sport hanno lavorato molto”) e dell’assessore allo Sport, Daniele Frongia: “Lo avevo anticipato e finalmente è stato pubblicato il bando che prevede un progetto per un unico lotto di lavori di risanamento e adeguamento a norma che sono necessari per la riapertura dell’impianto”.



giovedì 25 giugno 2020

"SOTTO RICATTO E SUL LASTRICO. NON POSSO PIÙ LAVORARE"


Quando il Comune e il Municipio diventano tuoi nemici, la burocrazia si trasforma in un’arma di distruzione”: Massimo Censi è arrivato al limite della disperazione. Il Comune lo sta mettendo sul lastrico con un mix letale di tasse, adempimenti e il rifiuto totale di confronto: nessuna risposta alle istanze presentate, nessuna alle richieste di appuntamenti. 
Massimo Censi vende generi alimentari. O, meglio, vendeva. Nel 1994, acquistò dall’Ente Comunale di Consumo un chiosco. “Era ridotto a poco più di un rudere.  Lo pagai 24 milioni di vecchie lire e negli anni ho speso un sacco di soldi per trasformarlo”. 
Siamo nel territorio dell’XI Municipio oggi commissariato dopo la caduta della Giunta 5Stelle per i soliti dissidi interni. Di fronte, quasi, all’Ospedale Spallanzani, su via Portunense. Lì, all’incrocio con largo Volontari del Sangue sorgono due chioschi, uno, tende gialle, di proprietà del signor Censi.
Intorno a questi due banchi perfettamente in regola con ogni possibile pratica urbanistica, negli anni, è nato una specie di mercatino quotidiano. Uno di quelli che vive nella zona grigia fra abusivismo e legalità. 
Il Municipio decide di spostare questo mercato: si trasloca in via Vigna Pia, più o meno 500 metri di distanza verso piazzale della Radio. 
Solo che al signor Censi il Municipio dice, in sostanza: se vuoi continuare a lavorare, devi andare lì, a Vigna Pia. Dove il banco sarà nostro e non di tua proprietà e, in più, dovrai pure finirlo. Già, perché ora a Vigna Pia i banchi sono semplicemente una scatola vuota di cemento e controsoffitti. Dentro c’è da fare tutto: pavimenti, sanitari, allestimento per la vendita. Una roba che a voler essere parchi, porta via almeno 30mila euro. E mezzo mercato è deserto
Ovviamente, il signor Censi deve rinunciare alla sua proprietà per la quale, però, il Comune i soldi delle tasse li vuole. Anche ora, con il Covid: la domanda di sospendere il pagamento delle tasse comunali per il Coronavirus è stata respinta ignorando l’Ordinanza del sindaco Raggi.
Io che potrei lavorare nel mio, senza chiedere nulla a nessuno, per un puntiglio politico sono costretto a stare chiuso e sotto ricatto”, dice il signor Censi. 
Dagli Uffici tecnici del Municipio spiegano nel freddo burocratese: “Il mercato su via Portuense era illegittimo. Censi ha rifiutato di trasferirsi e non avendo esercitato l'attività per 4-5 mesi la licenza decade e gli è stata revocata. È vero che è proprietario del box originario - che va demolito, come hanno fatto tutti gli altri operatori - ma negli anni '90 le condizioni erano totalmente diverse da quelle attuali e la sua postazione non è più tollerabile. Che il Tar abbia respinto la sospensiva, attesta le ragioni dell’Amministrazione”.
Mi hanno revocato la licenza, sfruttando una serie di cavilli e ignorando tutte le mie istanze e richieste di colloqui. Andandomene perdo 23 anni di attività e la proprietà del negozio per spostarmi, a spese mie, in un posto che non sarà mai il mio. Piuttosto, me lo espropriassero, se lo vogliono. O sperano che lo demolisca a spese mie?”.


mercoledì 24 giugno 2020

ALL'IPA BALLETTO DI CONSULENZE


Piovono consulenze all’Ipa, l’Istituto (commissariato dal sindaco di Roma, Virginia Raggi) che si occupa della Previdenza e dell’assistenza ai dipendenti capitolini. La denuncia parte da Francesco Figliomeni, consigliere comunale di Fratelli d’Italia: “nel 2018, l’Ipa ha erogato consulenze ai soci del sub commissario”. 
E Figliomeni tira fuori le carte: la prima è l’ordinanza con cui la Raggi nomina Vincenzo Piscitelli sub commissario dell’Ipa dal 30 ottobre 2017 fino al 25 maggio 2018. 
Stando ai documenti della Camera di Commercio di Caserta, Piscitelli era socio al 33% della SGP Srl insieme a Pasquale Schiavo e a Giuseppe Guerra, tutti con la stessa quota, tutti rappresentanti dell’impresa e amministratori. 
La SGP si occupa di elaborare i dati aziendali, gestisce la contabilità, le paghe e via dicendo. 
O, meglio, gestiva perché neanche un mese dopo la scadenza dell’incarico di Piscitelli come sub commissario di Serini all’Ipa, la società viene messa in liquidazione
Veniamo alle carte di Figliomeni sulle consulenze: sono quattro, due per Guerra e due per Schiavo. 
Si parte, marzo 2018, con l’incarico a Guerra si istituire un “team specialistico sperimentale" che supporti “il commissario straordinario” nella gestione dei piani di rientro dai prestiti. Remunerazione: 9mila euro lordi dal 5 marzo al 31 maggio 2018 per 87 giorni di incarico
Due mesi dopo, a maggio 2018, tocca a Schiavo: consulente fiscale dal 20 aprile al 31 maggio con un costo lordo di 1650 euro ma con l’aggiunta di 16 euro per ogni cedolino paga dell’Ipa. 
Impossibile sapere quanti siano i dipendenti dell’Ipa (e quindi il costo totale dell’incarico): la pagina trasparenza dell’Istituto, alla voce “personale” riporta da lungo tempo la dizione ”pagina in fase di allestimento”. In totale, però, la consulenza di Schiavo costa alle generose casse dell’Ipa 2.458 euro lordi
Il 1 giugno 2018, Serini firma la proroga a Guerra con lo stesso incarico ma per 6 mesi, dal 1 giugno al 31 dicembre. Costo lordo: 25mila 376 euro. 
Nell stesso giorno Serini proroga anche l’incarico a Schiavo. Stesse mansioni, stessi costi ma con un contratto valido fino al 31 dicembre. Nella determina non è indicato il totale lordo ma in proporzione dovrebbe arrivare a 28mila 278 euro.
Da Fratelli d’Italia attaccano Figliomeni e il capogruppo Andrea De Priamo: “Oltre ad una dettagliata interrogazione e ad uno specifico accesso agli atti rivolto alla Raggi e alle più alte cariche del Campidoglio, abbiamo presentato un esposto alla Procura della Repubblica, alla Corte dei Conti e all’Anac per verificare anche eventuali ipotesi di reato oltre ai palesi conflitti di interesse”. 


Estratto dell'Ordinanza 170/2017 del sindaco Raggi di nomina di Piscitelli a sub commissario dell'Ipa

Estratto della visura camerale della società SGP Srl con i nomi dei soci

Estratto della Determina 48 del 5 marzo 2018 con l'incarico a Giuseppe Guerra

Estratto delle Determina 75 del10 aprile 2018 con l'incarico a Pasquale Schiavo

Estratto della Determina 134 del 1 giugno 2018 di proroga a Giuseppe Guerra


Estratto della Determina 137 del 1 giugno 2018 di proroga a Pasquale Schiavo
La pagina del sito istituzionale dell'Ipa (http://www.ipa.roma.it/portal/it/amministrazione_trasparente_v2.page?contentId=CAM358) dedicata al personale e "in allestimento"


lunedì 22 giugno 2020

SINISCALCHI: "CONTENTI, MA ORA FATECI LAVORARE"


Noi ovviamente siamo più che soddisfatti. Ora l’appello è alle Istituzioni: basta chiacchiere e metteteci in condizione di lavorare”.
Renato Siniscalchi, vicepresidente onorario della Società Sportiva Lazio Nuoto, frena a stento la soddisfazione per la sentenza del Tar che annulla l’aggiudicazione del bando per la piscina di via Giustiniano Imperatore alla Garbatella e la riassegna alla società biancazzurra.
Il Tar ha centrato la sua decisione sugli aspetti economici dell’intera questione. Io credo che questo sia in qualche modo una forma di contrappasso: quando si decide di ignorare 34 anni di storia sportiva, di successi e di campioni e il ruolo sociale che la Lazio Nuoto svolge sul territorio per concentrare tutto solo sui soldi, sulla capacità di fatturare, fa strano vedere come sui soldi poi cada tutto”.

Ritiene che sia uno schiaffo al Campidoglio? Facile ricordare la conferenza stampa dell’assessore allo Sport, Daniele Frongia, e del presidente della Commissione Sport, Angelo Diario, che festeggiavano l’assegnazione alla Maximo. O alcuni comunicati stampa in cui il Comune si vantava di avere sempre ragione al Tar. 
Guardi, non ho alcuna voglia di fare polemiche. Il Tar ha deciso che i vincitori del bando siamo noi. Non mi interessa altro. Ora è il momento di collaborare. L’obiettivo è quello di riprendere l’attività il più in fretta possibile. Lo dobbiamo soprattutto al nostro territorio che, in questi mesi durissimi, non ci ha fatto mancare l’appoggio pubblico anche con molte manifestazioni. Quindi, parafrasando un po’ l’”ora et labora” benedettino, meno parole, e ricominciamo a lavorare”.  


LA PISCINA RESTA ALLA LAZIO NUOTO



La sintesi, sfrondata dal burocratese tipico delle sentenze del Tar, è che la Maximo non poteva proprio essere ammessa a partecipare al bando per la gestione della piscina di via Giustiniano Imperatore, alla Garbatella, fino al 2019 e per 34 anni gestita dalla Lazio Nuoto. E che, quindi, il vero vincitore è la stessa Lazio Nuoto. 
In pratica, i giudici amministrativi hanno contestato agli uffici del Dipartimento Sport del Campidoglio di aver erroneamente applicato i criteri indicati nel bando e cioè il fatturato dell’ultimo triennio che avrebbe dovuto essere di 900mila euro. 
La stazione appaltante (cioè il Campidoglio, ndr) ha invece, come accertato, disatteso le regole da essa stessa poste e che doveva applicare in modo imparziale e trasparente; dall’erronea applicazione di tali regole è scaturita l’ammissione alla gara della S.S.D. Maximo a r.l. che, invece, non poteva parteciparvi, non avendo i requisiti speciali di partecipazione richiesti dal bando a pena di esclusione”. 
Cercando di semplificare: fra i requisiti per poter partecipare, c’era l’aver fatturato nell’ultimo triennio 900mila euro ottenuti dalla gestione di un impianto natatorio aperto al pubblico. Questo requisito poteva essere ottenuto anche con l’ausilio di altre società collegate. Solo che, secondo il Tar, in Campidoglio viene fatta confusione su questo aspetto: “Si aggiunga, infine, che la Visura del Registro Imprese, depositata con la relazione istruttoria, riguarda la S.S.D Juventus Nuoto Roma a r.l. che non è quella indicata come ausiliaria della S.S.D. Maximo a r.l.. L’ausiliaria dell’offerente è, infatti, la S.S.D. Sporting Club Juventus a r.l. che è una società formalmente distinta dall’ausiliaria. Ciò dimostra perplessità nell’intera azione amministrativa”. Insomma, una bocciatura su tutta la linea dell’azione amministrativa del Dipartimento Sport che investe, pur se non in modo diretto, anche la parte politica: impossibile non ricordare la conferenza stampa con cui l’assessore allo Sport, Daniele Frongia, e il presidente della Commissione Sport, Angelo Diario, presentarono la Maximo e i video con cui, a fronte del ricorso al Tar della Lazio Nuoto, venissero espresse posizioni quasi di scherno.
Il risultato finale, dunque, è l’esclusione della Maximo e l’assegnazione diretta del bando, da parte del Tar, al secondo classificato che è la Lazio Nuoto. 
Da quanto trapela la Maximo ha comunque intenzione di ricorrere in appello al Consiglio di Stato mentre il Campidoglio rimane in silenzio: per il Comune alla fine non importa chi vinca, purché il vincitore faccia riprendere l’attività e sia in grado di far fronte alle previsioni economiche contenute nel bando di gara.


DI MAGGIO: "BELLI ED EFFICACI MA I MONOPATTINI NON SONO GIOCHI. SERVE INASPRIRE LE SANZIONI"


La questione delle norme è demandata al legislatore. I monopattini elettrici sono stati equiparati alle biciclette quindi valgono le norme contenute nel codice della strada”.
Antonio Di Maggio, comandante della Polizia Locale di Roma Capitale, è molto chiaro: se servono modifiche alle disposizioni sui monopattini, non possono farle i Comuni ma l’intervento spetta al Parlamento.

Comandante, siamo a otto incidenti in pochi giorni.
Sì, abbiamo diramato una circolare a tutti i Gruppi proprio qualche giorno fa. In realtà l’uso dei monopattini è concentrato prevalentemente al centro. Gli incidenti avvenuti fino ad ora sono stati fortunatamente lievi ma quello dei monopattini potrebbe essere un problema invece che una risorsa ottima per snellire un certo tipo di traffico e ridurre l’inquinamento”.

Quali sono le disposizioni impartite?
Gli agenti possono fermare i monopattini ma solo in presenza di palesi violazioni del codice della strada”.

Ad esempio?
Ad esempio se vediamo andare in due. O se vediamo un sellino o qualche modifica”.

Vi è già capitato?
Fra i controlli che abbiamo effettuato le modifiche più comuni sono quelle fatte dai privati sui loro mezzi per aumentarne la potenza. Il Codice dice che il monopattino può avere una potenza non superiore a 500 watt che si traduce in una velocità massima di 20 km l’ora. In alcuni casi erano state apportate modifiche alla potenza per avere una maggiore velocità del mezzo”.

E qual è la sanzione?
A parte una multa che va da 200 a 800 euro, c’è il sequestro del mezzo che può anche essere distrutto. Semplice”.

Comandate, da qualche settimana a Roma ci sono 4 diverse società di noleggio.
Ovviamente questi monopattini elettrici a noleggio rispettano ogni riga del Codice della Strada. In questi casi, il problema è chi lo usa e come lo usa”.

Spesso capita di vedere molti monopattini sfrecciare letteralmente in mezzo al traffico anche su strade importanti come le Consolari. O di vedere due persone sopra.
Sì, vero. Il Codice della strada è molto chiaro: il monopattino è come una bicicletta, quindi deve sempre mantenere la destra; se è presente una pista ciclabile deve percorrere quella; non ci si può andare in due; il manubrio deve essere sempre libero, come le mani del conducente”.

Che altro?
Ad esempio, in caso di comitive, è obbligatorio procedere in fila indiana ed è assolutamente vietato andare affiancati. Non si possono trasportare animali o oggetti. Non è consentito né trainare né farsi trainare. Il monopattino può essere guidato solo da over 14 e per i minorenni è obbligatorio l’uso del casco. Ancora: di notte o comunque su strade con bassa illuminazione è necessario indossare o il giubbotto o le bretelle catarifrangenti”.

Comandante, specie fra i più giovani, la sensazione è che molti non abbiano compreso che i monopattini sono un mezzo di trasporto ma che siano visti più come un gioco alla moda.
Certamente ora che le giornate sono belle e il tempo è caldo è piacevole andare in giro così. E poi è una novità, peraltro da molti a lungo attesa. Quindi, sì ora è il momento del boom. Io lancio un appello: fate attenzione. I monopattini possono essere pericolosi: se si finisce contro un veicolo a motore ci si può fare davvero molto male. Non sono giocattoli e vanno usati con cautela”.

Il fatto che non vi siano targhe può essere un problema?
Il legislatore ha stabilito che non sia necessario targarli. Se serve, le modifiche deve farle il legislatore”.

Da tecnico, quali modifiche potrebbe indicare?
Non spetta a me dare indicazioni al Parlamento e al Governo, ma sicuramente un elemento da prendere in considerazione può essere l’inasprimento delle sanzioni”.

In che senso?
Oggi se i Vigili fermano qualcuno con un monopattino che commette una violazione viene elevata una multa che alla fine è piuttosto esigua (da 100 a 400 euro). Questo tipo di sanzione potrebbe essere inasprita”.

Che altro?
Mi viene in mente la possibilità che, qualora la violazione sia commessa da qualcuno patentato gli si possano scalare i punti dalla patente anche per aver contravvenuto al Codice non sulla macchina ma sul monopattino. Mi permetta però una cosa”.

Dica.
A tutti dico: rispettate il codice della strada. Fate attenzione perché i monopattini sono belli. Facciamo che rimangano tali per tutti”


ANARCHIA MONOPATTINI, LE REGOLE PER USARLI. GIÀ 8 GLI INCIDENTI




E siamo a otto. Sale ancora il numero degli incidenti che vedono coinvolti i conducenti di monopattini elettrici. Tre sere fa due ragazze, alle due di notte, hanno deciso di attraversare il Lungotevere (pare anche con il rosso) finendo per essere centrate da un’auto. Sabato è toccato a un altro conducente, lungo via Gela all’Appio, finire sotto una macchina. 



È sempre più frequente vedere questi monopattini “sfrecciare” (si fa per dire) non solo nelle strade del centro storico e nelle aree pedonali del Tridente ma anche sulle consolari. E spesso vengono guidati con la stessa spregiudicatezza dei motorini: a zig zag nel traffico. Con la differenza che, a meno che non siano stati modificati, al massimo raggiungono i 20 km l’ora, diventando, quindi, di fatto, più degli ostacoli imprevisti che moto e auto devono considerare.
Il via libera all’equiparazione dei monopattini elettrici alle biciclette è stata data in primis dall’ex ministro delle Infrastrutture, il grillino Danilo Toninelli. Poi il testo è confluito nella legge di Bilancio quindi nel decreto Milleproroghe. Infine, con il Decreto Rilancio post Covid sono stati previsti anche incentivi economici (fino a 500 euro) per l’acquisto di monopattini o bici con pedalata assistita. 
La “rivoluzione” per la micromobiltà elettrica è passata prima per i “segway”, quei veicoli a grandi ruote che si muovono con il peso del corpo. Il prezzo piuttosto elevato le ha confinate nel ruolo di mobilità per turisti. Poi è stata la volta degli hoverboard, una specie di skateboard con motore elettrico. 
Quindi ora è la volta dei monopattini elettrici. 
Fuori dalla regolamentazione - ma alla fine sarà solo una questione di tempo - le monowheel, mezzi elettrici con un’unica ruota.
Dal via libera normativo dei monopattini elettrici, è derivata la grande impennata di società di noleggio
Solo nelle ultime settimane il sindaco di Roma, Virginia Raggi, ha tenuto ben quattro diverse conferenze stampa per presentare altrettante società di noleggio (Helbez, Dott, Lime e Bird) monopattini ciascuna delle quali ha destinato alla Capitale mille pezzi.
E se già sui social iniziano a circolare le prima foto di vandalismi di monopattini abbandonati nel Tevere, le polemiche hanno riguardato i costi del noleggio (mediamente un euro per lo sblocco più tariffe che variano dai 19 ai 25 centesimi l’ora ma sono previsti una serie di pacchetti più convenienti) e il rischio che, dopo le biciclette a noleggio, anche i monopattini facciano la stessa fine: una brevissima stagione di celebrità (con annessa propaganda grillina al seguito) seguita da un altrettanto veloce declino con i mezzi vandalizzati fino all’abbandono della città da parte degli operatori. 







sabato 20 giugno 2020

DI STEFANO (GIOVANI INDUSTRIALI): "MENO PRESSIONE FISCALE E VIA ALLE OPERE PUBBLICHE"



Come giovane industriale condivido e appoggio in pieno il Piano per l'Italia 2030 presentato da Bonomi (presidente di Confindustria, ndr): lo Stato deve dare il via alle opere pubbliche, partendo da quelle finanziate e ferme. Valgono 60 miliardi di euro. Serve un nuovo patto fra Stato e aziende per lottare insieme contro il debito pubblico”.

Riccardo Di Stefano è il vicepresidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria. Venerdì prossimo si terranno le elezioni per la carica di Presidente dei Giovani Imprenditori, per la quale Di Stefano è candidato con parecchie chance di vittoria e che dà diritto ad entrare direttamente nella squadra di Confindustria come vicepresidente di Bonomi.

Di Stefano, appoggia il piano di Bonomi perché fra una settimana potrebbe essere il suo vice?
Assolutamente no. È una questione di logica: il Piano presentato da Bonomi è l’unica vera base di partenza se vogliamo che l’Italia ricominci a crescere. Serve ripartire dalle opere pubbliche sia come volano per l’economia che per colmare il divario infrastrutturale col resto d’Europa”.

D’accordo, partiamo con un’ondata di Keynes. Poi?
Poi lo Stato deve ridurre la pressione fiscale sul lavoro: il lavoro oggi costa troppo alle imprese in termini di tasse. Ed è essenziale abolire l’IRAP. Al sistema produttivo non servono interventi spot ma strutturali e l’abolizione dell’IRAP sarebbe quello più efficace anche perché incide su tutti i costi aziendali. Vanno messi subito in pagamento i debiti della pubblica amministrazione. Non si può chiedere alle aziende di lavorare per pagare le tasse quando la pubblica amministrazione non paga i propri debiti. Servono incentivi per l’economia sostenibile e industria 4.0. E, infine: il Governo ha stanziato fondi per la liquidità e per il rilancio delle aziende ma spesso mancano i decreti attuativi e altre volte quelli presenti sono scritti male finendo per impedire alla banche una rapida erogazione dei fondi. La poca liquidità che resta in azienda viene utilizzata per anticipare la cassa integrazione ai lavoratori. Servono norme chiare e procedure meno farraginose”.

Fino a questo momento, però, sta tutto sulle spalle dello Stato: o toglie tasse o eroga soldi o deve riscrivere norme. E i privati cosa fanno?
A parte aver tenuto in piedi il sistema anticipando i soldi per la cassa integrazione ai lavoratori, devono e possono impegnarsi a investire nel rinnovamento tecnologico e nell’economia verde ma, soprattutto, a far rientrare in Italia, a condizione che venga tagliato il cuneo fiscale, tutte quelle produzione che sono state delocalizzate all’estero negli ultimi anni. Infine, ma è la cosa più importante, devono investire nel welfare aziendale e nella valorizzazione del capitale umano per rendere più competitivo ed inclusivo il Paese”.

Di Stefano, quali effetti ha avuto questa quarantena?
Sulle mie aziende che si occupano di impianti tecnologici ed efficientemente energetico, un impatto ancora gestibile. Certo, come tutti abbiamo avuto un forte contraccolpo ma, tutto sommato, l'ecobonus è una misura che ci fa ben sperare”.

L’Ecobonus è contenuto nel Decreto Rilancio e prevede una serie di sconti, fino al 110% dell’investimento, per chi ristruttura l’immobile variando almeno di due classi il consumo energetico. 
Però, Di Stefano, molte aziende non vogliono accollarsi il rischio di anticipare i lavori per poi incassare i soldi. Molti imprenditori non si fidano dello Stato.
Sì, la norma è migliorabile. Mancano i decreti attuativi, il timore è che le aziende più piccole non siano in grado di affrontare il rischio. Purtroppo lo Stato ha abituato le aziende a tanti, troppi cambi in corsa di regole. Gli operatori con minore capacità finanziaria potrebbero essere tagliati fuori da questa opportunità di rilancio”.

INCOGNITE SULLA DISCARICA DI MONTE CARNEVALE



Sulla discarica di Monte Carnevale pende la mannaia dei giudici amministrativi: ieri, il Consiglio di Stato ha accolto un ricorso presentato dal comitato Valle Galeria Libera e ha così sospeso con ordinanza l'autorizzazione ambientale che la Regione Lazio aveva concesso, lo scorso 27 dicembre, alla New Green Roma (NGR) per costruire nell'ex cava posta di fronte alla discarica di Malagrotta, un impianto di smaltimento di rifiuti inerti. Per una serie di procedure tecniche, la sentenza non sospende effettivamente i lavori visto che il Consiglio di Stato ha rinviato il fascicolo al Tar per una udienza di merito da fissare in tempi rapidissimi
E non si tratta della discarica decisa dal sindaco di Roma, Virginia Raggi: la decisione del Consiglio di Stato riguarda quella di “inerti” non quella per i rifiuti urbani. 
Ma è chiaro che la sentenza dei Giudici di Palazzo Spada colpisce indirettamente anche la futura discarica di Roma: la società che le sta realizzando è la stessa e lo stesso è l’invaso dove la NGR sta costruendo sia la discarica di inerti che quella dei rifiuti urbani di Roma per 1,4 milioni di tonnellate.
A marzo scorso il Tar aveva prima sospeso in via cautelativa e poi riautorizzato i lavori di "preparazione" alla discarica di rifiuti speciali derivanti dal trattamento degli urbani approfittando proprio dell’autorizzazione ambientale regionale ottenuta per costruire la discarica di inerti e fanghi. Ora la decisione spetterà al Tar: la data dell’udienza non è stata resa nota ma, appunto, dovrà essere in tempi rapidissimi.
La sentenza è arrivata proprio mentre in Regione è in corso la conferenza dei servizi che dovrà decidere se sottoporre a valutazione di impatto ambientale il primo stralcio del progetto della discarica di rifiuti urbani presentato da NGR, per due lotti da 75mila mq totali su una complessiva estensione di oltre 1,4 milioni.
Silenzio sia dalla Regione Lazio che dal Campidoglio. Parlano solo Lega e Fratelli d’Italia che accolgono la sentenza, anche se parziale, come una conferma dei dubbi sulla scelta di Monte Carnevale.


venerdì 19 giugno 2020

FAR WEST MONOPATTINI; SETTIMO INCIDENTE


Siamo a sette: a Roma sono già sette gli incidenti che vedono coinvolti i monopattini. L’ultimo, alle due di notte di giovedì 18, sul Lungotevere. Due ragazze, probabilmente contromano, sono state centrate da una macchina il cui conducente si è immediatamente fermato a prestare soccorso. Secondo le prime ricostruzioni dei Vigili urbani intervenuti, sembra che le due ragazze, ricoverate al Santo Spirito con graffi e fratture e non in pericolo di vita, abbiano attraversato il Lungotevere, all’altezza di via degli Acciaioli, passando col rosso. 
Il conducente del veicolo se le sarebbe trovare davanti all’improvviso senza poter evitare l’impatto che, grazie alla bassa velocità, non ha sortito conseguenze più gravi.
Ma da che il Governo ha sostanzialmente dato il via libera all’uso di questi monopattini, non è per nulla raro vederli svicolare nel traffico, frequentemente con due passeggeri a bordo (cosa vietata), senza casco, contromano e senza rispettare nemmeno le più basilari norme del codice della strada. 
Personalmente - spiega Stefano Giannini, segretario romano del Sindacato unitario Lavoratori Polizia locale (SULPL) - appartengo a quella linea di pensiero che non vede male i monopattini. La velocità e il peso ridotti dei monopattini, in caso di incidente, possono essere causa di escoriazioni lievi. Certo, ci sono dei problemi dovuti alla legislazione”.
Fra questi il fatto che essendo mezzi privi di targa sia necessario di fatto fermarli in caso di violazioni al codice della strada. Ma, a parte “l’equiparazione dei monopattini alle biciclette, il divieto di andare in due e l’obbligo di avere più di 14 anni per guidarli” non è che i Vigili abbiano poi molte altre armi. 
Credo che, almeno fino a che il legislatore non effettuerà delle correzioni alle norme, l’unica strada sia la separazione fisica delle corsie riservate ai monopattini da quelle degli altri veicoli a motore”.
Già, perché gli slalom nel traffico, la gara a superare gli autobus e comunque la lentezza rispetto al traffico ordinario sono oggettivamente problemi che possono mettere a rischio non solo gli stessi utilizzatori dei monopattini ma anche gli altri utenti della strada. Al netto, poi, del fatto che molti, specie fra i più giovani, non hanno mai fatto nessun corso di guida e non sanno leggere la segnaletica stradale.  
La separazione dei flussi di traffico può essere l’unica soluzione percorribile”, chiosa Giannini, “almeno in attesa che il legislatore metta mano alle norme, migliorandole”. 


PASCUCCI (CERVETERI): "CINQUE MILIARDI AI COMUNI O MOLTI SALTANO IN ARIA"

Servono almeno 5 miliardi di euro solo per i Comuni o andremo verso il fallimento delle Amministrazioni Locali che sono i veri erogatori ai cittadini dei diritti costituzionali”.
Il Sindaco di Cerveteri, Alessio Pascucci, pur essendo un “civico”, è considerato non solo di sinistra ma anche politicamente molto vicino al Governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, è particolarmente duro nei confronti del Governo per la gestione della pandemia prima e della ripresa ora.
Sindaco, cosa pensa degli Stati Generali?
Mancano le parrucche alla Luigi XVI poi il distacco fra la realtà e il Governo centrale sarà totale. In queste settimane di quarantena, la prima e unica vera linea del fronte sono stati i Sindaci: sulle loro spalle il Governo ha fatto ricadere l’intero peso della gestione dell’emergenza. In questa tragedia, se penso a Bergamo o Milano, noi possiamo dirci fortunati con il numero dei decessi sotto la decina. Ma per il resto, ci hanno completamente abbandonato. Conferenze stampa a profusione e atti concreti zero o quasi”.
Quindi?
Quindi, per la ripartenza concordo con quanti richiedono un ripensamento totale dell’anno fiscale 2020 ma la questione dei buchi nei bilanci dei Comuni è un elemento fondamentale”.
In che senso?
I Comuni sono quel pezzo dello Stato che eroga effettivamente i diritti costituzionalmente garantiti ai cittadini. Quanto meno: ne eroga la quasi totalità. Con l’esclusione della sanità, praticamente tutto il resto grava sui Comuni. Dalla pulizia delle strade al trasporto pubblico, dai nidi ai centri anziani di fatto siamo noi Sindaci che garantiamo la vita quotidiana ai cittadini. Se lo Stato continua a latitare finirà per creare un enorme voragine nel sistema, una voragine che potrebbe comportare il dissesto di tantissime Amministrazioni Comunali”.
Un rischio concreto o una difesa corporativa? 
Nessuna difesa di corporazione: è un rischio concreto. Abbiamo stimato che occorrano 5 miliardi per tenere a galla le finanze dei Comuni. E sono soldi che non basta promettere. Devono arrivare e anche rapidamente. Dopo di che, questo è il momento di ripensare in maniera totale il sistema degli Enti locali. Ma si può avere un Consigliere comunale che prende 250 euro l’anno? Vanno rivisti i poteri dei Sindaci e dei Consigli comunali ma anche le indennità”. 


DUBBI SULLA PROROGA DEL RAGIONIERE GENERALE


C’è un giallo su Anna Guiducci, il ragioniere generale del Campidoglio. Un ruolo delicatissimo e la firma della Guiducci, in comando dal Comune di Arezzo a quello di Roma da maggio 2019, appare praticamente in ogni atto della Giunta e del Consiglio perché garantisce la regolarità contabile delle delibere.
La vicenda viene alla luce con un’interrogazione del consigliere di Fratelli d’Italia, Francesco Figliomeni: a maggio 2019 la Giunta comunale con una delibera prima e il sindaco, Virginia Raggi, poi con un’ordinanza reclutano la Guiducci e le assegnano il ruolo di Ragioniere generale. Il tutto con durata di un anno, quindi con scadenza a maggio 2020. A metà aprile, però, la Guiducci viene prorogata nel suo incarico, su richiesta dell’assessore al Bilancio, Gianni Lemmetti, fino a dicembre. 
Solo che - spiega Figliomeni - questa proroga non viene decisa dalla Giunta ma con una semplice determinazione dirigenziale firmata, peraltro, nemmeno dal Direttore delle Risorse umane del Comune, Angelo Ottavianelli, ma da un dirigente di area”. 
Secondo Figliomeni la questione è semplice: la proroga doveva essere decisa prima dalla Giunta con un atto formale poi, sulla base di questo atto, da una determina dirigenziale. Invece il passaggio autorizzatorio è saltato.
Sembra un cavillo - dice ancora Figliomeni - ma è una questione di correttezza amministrativa: il potere di prorogare un contratto, anche fosse semplicemente il comando di un dipendente da un’Amministrazione pubblica a un’altra, non può essere affidato a un dirigente, tre l’altro neanche di vertice. Personalmente, poi, nutro anche forti dubbi su come la Giunta Raggi abbia reclutato la Guiducci. Si legge nella delibera del 2019 che, dopo una ricerca fra il personale capitolino andata a vuoto, si è selezionata direttamente con colloqui diretti la Guiducci invece di fare un bando pubblico”.
E su questo punto particolare Figliomeni ha presentato richiesta di accesso agli atti: “voglio vedere quanti curricula sono stati esaminati e sapere perché sono stati scartati”. 
Se Figliomeni avesse ragione il problema per l’Amministrazione potrebbe essere serio: qualora la proroga della Guiducci fosse irregolare, a cascata ci sono già una ventina di delibere a rischio nullità e fra queste alcune particolarmente importanti sul bilancio del Comune.