giovedì 31 marzo 2016

STADIO AS ROMA; DOSSIER (QUASI) PRONTO PER LA CONSEGNA IN COMUNE

Si ricorda che la consegna dovrà avvenire entro l'8 aprile per permetterci di fare l'ultimo check finale della documentazione prima della consegna al Comune”. Firmato: Parsitalia
Con questa email, datata poco prima di Pasqua, indirizzata a tutti i progettisti che stanno lavorando alle diverse parti dell’opera, si chiude il cerchio intorno al progetto dello Stadio della Roma a Tor di Valle


Lavori che vanno avanti, dunque, in un silenzio mediatico interrotto, ieri, dal feroce botta e risposta fra l’ex sindaco di Roma, Ignazio Marino, e il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti.
Entro il prossimo 8 aprile, dunque, tutti i progettisti devono consegnare alla società australiana Lend Lease, coordinatrice del lavoro, i progetti finiti. 
Dopo di che, la stima è che ci vogliano da un minimo di 15 a un massimo di una trentina di giorni affinché tutto il plico sia composto per essere presentato, finalmente, in Campidoglio.
Da lì, dopo l’esame preliminare delle carte in Campidoglio - ci vorrà circa un mese - il dossier dovrebbe transitare in Regione per la seconda metà di giugno, a nuovo Sindaco già eletto. Dopo di che, alla Regione serviranno un paio di settimane per convocare la benedetta Conferenza di Servizi che, quindi, potrebbe aprirsi per fra fine giugno e inizio luglio e concludersi, se non ci sono intoppi, per la fine di dicembre 2016. A quel punto, firmata la Convenzione Urbanistica - il contratto fra il Comune e i proponenti - potranno iniziare i primi lavori di demolizione del vecchio ippodromo. Politica permettendo.



E, come anticipato da Il Tempo, per questo Mauro Baldissoni, direttore generale della As Roma, e Italo Zanzi sono volati a Boston da Pallotta ieri mattina. Previste una serie di riunioni proprio sul tema Stadio che dovrebbero tenere il duo Zanzi e Baldissoni negli Stati Uniti fino a sabato con l’obiettivo di rientrare in tempo a Roma per poter assistere al derby con la Lazio in programma domenica pomeriggio all’Olimpico. 
Vicenda Stadio, poi, che si arricchisce di un nuovo capitolo di polemiche. Ad aprire il fuoco è stato l’ex sindaco di Roma, Ignazio Marino, che, durante la conferenza stampa alla sede della Stampa Estera per presentare il suo libro in uscita, ha sparato ad alzo zero contro il premier, Matteo Renzi, e il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti. Dice Marino: “La costruzione dello stadio della Roma è importante non solo per i tifosi, ma anche per la ricaduta economica di circa un miliardo e mezzo di euro che avrebbe. Il governo e il presidente della Regione Zingaretti hanno rallentato la costruzione e forse vogliono fermarla. Avremmo portato a Roma ricchezza culturale, sportiva ed economica. Il governo Renzi ha voluto interrompere questo percorso”. Aggiungendo, in riferimento ai diversi candidati Sindaco in corsa: “Leggo nel presente molta confusione sull'argomento e nessuno che abbia preso una decisione netta da una parte o dall'altra. Io mi auguro che prevalga l'interesse della città. Non c'è però la determinazione nel proseguire il progetto. Il futuro sindaco spero possa portarlo a termine”.


A stretto giro e certo non con l’abituale sorriso, a Marino risponde per le rime Zingaretti: “Io non ho letto il libro. Ho letto dello stadio della Roma e voglio chiarire che la Regione è ancora in attesa del progetto dello stadio”. Questo, ha aggiunto il Governatore, “perché lo stesso Comune inviando i documenti con i pareri sui progetti depositati scrisse esplicitamente che anche l'assenza di un parere positivo avrebbe compromesso l'interesse pubblico dello stadio e i dipartimenti inviarono alla Regione tutti pareri negativi sui documenti che avevano. E quindi siamo in attesa del progetto dello stadio”. Dopo di che, giù durissimo: “Io non sono abituato a dire dei sì o dei no in assenza di progetti - ha concluso Zingaretti - ed è stravagante che si possa teorizzare il contrario”.


Altra coda polemica, poi, in un secondo botta e risposta fra due dei candidati Sindaco, Virginia Raggi, dei 5Stelle, e Francesco Storace, La Destra. 

Dice la Raggi a RaiNews24, riferendosi alle Olimpiadi ma dopo aver già espresso la sua contrarietà anche allo Stadio di Tor di Valle: “Non si può pensare a futuri stadi del nuoto o di atletica o villaggi olimpici a Tor Vergata su cui sappiamo gli interessi di chi ci sono, noi dobbiamo pensare al quotidiano, perché da qui al 2024 i romani sono morti: sono morti di traffico, di sporcizia, di incuria”. 
Secca la replica di Storace, che invece sullo Stadio si è dichiarato favorevole senza se e senza ma: “Da Virginia Raggi viene esposto il programma del partito del no. Quando i media - a partire da Rai e Mediaset - lo consentiranno toccherà a chi punta sull'economia di una città che ha diritto a crescere. Olimpiadi, stadio, metro sono opere necessarie allo sviluppo”.

giovedì 10 marzo 2016

STADIO; ARRIVA LA FIRMA SULL'ACCORDO PARNASI/PIZZAROTTI



Si stringe sempre di più l’accordo fra il Gruppo Parnasi e il Gruppo Pizzarotti di Parma con la conseguente svolta annunciata per lo Stadio della Roma. In queste ore è alla firma un contratto preliminare - secondo quanto Il Tempo ha appreso - fra i due gruppi cui seguirà, nelle prossime giornate, la firma del contratto vero e proprio.
Chiariamo subito: Pizzarotti, almeno per ora, non entra nell’affare Stadio della Roma di Tor di Valle. Con questa nuova partnership si crea intanto una nuova società che sarà attiva nel campo delle costruzioni, degli appalti e dello sviluppo immobiliare, sia a Roma che nel resto d’Italia. Lo Stadio deve aspettare. Cosa? Innanzitutto che il progetto definitivo sia ultimato e presentato. E poi che la Regione lo approvi, sperando che la nuova maggioranza in Campidoglio non decida di cambiarlo o, peggio, di cancellarlo del tutto, così come invece ha annunciato di voler fare Virginia Raggi, candidata dei 5stelle, in caso di vittoria alle prossime comunali. 
Le trattative fra il Gruppo Pizzarotti e Luca Parnasi vanno avanti da mesi. Già a fine gennaio scorso, Il Tempo aveva anticipato le basi dell’accordo che si sta chiudendo in queste ore: maggioranza delle quote della NewCo per il gruppo di Parma mentre Parnasi sarà socio di minoranza; parte del personale proveniente da Parnasi sarà assorbito da Pizzarotti ma senza che vi sia copertura di debiti pregressi.

Obiettivo primario dell’accordo: i lavori per le due torri Eni e Wind all’Europarco Business Park, quello antistante il centro commerciale Euroma2, più le altre attività (una novantina circa) che attualmente il Gruppo Parnasi ha attive e che, a causa della sofferenza di liquidità del Gruppo dovuta alla crisi del settore immobiliare e alla esposizione debitoria con le banche (447 milioni di euro circa), languivano senza riuscire a produrre i risultati attesi. 
Pur non entrando direttamente nell’affare Stadio, però, questa nuova partnership avrà delle ripercussioni indirette su Tor di Valle: sgravando il Gruppo Parnasi da una serie di impegni che assorbivano risorse, la NewCo potrebbe liberare finanziamenti altrimenti bloccati da dedicare anche alla nuova casa dell'As Roma. 

E resta in piedi l’opzione Stadio che Pizzarotti si è garantito nell'ambito dell'intesa con Parnasi. Se e quando tutto l’iter progettuale e poi approvativo sarà completato, ci sono da costruire 978 mila metri cubi di opere private che contengono lo Stadio disegnato da Dan Meis e la nuova Trigoria, le tre Torri di Daniel Libeskind e una quindicina di edifici più bassi, il convivium. Trattandosi di opere private, quindi, sarà il privato a gestire direttamente la costruzione. Le società che stanno lavorando al progetto, come la Roma ci tiene a ricordare, sono molte e di primaria importanza: dalla Goldman Sachs alla Lend Lease alla Arup. Il presidente giallorosso James Pallotta è rientrato ieri negli States dopo una serie di incontri "strategici" a Roma,confermando la data di consegna del dossier definitivo: sarà pronto ad aprile salvo ulteriori rinvii. Considerando che la Eurnova di Parnasi ha portato “in dotazione” all’affare i terreni di Tor di Valle, vanta diritto a una quota delle costruzioni future che però va ancora quantificato. Non è affatto da escludersi, quindi, che il Gruppo Pizzarotti decida in un secondo momento di giocare anche questa partita con un ruolo di primissimo piano.

sabato 5 marzo 2016

VIRGINIA RAGGI (M5S): "SE VINCO, NIENTE STADIO"


Sicuramente il fatto che lei sia tifosa della Lazio non avrà pesato ma la frase di Virginia Raggi pesa. Come un macigno. ”La delibera di pubblica utilità - quella votata il 22 dicembre 2014 in Consiglio Comunale con cui si attribuiva il valore di opera di pubblica utilità allo Stadio della Roma di Tor di Valle con tutti i suoi annessi e connessi di cubature, opere infrastrutturali, metro, ponti e parchi -  la ritiriamo e lo Stadio lo facciamo da un altra parte". 
Nei giorni scorsi, i 5Stelle, accreditati dai sondaggi come quelli nella migliore posizione per vincere la corsa per il Campidoglio, avevano un po’ democristianamente giocato sull’equivoco. Il pensiero era: “lo stadio sì, ma non vogliamo speculazioni”. Il che, corrisponde al pensiero della Raggi espresso ieri pomeriggio ai microfoni di RadioRadio: “Noi siamo a favore della costruzione di uno stadio per la Roma, e se volesse anche per la Lazio - ha affermato - Ci opponiamo a qualunque operazione edilizia che sia solo speculativa”.
Però, al quesito sulla possibilità di modificare o, addirittura, ritirare la delibera che sancisce il pubblico interesse, i grillini avevano sempre evitato di rispondere in modo così chiaro.
Ora, invece, dopo ieri pomeriggio, il pensiero pentastellato in merito è chiarissimo: “Tor Di Valle allo stato attuale appare una operazione speculativa, perché ci troviamo di fronte a un progetto neanche del tutto definito che prevede un milione di metri cubi di cemento di cui solo il 14 per cento è stadio. Il resto sono uffici e centri commerciali. Ma a Roma abbiamo già lo Sdo, le torri dell'Eur con la stessa funzione”. 
Da un punto di vista di iter amministrativo, il ritiro della delibera è possibile. Fino a che la Regione non avrà terminato i lavori della Conferenza di Servizi - che non è iniziata, dato che la Roma non ha ancora consegnato il vero progetto definitivo - il Comune ha tutto il diritto di cambiare le carte in tavola. Ovviamente, con un atto avente pari forza, cioè una nuova delibera del Consiglio comunale, e con una forte motivazione giuridica che ponga il Campidoglio al riparo dal rischio di una causa miliardaria. 
Magari la delibera la ritiriamo e lo facciamo da un'altra parte”, ha detto ieri la Raggi. Quale altra parte? “Ci sono idee nel quadrante sud est - ha precisato - ci sono delle aree che si prestano, Tor Vergata sembrerebbe”. 


Se non che, questa ipotesi - che molti altri avevano già accarezzato anche durante il dibattito in Consiglio comunale - si scontra con una serie di problemi. Il primo dei quali è legato al fatto che spetta al privato scegliere un’area privata: il Comune può accettare o, motivandolo, respingere la proposta. Insomma, non è il Comune che sceglie l’area. Anche perché le aree in zona Tor Vergata di proprietà pubblica, rientrano sotto altre norme: si potrebbe anche fare ma sarebbe il Comune a doverle mettere a bando, potrebbe partecipare chiunque e, soprattutto, non varrebbero le facilitazioni della Legge Stadi. A stretto giro, alla Raggi replica Storace: “La Raggi studi la legge prima di parlare a vanvera. Lo stadio si fa in aree scelte da chi costruisce: il comune non sposta nulla, dice sì o no. Ora sappiamo che lei è per il no”.

LO STADIO IN CAMPAGNA ELETTORALE, I SI' E I NO

E la politica come risponde al quesito: se l’iter del nuovo Stadio della Roma di Tor di Valle non fosse ancora chiuso e, quindi, fosse modificabile, che decisione assumerebbero le diverse forze politiche che si candidano alla guida della città?
Partiamo dalle posizioni chiare: a favore, sic et simplicter, senza se e senza ma, sono due candidati, di segno opposto: Roberto Giachetti (Pd) e Francesco Storace (La Destra).
Il primo, in occasione di un tour elettorale proprio alla stazione della Roma-Lido di Tor di Valle, ha affermato: “Lo stadio della Roma? Ho sempre detto che qualunque iniziativa privata che porti a Roma miglioramenti infrastrutturali è un qualcosa di positivo. Anche se fosse della Lazio, della Fiorentina o della Juventus, se aiutasse a fare investimenti su strutture sulle quali non potremmo farli sarebbe positivo. Mi sembra che qui sarebbe una cosa positiva. Ovviamente deve essere fatto in piena legalità e assoluta sicurezza ma questo lo stabiliranno gli uffici competenti”.
Il secondo, più volte sollecitato dal svariate radio private, ha detto: “Sono assolutamente favorevole allo stadio della Roma. E non capisco la logica di chi sia contrario. Se ci sono problemi infrastrutturali si risolvano. Pagano tutto i privati, è una polemica che oggettivamente non riesco a concepire. La legge dice una cosa semplice semplice: il privato sceglie l'area dove realizzare l'opera e il Comune può dire di sì o dire no. Il privato spende un pacco di soldi e il Comune non un euro. Non c'è un referendum da fare sullo stadio della Roma, ma c'è una scelta amministrativa da compiere. Io sono favorevole”.
Poi c’è Roberto Morassut, altro candidato alle primarie Pd e - come Giachetti, Storace, Marchini e Bertolaso - tifoso della Roma, un po’ più sfumato ma sostanzialmente favorevole: “ho espresso all’inizio di questa storia le mie perplessità non sullo stadio della Roma, ma sulla zona. Io sono romanista ma da due anni dico che la localizzazione avrebbe presentato dei problemi. Ho fatto anche una battaglia in parlamento sulla norma sugli stadi. Ma l’amministrazione deve avere sempre una sua continuità: non devo mettermi a riaprire i dossier soltanto perché devo imporre un punto di vista politico. C’è un procedimento. Se questo andrà avanti bene non si riapriranno fascicoli. Certamente vorrò vedere le carte, perché il Comune è parte in causa. Se dovessi occuparmene, svolgerò il mio ruolo con massimo rigore ma mai mi sognerò di voler politicamente stravolgere perché ho un’idea diversa”.

Dopo di che, entriamo nel politichese o, se si preferisce, nel “un colpo al cerchio e uno alla botte. Nessuno dice in modo netto “no” ma tutti aprono con un “Sì allo Stadio”, salvo poi aggiungere un “ma” che è tutto tranne che un sì netto.

Virginia Raggi, candidata Sindaco di 5Stelle, il giorno della presentazione della sua candidatura, ha affermato: “Siamo favorevoli a uno stadio sia per la Roma che per la Lazio ma non vogliamo speculazioni edilizie”. Dai 5Stelle, però, aggiungono: “Se vinciamo, valutiamo il progetto, la sua regolarità, tutte le carte e troviamo un equilibrio tra quello che può essere l'introito di una società privata come quella americana che detiene l'a.s. Roma e il beneficio che ne possono trarre i suoi tifosi e i cittadini in generale, in termini di servizi e infrastrutture. Roma oggi non può certo permettersi di regalare o svendere il suo suolo, quindi ogni cosa merita una sua attenzione specifica”.
Stefano Fassina, candidato di Sinistra Italiana, lancia una proposta: “Noi vogliamo farlo lo stadio della Roma ma perché invece di farlo sui terreni di Parnasi non lo facciamo su terreni pubblici come Capannelle? Facciamo in modo che non sia una delle ennesime speculazioni edilizie che poi pesano sulla città nei prossimi decenni. Perché dobbiamo costruire insieme allo stadio tre grattacieli in un territorio che l'Istituto nazionale di urbanistica considera a rischio esondazioni quando abbiamo migliaia di uffici liberi all'Eur? Concentriamoci sullo stadio della Roma e magari non di Pallotta che poi lo affitta”. Peccato che cambiare terreno significa ricominciare tutto da capo.
Gianfranco Mascia, in corsa per le primarie del Pd come portavoce dei Verdi, ha più volte, nel corso del biennio 2014-2015, parlato di “pubblica inutilità dello Stadio. Sì allo stadio - è il suo pensiero - no alla cementificazione”.
Passando dall’altro lato, versante centrodestra, Alfio Marchini, candidato indipendente, afferma: “Noi, come lista, in consiglio comunale abbiamo detto di no alla costruzione dello stadio di proprietà della Roma. Non perché siamo contro lo stadio, quello ci vuole. Il problema è cha va rivista la parte dei servizi connessi di quell’area, le opere accessorie. Detto questo, il posto in sé va bene”.

Guido Bertolaso, candidato sostenuto da Forza Italia e Fratelli d’Italia, non si è ancora espresso. La sua unica dichiarazione in merito riferiva di “un’idea geniale per lo Stadio della Roma ma non la dico perché devo parlarne prima con chi mi ha candidato”. Solo che, dentro Forza Italia, la linea è di assoluto “ok” allo Stadio (Antonello Aurigemma e Davide Bordoni) ma, dentro Fratelli d’Italia, la cosa non è affatto condivisa. Fabio Rampelli, numero due del partito, in una nota scrive: “vari candidati prendono posizione sulla realizzazione degli stadi della Roma e della Lazio, senza uno straccio di ragionamento urbanistico: fabbisogno reale e impatto ambientale. Nessuno ragiona sulla domanda di stadi per la Capitale e per i cittadini, ci si schiera a favore dell’uno per averne la compiacenza e a favore dell’altro per motivi simmetrici. Meno male che non sono usciti altri proprietari terrieri con la mania degli stadi, altrimenti avremmo dovuto costringere fisicamente tutti i romani a iscriversi alle scuole di calcio. Roba da far impallidire il ventennio. Gli stadi esistenti sono due, quelli sul trampolino di lancio sarebbero due… Quattro stadi per Roma! Non è il titolo di un film comico ma un melodramma”.

PALLOTTA: PROGETTO ENTRO APRILE

Parte il conto alla rovescia, sperando che sia l’ultimo. «Presenteremo il dossier sullo stadio ad aprile. I ritardi sono anche colpa nostra, quando è iniziato l’iter non ci aspettavamo tutte queste difficoltà: complicazioni sull’impatto ambientale, sul design etc... ». Parola di James Pallotta, a conferma della data (l’ennesima) di consegna del progetto definitivo filtrata nelle ultime settimane. Una scadenza avallata anche da voci interne al gruppo Parnasi, impegnato nelle trattative con il Gruppo Pizzarotti di Parma per altri affari non direttamente connessi con lo stadio di Tor di Valle.
Resta da capire, quindi, se il dossier sia pronto e le riunioni servano a scegliere la carta e il fiocco con cui incartarlo per presentarlo in Comune, che poi lo girerà in Regione, oppure se si attendono ancora riunioni importanti ma non definitive. Ieri Pallotta ha dedicato l’intera giornata a tre meeting sul nuovo impianto, accompagnato da due collaboratori dedicati al progetto. Dopo gli appuntamenti mattutini, nel pomeriggio è stato «intercettato» nella sede di Enel a viale Regina Margherita. All’interno un incontro organizzato dall’amministratore delegato dell’azienda energetica Francesco Starace, grande tifoso romanista, che ha convocato in sede Carlo Purassanta, amministratore delegato di Microsoft Italia. Il colosso dell’informatica è infatti uno dei partner dell’operazione stadio e Pallotta ieri ha approfondito i possibili campi di collaborazione, alla presenza anche del direttore di Enel Italia, Carlo Tamburi. Oltre a fornire i servizi informatici nell’impianto sportivo e nel resto delle strutture, Microsoft potrebbe ad esempio appoggiare la Roma attraverso una piattaforma digitale simile a quella aperta per il Real Madrid al Bernabeu. Enel, invece, siederà direttamente alla Conferenza di servizi decisoria convocata dalla Regione insieme a tutti gli altri enti interessati.
Gli americani ora provano ad accelerare, consapevoli che la strada sarà lunga. «I tifosi sarebbero contenti di avere lo stadio nel 2021?» chiede un cronista a Pallotta. «Mi sparerei se la data fosse quella» la risposta ironica del presidente mimando una pistola puntata alla testa. In realtà la Roma vorrebbe aprire l’impianto molto prima. La voce che filtra è «stiamo scegliendo il parquet»: vale a dire, è partita la stretta finale anche se il plico non è ancora definitivamente chiuso. Questo lascia ipotizzare - dopo i numerosi rimpalli di date che hanno caratterizzato tutto il periodo del crepuscolo di Marino, Natale e il primo bimestre del nuovo anno - che entro i primi quindici giorni di aprile si dovrebbe arrivare alla consegna: un’ipotesi confermata dalle indiscrezioni.
Ricordiamo che una prima bozza di progetto definitivo, di fatto rigettato per incompletezza, era stato depositato in Campidoglio nel giugno 2015, e il ritardo accumulato fa rimbalzare lo stadio della Roma dritto dritto nella campagna elettorale. Da un punto di vista amministrativo, l’iter per il via libera finale ai lavori è iniziato con la delibera sul pubblico interesse all’opera, votata a dicembre 2014 dal Consiglio comunale. Tuttavia, poiché vi è un secondo step - il progetto definitivo e la sua approvazione - l’iter resta aperto fino alla sua conclusione. La Regione ha sei mesi di tempo, dal momento della presentazione del reale progetto definitivo, per far svolgere i lavori della Conferenza di servizi. Al momento in cui questi lavori terminano, l’iter si chiude. E non si può più modificare. Fino a quel momento, in teoria, il Comune potrebbe cambiare le carte in tavola. Per farlo, occorre che il Consiglio comunale voti una nuova delibera (non è sufficiente una delibera di Giunta) che sia però supportata da un’inattaccabile serie di motivazioni giuridiche. Altrimenti, si rischia una causa miliardaria.
Ipotizzando il 15 aprile come data di consegna del dossier in Campidoglio e un mese circa per l’esame preliminare delle carte da parte degli uffici comunali prima di girarli in Regione, la Conferenza potrebbe insediarsi nella seconda metà di maggio. I suoi sei mesi di tempo, perciò, scadrebbero nella seconda metà di novembre. Nel frattempo le elezioni comunali - se la data del 5 giugno per il primo turno venisse confermata - daranno alla città il nuovo Sindaco il 19 giugno. I tempi tecnici per proclamazione, insediamento della Giunta, riunione del Consiglio, convalida degli eletti, elezione delle diverse cariche dell’Assemblea (Ufficio di Presidenza, Commissioni, costituzione dei gruppi), e siamo a metà-fine luglio. Quindi, rimarrebbero tre mesi buoni in cui la nuova Amministrazione potrebbe decidere di modificare o anche cancellare del tutto il pubblico interesse all’opera.

Per capire che aria tiri nei palazzi della politica oggi Pallotta ha appuntamento in Campidoglio con Tronca, dopo l’incontro di inizio dicembre a cui il commissario non prese parte delegando il subcommissario Ugo Traucer e la vicaria Jolanda Rolli.